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Cronaca

Barletta, quale verità per Domenico Ricco?

A circa sei mesi dalla morte del giovane, ancora silenzio

Ore 23:48 di un anonimo 29 Giugno 2009, il treno merci 50325 Trecate-Gricignano, con il suo convoglio di quattordici carri cisterna contenenti GPL, deraglia per cause probabilmente legate al cedimento del carrello del primo carro cisterna, il quale trascina fuori dai binari altri quattro carri. Solo dal primo carro, la cui cisterna viene perforata da un picchetto di segnalazione posizionato lungo la massicciata, fuoriesce il gas GPL che al contatto con l'ossigeno e alla prima possibilità d'innesco si è incendiato. I danni sono immediati e 11 persone muoiono in pochi minuti, investite dalle fiamme o travolte dal crollo degli edifici; altre 2 persone rimangono stroncate da infarto e decine sono ferite; di esse molte rimangono gravemente ustionate, e la maggior parte muore, molti anche a distanza di diverse settimane dall'evento. I due macchinisti sono rimasti indenni: infatti dopo aver frenato il convoglio si sono messi in salvo dietro ad un muro che li ha protetti dalla fiammata del gas innescato.

Sarà stata la stessa ora, ma di qualche mese dopo, il 5 Novembre per la precisione, sullo sfondo di una Firenze che andava a letto, a metà strada tra la stazione di Riffredi e Santa Maria Novella, Domenico Ricco, giovane barlettano di 27 anni veniva travolto da un treno. Il giovane, era un dipendente della squadra di pronto intervento di Rfi, stava riparando un guasto ad uno scambio e si è allontanato per l'arrivo di un treno, ma è stato travolto e ucciso da un secondo convoglio in transito sul binario a fianco. Domenico e il suo lavoro, aldilà se fosse notte e di giorno, con la sua squadretta doveva correre sui binari, verificare, controllare gli scambi, i motivi di un intoppo, di un guasto. Era un mestiere dove la sicurezza è la cosa più importante, dove una piccola distrazione può essere fatale. Distrazione fatale appunto, infatti pare proprio che qualcuno per sviare da possibili colpe e colpevoli parlò proprio di una distrazione fatale. Una tesi prontamente smentita dal padre Giuseppe che nell'occasione dei suoi funerali dichiarò: «Nessuno deve azzardarsi a dire, scrivere o sollevare dubbi sulla bravura di Domenico, era un ragazzo molto attento, bravo, ci teneva al suo lavoro. Era felice a Firenze, aveva una bella ragazza, me l'hanno maciullato. Nessuno dica che è stata colpa sua...molte volte abbiamo parlato di quanto fosse pericoloso il suo lavoro e di quanta poca sicurezza ci sia oggi nelle ferrovie».

Sia per Viareggio e sia per Firenze, le rispettive procure di Lucca e Firenze aprono un inchiesta parallela a quelle interne delle Ferrovie dello Stato, inchieste che tuttavia stando a quello che emerge nella cronologia degli eventi sembrano essere approntate nella direzione di nascondere verità e probabili colpe. Infatti per la questione di Viareggio a sei mesi dal giorno dell'incidente, l'indagine giudiziaria volta a individuare le responsabilità della strage non vedono ancora nessun indagato, al punto che il 29 Dicembre 2009 si verifica un'azione dimostrativa che porta al blocco di un Eurostar diretto per Genova e di un Intercity diretto a Livorno. In precedenza, nel novembre 2009, sia la società GATX (proprietarie delle cisterne, tra cui quella da dove è fuoriuscito il gas che ha innescato l'incendio), sia le Ferrovie dello Stato annunciano la volontà di liquidare i danni dell'incidente, manifestando l'intento a pervenire in tempi brevi ad offerte di risarcimento congiunte con i familiari delle vittime. Anche se un mese più tardi, tuttavia, la società GATX nega il risarcimento richiesto da quaranta parti lese. A questa situazione si aggiungono le dichiarazioni espresse da Moretti in occasione di un'audizione al Senato, nel febbraio 2010, il quale declassa la sciagura ad uno a spiacevole episodio. Sia arriva al 29 Marzo 2010, quando passati nove mesi dall'incidente, all'orizzonte non si vedono ancora nessun indagato; familiari, amici e alcuni concittadini delle vittime si recano davanti alla procura di Lucca al fine di sollecitare le istituzioni a fare luce sulle responsabilità dell'incidente. I Comitati sorti all'indomani della tragedia danno vita ad un sit-in che si protrae per trentadue ore, trentadue come il numero delle vittime che l'incidente ha causato. Inoltre i Comitati danno inizio ad una raccolta di firme per chiedere le dimissioni dell'AD di Trenitalia Moretti. La svolta arriva il 24 Aprile, allorché la Procura di Lucca rende noto che vi sono sette indagati. Non si conoscono tuttavia i nomi dei presunti responsabili.

Viceversa per Domenico Ricco a distanza di sei mesi dalla sciagura di Firenze nessun verità è stata resa nota; il rammarico sta nelle dichiarazione di Giuseppe Ricco fatte in occasione della festa del 1° Maggio sulla Gazzetta del Mezzogiorno.

«Sono passati circa sei mesi da quando è morto mio figlio Domenico ma nessuno ci ha detto che cosa è successo. La magistratura ordinaria ha aperto una inchiesta, le Ferrovie anche, ma tutti continuano a tacere in merito alle modalità della tragedia che ha colpito la mia famiglia. Vi sembra giusto tutto questo? Perchè nessuno ci fa sapere a che punto stanno le indagini? Io lavoro da 40 anni in Ferrovia e mi sono fatto una idea chiara di quello che è successo e mi meraviglia molto che coloro che indagano abbiano ancora dubbi in merito all'accaduto. Forse si vuole che passi tempo per farci dimenticare quello che è accaduto? Questo non accadrà mai perchè mio figlio è una vittima del lavoro e non merita tutto questo. Mi limito a dire che per la tragedia di Viareggio l'indagine è andata spedita e subito sono stati individuati i probabili responsabili. Per mio figlio ancora nulla. Io non mollo... in tutta Italia da quando è morto mio figlio ad oggi ci sono stati altri sei investimenti. Sei famiglie distrutte come la mia».

Insomma analizzando l'atteggiamento avuto dai dirigenti delle Ferrovie dello Stato in occasione della tragedia di Viareggio, una tragedia tra l'altro che ha scosso tutta l'opinione pubblica, viene facile venire a delle ovvie e scontate conclusioni; nessuna verità verrà fuori, tutto verrà dimenticato. Sindacati e parti politiche saranno sempre pronte a dichiarare il proprio sdegno in occasioni delle morti che verranno, saranno sempre pronti sempre con i soliti protocolli fatti di scioperi e manifestazioni, mentre ogni giorno c'è chi uscendo di casa per andare a lavorare, in cuor suo, sa che potrebbe essere l'ultima volta che vedono la propria famiglia, per colpa di posti di lavori simili a dei campi da guerra.
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