Palloncini bianchi per Claudio
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La città

«A 24 anni si deve avere il diritto di sognare, di divertirsi»

Le lettere di due giovani barlettani, ragazzi come Claudio, e il loro appello alla città

I riflettori sulla vicenda dell'omicidio di Claudio Lasala non devono spegnersi: l'attenzione tra i cittadini barlettani rimane alta e continuano a giungere alla nostra redazione le riflessioni di vari concittadini. Quelle che ci colpiscono di più arrivano dai giovani, ragazzi come Claudio, che non riescono a sopportare quanto accaduto.

Per scriverci, comunicarci un vostro pensiero potete contattarci via email.

«Non basterà una fredda telecamera a scoraggiare un atto delittuoso»

Questa è la lettera che arriva da Vincenzo. «Gentile redazione, sono un giovane, come Claudio. Proprio come lui inseguo da anni il sogno di una divisa. Non ho avuto il piacere di conoscere lo sfortunato Claudio, ma ne ho apprezzato il coraggio di non piegarsi alla sopraffazione e all'arroganza».

«Come lamentato da amministratori locali e non, da uomini delle istituzioni, ma anche da organi verticisti di forze di polizia preposti al controllo del territorio, vi è una carenza importante di uomini e donne nei loro organici. Non sarà una fredda telecamera a circuito chiuso delle nostre città (che possono attingere per installarle nelle città da importanti fondi della Regione) a scoraggiare un atto delittuoso, che magari prima verrà consumato, a fermare la spirale di violenza che sta inghiottendo la nostra Regione.

Durante questa maledetta pandemia, abbiamo visto che il sistema sanitario a cronicamente a corto di personale, ha assunto tanti medici, infermieri e oss per fronteggiare l'emergenza e per dare dare manforte al personale ospedaliero giornalmente impiegato nelle corsie dei nostri ospedali.

Anche nelle nostre strade servono donne e uomini retti, a cui oltremodo si darà un lavoro, a dare sicurezza, e ad essere da deterrente per un gesto compiuto da qualche balordo».

Ascolto e lavoro, l'appello alle istituzioni

«Mi rivolgo dunque, ora, a chi di dovere - prosegue Vincenzo - soprattutto a chi è vicino alle nostre realtà ovvero ai tre senatori del nostro territorio, al presidente della regione e della provincia, ai consiglieri regionali e ai sindaci: ascoltate la gente che vive le nostre strade e che lamenta la scarsa presenza di donne e uomini in divisa, ascoltate gli organi verticisti delle forze di polizia che lamentano ranghi ridotti, ora è il momento di compiere un atto di grande coraggio per il nostro territorio, assumete gente volenterosa nei corpi di polizia locale che sono seriamente ridotti all'osso.

Darete lavoro a giovani, il che è tutto dire, che daranno un serio contributo alla nostra società seriamente provata. Così seriamente avrete dato lustro a Claudio, che si rivedrà dal Cielo dove ora vive, in tanti giovani in divisa lungo le strade dei nostri territori abbandonati. Quella divisa che lui ha sognato. Il seme gettato dal contadino e morto nel terreno, allora sì che avrà dato frutto. Un frutto buono e dolce. Il domani è ora!».

Ho 24 anni, come Claudio: «Da giorni mi sveglio con una forte rabbia»

«Non conoscevo Claudio Lasala, ma lo sento lo stesso vicino come un amico, un fratello, un cugino. Da quel giorno continuo a domandarmi: "Cosa avrei fatto io?" E l'unica risposta che so darmi è "la stessa cosa". Non avrei mai accettato di sottostare a un atteggiamento mafioso di prepotenza e arroganza come quello subito da Claudio. Non avrei mai abbassato la testa. E allora sì, capisco la frase pronunciata più volte da sua zia: "Claudio è figlio di tutti. È uno di voi".

Tra le vie della città si sentono spesso pronunciare frasi del tipo: "Che ti importa? Nemmeno lo conoscevi", "È successo. Ormai è finita lì". Questa si chiama indifferenza ed è la principale distruttrice della nostra società.

Allora cosa fare? Da un paio di giorni mi sveglio provando una forte rabbia. Sono arrabbiata perché quei lumini non mi piacciono, non dovrebbero esserci. Arrabbiata perché quei manifesti in cattedrale e quegli striscioni sparsi lungo il perimetro del castello, mi fanno male. Arrabbiata perché si è permesso a questi individui e a tanti altri, di perpetrare paura e violenza non una, ma tante volte. Arrabbiata perché alla nostra età, a 24 anni, si deve avere il diritto di sognare, di divertirsi, di poter ritornare a casa in sicurezza, di vivere serenamente».

«L'unico modo per cambiare le cose è parlare»

«Condivido il pensiero di quel ragazzo che, durante la fiaccolata, ha urlato: "L'avete lasciato da solo!". Voi che eravate lì, siete colpevoli anche voi. Colpevoli perché avete visto. Perché eravate lì e non avete fatto nulla. E con il vostro fare nulla, avete fatto tutto.

Allora l'unico modo per cambiare le cose è parlare. Un gesto così semplice, così quotidiano, non provoca violenza, non provoca odio, ma libera, non solo chi subisce, ma tutti, dalle ingiustizie, dal male, dall'arroganza.

Allora, non siate deboli. Siate forti, coraggiosi, come lo è stato Claudio. Raccontate quello che sapete agli organi competenti, anche non mettendoci la faccia se avete paura, ma fatelo, perché tutto ciò non si ripeta mai più. Impariamo veramente da quello che è accaduto e, forse, così daremo giustizia e speranza a una famiglia distrutta.

Barletta libera per sempre dalla criminalità e dalla violenza».

  • Lettera aperta
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