La città
Archiviata la Sede Provinciale dell’Archivio di Stato
Il Consiglio Provinciale sceglie di non decidere. Annullata la buona volontà del consigliere Dipaola
Barletta - mercoledì 19 ottobre 2011
La contendevano Barletta e Trani (solo ordine alfabetico), e tra le due città contendenti si è pensato bene di spossessarsi di un ennesimo motivo di campanilismo in un Consiglio provinciale itinerante, allocato lunedì a Trani. 12 voti contrari e 5 favorevoli hanno cucito la bocca all'esponente consiliare barlettano della Buona Politica, Giuseppe Dipaola che con un armonioso ordine del giorno controfirmato da altri sette, ha insistito, quale primo firmatario, perché all'importante Ente fosse riconosciuto rango superiore nella Provincia BT e perché no a Barletta dove più idonei locali, quelli del restaurato edificio dell'ex convento dei Celestini di proprietà dello Stato, sottoposto a vincolo di interesse culturale, stanno per diventare culla armoniosa di 40.000 documenti di interesse archivistico comprendenti atti preunitari e postunitari dal 1730 al 1975.
"Campanilista, campanilista" e giù due ore e trenta di un frullato politico contro l'ipotesi del consigliere barlettano illuso di aver compiuto il proprio dovere nell'assise del più conclamato policentrismo d'Italia. La colpa del consigliere Dipaola è stata quella di difendere l'acquisita legittimità dell'elevazione da Sezione dell'Archivio di Stato di Barletta ad Archivio di Stato, trovando conseguente e logica promozione, nella nuova Provincia BT. La legge 148 poi insedia l'Ente esclusivamente nel Capoluogo Capofila della Provincia Barletta-Andria-Trani. Ma anche se questa interpretazione non corrispondesse a capillare verità, perché la consorteria politica provinciale costringe al silenzio minoritario sempre più spesso un rappresentante barlettano per lo più conciliante? Lo ha indotto all'emendamento, alla cancellazione di gran parte del suo ordine del giorno, quella che individuava legittimità barlettana. Ma l'esproprio di idealità dell'esponente politico non è stato sufficiente a promuovere l'Ente. Affinchè almeno passasse indenne l'impegno del Presidente e di tutto il Consiglio in favore di un intervento presso il Ministero per i Beni Culturali, favorevole alla dotazione della superiore figura dell'Archivio di Stato in qualsivoglia città, ha stravolto il suo ordine del giorno che è stato comunque bocciato. Per ora le sedi, quella di Barletta e di Trani, continueranno il proprio percorso parallelo, senza priorità della prima sulla seconda e viceversa. La pilatesca pur nociva decisione del Consiglio provinciale, pronunciata, questa volta in dialetto tranese, ci può anche stare. Ma non si sottaccia la intimidazione, seppur politica, che frequentemente svantaggia un grande centro capoluogo che soffre di scarsa rappresentatività.
"Campanilista, campanilista" e giù due ore e trenta di un frullato politico contro l'ipotesi del consigliere barlettano illuso di aver compiuto il proprio dovere nell'assise del più conclamato policentrismo d'Italia. La colpa del consigliere Dipaola è stata quella di difendere l'acquisita legittimità dell'elevazione da Sezione dell'Archivio di Stato di Barletta ad Archivio di Stato, trovando conseguente e logica promozione, nella nuova Provincia BT. La legge 148 poi insedia l'Ente esclusivamente nel Capoluogo Capofila della Provincia Barletta-Andria-Trani. Ma anche se questa interpretazione non corrispondesse a capillare verità, perché la consorteria politica provinciale costringe al silenzio minoritario sempre più spesso un rappresentante barlettano per lo più conciliante? Lo ha indotto all'emendamento, alla cancellazione di gran parte del suo ordine del giorno, quella che individuava legittimità barlettana. Ma l'esproprio di idealità dell'esponente politico non è stato sufficiente a promuovere l'Ente. Affinchè almeno passasse indenne l'impegno del Presidente e di tutto il Consiglio in favore di un intervento presso il Ministero per i Beni Culturali, favorevole alla dotazione della superiore figura dell'Archivio di Stato in qualsivoglia città, ha stravolto il suo ordine del giorno che è stato comunque bocciato. Per ora le sedi, quella di Barletta e di Trani, continueranno il proprio percorso parallelo, senza priorità della prima sulla seconda e viceversa. La pilatesca pur nociva decisione del Consiglio provinciale, pronunciata, questa volta in dialetto tranese, ci può anche stare. Ma non si sottaccia la intimidazione, seppur politica, che frequentemente svantaggia un grande centro capoluogo che soffre di scarsa rappresentatività.