
Politica
Amministrazione Cascella in crisi, «è il momento di fare chiarezza»
Il sindaco scrive una lunga lettera sull'impasse governativa
Barletta - venerdì 15 gennaio 2016
11.30
I tempi sono ormai maturi per una netta riconsiderazione dell'intera amministrazione presieduta dal sindaco Cascella. Negli scorsi giorni si era già parlato di crisi in corso a Palazzo di Città (compreso il possibile scioglimento della giunta tramite dimissioni collettive degli assessori), e ieri anche il primo cittadino ha deciso di esporre il proprio pensiero attraverso una lunga lettera affidata a Facebook, in cui egli stesso lamenta l'impasse governativa e la necessità di sciogliere i tanti nodi che stanno attanagliando la maggioranza in questo momento.
«È il momento di fare chiarezza - scrive il sindaco - Su alcuni organi di stampa sono stati pubblicati stralci di una lettera personale ai rappresentanti delle forze politiche che compongono la maggioranza amministrativa. Fin troppo lunga, a dire il vero, ma è stata elaborata come riflessione politica particolarmente delicato, rispetto a un documento su cui il Pd, partito di maggioranza relativa, ha acquisito l'adesione delle altre componenti del centrosinistra, puntando a un riequilibrio di una rappresentanza purtroppo fin troppo segnata da tensioni che rischiano di delegittimare tutto e tutti. In estrema sintesi, uno spartiacque ora è posto. Se si vogliono cercare soluzioni condivise, bene. Altrimenti è giusto assumersi le responsabilità conseguenti per il bene della città.
Per chi abbia comunque interesse a conoscere il testo integrale della lettera, eccolo:
"E' stato stretto un "patto" in campagna elettorale, ed è giusto, nel momento in cui si giunge alla metà del mandato, verificare se viene rispettato, come portarlo a compimento e con quale prospettiva politica per le prossime scadenze elettorali politiche ed amministrative. Ma per essere credibile questa operazione richiede che ciascuno condivida le responsabilità che derivano dal patto elettorale, anziché scaricare quelle che non convengono o - peggio - disertare il campo del confronto nelle sedi istituzionali proprie per poi abbandonarsi a sentenze mediatiche contro chi si adopera di salvaguardare la tenuta della maggioranza. Si può legittimamente dubitare della efficacia dell'azione amministrativa ma, proprio per il rispetto dovuto alla dialettica politica (particolarmente accesa nella nostra città), è altrettanto legittimo attendersi che sia rispettato il vincolo di coalizione e garantita la solidarietà tra le diverse componenti della maggioranza rispetto a ogni interesse particolare e alle stesse tensioni che le vicende politiche nazionali riversano sulle realtà locali.
Il quadro politico e' profondamente cambiato in questi due anni e mezzo anche da noi, e continuerà a mutare in rapporto alla revisione in atto del sistema politico-istituzionale. Non c'è schieramento che ne sia immune: ne' di maggioranza ne' di minoranza. Non c'è gruppo consiliare che non debba misurarsi con un inedito riassetto – allo stato, da bipolare a tripolare - del sistema politico. E nessuno e' in grado di sterilizzare i processi di scomposizione e ricomposizione. Quindi, più che una questione di numeri, quella che si pone e' una vera e propria questione politica, a ogni livello. E' tanto più doveroso misurarsi fino in fondo, a Barletta, con il documento messo a punto dal partito di maggioranza relativa, in un primo tempo condiviso dai rappresentanti di tutte le altre forze e movimenti della maggioranza politica.
Si può ben ripartire dal bilancio del lavoro compiuto che nel documento politico e' finalmente riconosciuto. Testualmente: "Risanamento del bilancio del Comune di Barletta (uno dei pochi sull'intero territorio provinciale non a rischio di default); eliminazione degli elettrodotti nel quartiere Borgovilla e nella zona 167; acquisizione al,patrimonio comunale del Palazzo della Marra; municipalizzazione e nuovo management della società Barsa; piano di efficientamento del trasporto pubblico locale; rilancio delle manifestazioni rievocative della Disfida di Barletta; completamento dell'iter burocratico e cantierizzazione delle opere di urbanizzazione relative alla zona 167; politiche attive nell'ambito del controllo del territorio e nel ripristino del principio di legalità attraverso l'ottemperanza di diverse sentenze del Consiglio di Stato in materia di abusi edilizi; conversione del sistema di raccolta e gestione dei rifiuti; superamento di situazioni emergenza ali quali lo sgombero degli abusivi occupanti la palazzina ex Distilleria e ricovero dei senza tetto durante i periodi di emergenza neve; piano del commercio".
L'identificazione con il lavoro amministrativo - tanto o poco che sia, fermo restando che serve comunque di più - non si può rinnegare da un giorno all'altro senza delegittimare lo stesso ruolo che la politica ha assolto e deve assolvere. Non è da delegare a qualche addetto stampa il compito di colmare il deficit di comunicazione e partecipazione: per quanto indispensabili siano giornali, tv e web, nulla può essere più efficace della comunicazione delle responsabilità che tutti ci assumiamo verso la intera comunità. E tutto diventa ancora più ostico quando la politica si ritira dalla prova, magari facendo venir meno il numero legale di un Consiglio comunale, compromettendo così lo spirito di servizio verso i cittadini che chiedono di conoscere e capire, senza mistificazioni propagandistiche o, peggio, opportunistiche, come viene assolto il mandato elettorale rispetto alle problematiche irrisolte e ai nuovi bisogni.
Non a caso, dopo il trauma dello scioglimento anticipato del Consiglio comunale, avevamo definito "politica" la prima Giunta, puntando a recuperare la funzione dei partiti della maggioranza sul piano della pari dignità nella determinazione dell'indirizzo amministrativo e nel farvi fronte insieme alle espressioni della società civile più attente alla vita pubblica. Era una strada obbligata. Volenti o nolenti, si doveva voltare pagina rispetto alla sfiducia che aveva lasciato alla deriva l'azione amministrativa. Per rimediare alle lacerazioni si era formata una giunta con cui recuperare, nella continuità istituzionale, quel che altrimenti rischiava di essere disperso, attraverso scelte rigorose, anche a costo di esporsi a critiche e impopolarità, persino - come purtroppo è accaduto - sul piano personale. Eppure, è stato uno sforzo sempre teso alla corresponsabilità, a partire dalla costante attenzione alle Commissioni consiliari, fino all'impegno perché ai mutamenti comunque intervenuti nella compagine amministrativa, per le più diverse ragioni, corrispondessero processi di riequilibrio tali da rendere la giunta, di fatto, quasi interamente espressione della maggioranza elettorale.
Si vuole rendere ancora più evidente la natura politica con una "ristrutturazione del rilancio", come si è scritto nel documento della maggioranza? Si ricerchi, allora, la sintesi delle volontà politiche piuttosto che moltiplicare conflittualità tra le sue componenti e persino all'interno dei singoli gruppi che finiscono per delegittimare tutto e tutti. Si metta in primo piano, piuttosto, lo spirito di coesione. E si passi a definire i criteri del cambiamento necessario e possibile, ad individuare le competenze e le personalità che si ritengono più adeguate alla natura e alle finalità politiche del documento sottoscritto, mettendo direttamente in gioco una rappresentanza aperta a coinvolgimenti politici e sociali.
Del resto, già in campagna elettorale si era fatto riferimento alle tre grandi culture e tradizioni politiche - cattolica, comunista e laicosocialista - che anche a Barletta hanno attraversato alterne vicende. Non serve né riaprire l'ultimo contenzioso elettorale ne' ignorare le convergenze intanto recuperate nel vivo delle prove della Provincia e della Regione. Serve superare la contrapposizione che in tutta evidenza persiste, privilegiando il confronto sui contenuti riformatori. Con lo stesso spirito con cui quando in Consiglio comunale sono giunti al voto provvedimenti emblematici ma tormentati - quali quelli per gli istituti della partecipazione, le unioni civili e lo ius soli - che non trovavano i numeri della maggioranza amministrativa (o elettorale che dir si voglia), non ci fu esitazione nell'invocare il sostegno del più vasto "campo di forze democratiche che si riconosce in provvedimenti che riguardano diritti e doveri, diritti civili e coesione sociale, questioni di convivenza e questioni di civiltà". Un buon esempio se è vero che, per quanto convulse e confuse restino le vicende nazionali del centrosinistra,è la cultura che con quei provvedimenti si è espressa ad offrire oggi un solido riferimento per le conseguenti soluzioni legislative.
C'è da affrontare, insomma, un duro percorso di ricerca, di elaborazione e di impegno con la consapevolezza che spetta alla coalizione nel suo insieme superare gli ostacoli, tanto più quelli burocratici, con una moderna visione del servizio alla cosa pubblica. Nessuno può pilatescamente lavarsi le mani. Si tratta di ricostruire un vincolo di lealtà che esalti, anziché compromettere, la stessa libertà di mandato, giacché prima o poi gli elettori chiederanno conto del mandato effettivamente esercitato, sia a chi si è già chiamato fuori o magari stia calcolando la convenienza del ritiro, sia a quanti riusciremo a ritrovarci su scelte coerenti con il cambiamento atteso.
Né c'è da temere questa prova di verità, di trasparenza e di responsabilità, anche se dovesse comportare la restituzione alla sovranità popolare del mandato amministrativo. Del resto, è accaduto nel recente passato di non riuscire a ritrovarci tutti insieme, in Consiglio comunale su una materia delicata qual è quella urbanistica e, nonostante l'opacità delle posizioni che in quei frangenti avevano fatto venir meno la maggioranza, non c'è stata esitazione nel prendere atto dello strappo. Se pure è stato poi ricucito con una esplicita manifestazione di fiducia, resta il dovere di far valere le ragioni della coesione, almeno per chi voglia misurarsi coerentemente con le prove non meno impegnative della seconda metà del mandato. Del resto, il giro di boa dell'Amministrazione avviene mentre il Consiglio si appresta a discutere il Documento unico di programmazione in vista del nuovo bilancio. E già incalzano esigenze di aggiornamento. Persino rispetto a procedimenti giudiziari incombenti: dalle conseguenze civili della sentenza sulla tragedia di via Roma alle questioni ambientali che investono un'antica area industriale diventata nel tempo contigua all'area urbana.
Si ripresenta, così, con le imminenti scadenze di bilancio che incrociano naturalmente il "senso delle istituzioni", l'esigenza di definire, in termini politicamente e istituzionalmente rispettosi delle prerogative che la legge istitutiva della elezione diretta affida al sindaco e al Consiglio, la "naturale evoluzione" (richiamata tanto nel documento delle forze politiche quanto in quello amministrativo) di una coalizione capace, proprio per la qualità delle linee di mandato, di arginare le pulsioni populiste di chi insegue solo scorciatoie demagogiche e di contrastare una destra senza progetto e priva persino di identità politica. Affrontiamo allora questa verifica, del lavoro compiuto e del rapporto di fiducia, con un indirizzo politico tanto più chiaro se segnato dalla consapevolezza dell'etica pubblica a cui ci richiama la coscienza civica della città. Se ne siamo capaci".
«È il momento di fare chiarezza - scrive il sindaco - Su alcuni organi di stampa sono stati pubblicati stralci di una lettera personale ai rappresentanti delle forze politiche che compongono la maggioranza amministrativa. Fin troppo lunga, a dire il vero, ma è stata elaborata come riflessione politica particolarmente delicato, rispetto a un documento su cui il Pd, partito di maggioranza relativa, ha acquisito l'adesione delle altre componenti del centrosinistra, puntando a un riequilibrio di una rappresentanza purtroppo fin troppo segnata da tensioni che rischiano di delegittimare tutto e tutti. In estrema sintesi, uno spartiacque ora è posto. Se si vogliono cercare soluzioni condivise, bene. Altrimenti è giusto assumersi le responsabilità conseguenti per il bene della città.
Per chi abbia comunque interesse a conoscere il testo integrale della lettera, eccolo:
"E' stato stretto un "patto" in campagna elettorale, ed è giusto, nel momento in cui si giunge alla metà del mandato, verificare se viene rispettato, come portarlo a compimento e con quale prospettiva politica per le prossime scadenze elettorali politiche ed amministrative. Ma per essere credibile questa operazione richiede che ciascuno condivida le responsabilità che derivano dal patto elettorale, anziché scaricare quelle che non convengono o - peggio - disertare il campo del confronto nelle sedi istituzionali proprie per poi abbandonarsi a sentenze mediatiche contro chi si adopera di salvaguardare la tenuta della maggioranza. Si può legittimamente dubitare della efficacia dell'azione amministrativa ma, proprio per il rispetto dovuto alla dialettica politica (particolarmente accesa nella nostra città), è altrettanto legittimo attendersi che sia rispettato il vincolo di coalizione e garantita la solidarietà tra le diverse componenti della maggioranza rispetto a ogni interesse particolare e alle stesse tensioni che le vicende politiche nazionali riversano sulle realtà locali.
Il quadro politico e' profondamente cambiato in questi due anni e mezzo anche da noi, e continuerà a mutare in rapporto alla revisione in atto del sistema politico-istituzionale. Non c'è schieramento che ne sia immune: ne' di maggioranza ne' di minoranza. Non c'è gruppo consiliare che non debba misurarsi con un inedito riassetto – allo stato, da bipolare a tripolare - del sistema politico. E nessuno e' in grado di sterilizzare i processi di scomposizione e ricomposizione. Quindi, più che una questione di numeri, quella che si pone e' una vera e propria questione politica, a ogni livello. E' tanto più doveroso misurarsi fino in fondo, a Barletta, con il documento messo a punto dal partito di maggioranza relativa, in un primo tempo condiviso dai rappresentanti di tutte le altre forze e movimenti della maggioranza politica.
Si può ben ripartire dal bilancio del lavoro compiuto che nel documento politico e' finalmente riconosciuto. Testualmente: "Risanamento del bilancio del Comune di Barletta (uno dei pochi sull'intero territorio provinciale non a rischio di default); eliminazione degli elettrodotti nel quartiere Borgovilla e nella zona 167; acquisizione al,patrimonio comunale del Palazzo della Marra; municipalizzazione e nuovo management della società Barsa; piano di efficientamento del trasporto pubblico locale; rilancio delle manifestazioni rievocative della Disfida di Barletta; completamento dell'iter burocratico e cantierizzazione delle opere di urbanizzazione relative alla zona 167; politiche attive nell'ambito del controllo del territorio e nel ripristino del principio di legalità attraverso l'ottemperanza di diverse sentenze del Consiglio di Stato in materia di abusi edilizi; conversione del sistema di raccolta e gestione dei rifiuti; superamento di situazioni emergenza ali quali lo sgombero degli abusivi occupanti la palazzina ex Distilleria e ricovero dei senza tetto durante i periodi di emergenza neve; piano del commercio".
L'identificazione con il lavoro amministrativo - tanto o poco che sia, fermo restando che serve comunque di più - non si può rinnegare da un giorno all'altro senza delegittimare lo stesso ruolo che la politica ha assolto e deve assolvere. Non è da delegare a qualche addetto stampa il compito di colmare il deficit di comunicazione e partecipazione: per quanto indispensabili siano giornali, tv e web, nulla può essere più efficace della comunicazione delle responsabilità che tutti ci assumiamo verso la intera comunità. E tutto diventa ancora più ostico quando la politica si ritira dalla prova, magari facendo venir meno il numero legale di un Consiglio comunale, compromettendo così lo spirito di servizio verso i cittadini che chiedono di conoscere e capire, senza mistificazioni propagandistiche o, peggio, opportunistiche, come viene assolto il mandato elettorale rispetto alle problematiche irrisolte e ai nuovi bisogni.
Non a caso, dopo il trauma dello scioglimento anticipato del Consiglio comunale, avevamo definito "politica" la prima Giunta, puntando a recuperare la funzione dei partiti della maggioranza sul piano della pari dignità nella determinazione dell'indirizzo amministrativo e nel farvi fronte insieme alle espressioni della società civile più attente alla vita pubblica. Era una strada obbligata. Volenti o nolenti, si doveva voltare pagina rispetto alla sfiducia che aveva lasciato alla deriva l'azione amministrativa. Per rimediare alle lacerazioni si era formata una giunta con cui recuperare, nella continuità istituzionale, quel che altrimenti rischiava di essere disperso, attraverso scelte rigorose, anche a costo di esporsi a critiche e impopolarità, persino - come purtroppo è accaduto - sul piano personale. Eppure, è stato uno sforzo sempre teso alla corresponsabilità, a partire dalla costante attenzione alle Commissioni consiliari, fino all'impegno perché ai mutamenti comunque intervenuti nella compagine amministrativa, per le più diverse ragioni, corrispondessero processi di riequilibrio tali da rendere la giunta, di fatto, quasi interamente espressione della maggioranza elettorale.
Si vuole rendere ancora più evidente la natura politica con una "ristrutturazione del rilancio", come si è scritto nel documento della maggioranza? Si ricerchi, allora, la sintesi delle volontà politiche piuttosto che moltiplicare conflittualità tra le sue componenti e persino all'interno dei singoli gruppi che finiscono per delegittimare tutto e tutti. Si metta in primo piano, piuttosto, lo spirito di coesione. E si passi a definire i criteri del cambiamento necessario e possibile, ad individuare le competenze e le personalità che si ritengono più adeguate alla natura e alle finalità politiche del documento sottoscritto, mettendo direttamente in gioco una rappresentanza aperta a coinvolgimenti politici e sociali.
Del resto, già in campagna elettorale si era fatto riferimento alle tre grandi culture e tradizioni politiche - cattolica, comunista e laicosocialista - che anche a Barletta hanno attraversato alterne vicende. Non serve né riaprire l'ultimo contenzioso elettorale ne' ignorare le convergenze intanto recuperate nel vivo delle prove della Provincia e della Regione. Serve superare la contrapposizione che in tutta evidenza persiste, privilegiando il confronto sui contenuti riformatori. Con lo stesso spirito con cui quando in Consiglio comunale sono giunti al voto provvedimenti emblematici ma tormentati - quali quelli per gli istituti della partecipazione, le unioni civili e lo ius soli - che non trovavano i numeri della maggioranza amministrativa (o elettorale che dir si voglia), non ci fu esitazione nell'invocare il sostegno del più vasto "campo di forze democratiche che si riconosce in provvedimenti che riguardano diritti e doveri, diritti civili e coesione sociale, questioni di convivenza e questioni di civiltà". Un buon esempio se è vero che, per quanto convulse e confuse restino le vicende nazionali del centrosinistra,è la cultura che con quei provvedimenti si è espressa ad offrire oggi un solido riferimento per le conseguenti soluzioni legislative.
C'è da affrontare, insomma, un duro percorso di ricerca, di elaborazione e di impegno con la consapevolezza che spetta alla coalizione nel suo insieme superare gli ostacoli, tanto più quelli burocratici, con una moderna visione del servizio alla cosa pubblica. Nessuno può pilatescamente lavarsi le mani. Si tratta di ricostruire un vincolo di lealtà che esalti, anziché compromettere, la stessa libertà di mandato, giacché prima o poi gli elettori chiederanno conto del mandato effettivamente esercitato, sia a chi si è già chiamato fuori o magari stia calcolando la convenienza del ritiro, sia a quanti riusciremo a ritrovarci su scelte coerenti con il cambiamento atteso.
Né c'è da temere questa prova di verità, di trasparenza e di responsabilità, anche se dovesse comportare la restituzione alla sovranità popolare del mandato amministrativo. Del resto, è accaduto nel recente passato di non riuscire a ritrovarci tutti insieme, in Consiglio comunale su una materia delicata qual è quella urbanistica e, nonostante l'opacità delle posizioni che in quei frangenti avevano fatto venir meno la maggioranza, non c'è stata esitazione nel prendere atto dello strappo. Se pure è stato poi ricucito con una esplicita manifestazione di fiducia, resta il dovere di far valere le ragioni della coesione, almeno per chi voglia misurarsi coerentemente con le prove non meno impegnative della seconda metà del mandato. Del resto, il giro di boa dell'Amministrazione avviene mentre il Consiglio si appresta a discutere il Documento unico di programmazione in vista del nuovo bilancio. E già incalzano esigenze di aggiornamento. Persino rispetto a procedimenti giudiziari incombenti: dalle conseguenze civili della sentenza sulla tragedia di via Roma alle questioni ambientali che investono un'antica area industriale diventata nel tempo contigua all'area urbana.
Si ripresenta, così, con le imminenti scadenze di bilancio che incrociano naturalmente il "senso delle istituzioni", l'esigenza di definire, in termini politicamente e istituzionalmente rispettosi delle prerogative che la legge istitutiva della elezione diretta affida al sindaco e al Consiglio, la "naturale evoluzione" (richiamata tanto nel documento delle forze politiche quanto in quello amministrativo) di una coalizione capace, proprio per la qualità delle linee di mandato, di arginare le pulsioni populiste di chi insegue solo scorciatoie demagogiche e di contrastare una destra senza progetto e priva persino di identità politica. Affrontiamo allora questa verifica, del lavoro compiuto e del rapporto di fiducia, con un indirizzo politico tanto più chiaro se segnato dalla consapevolezza dell'etica pubblica a cui ci richiama la coscienza civica della città. Se ne siamo capaci".
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