Libro Codice Calvino
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Italo Calvino: le “Lezioni Americane” e l’autobiografia letteraria

Un'analisi di Giuseppe Lagrasta, Presidente Comitato dante Alighieri di Barletta

Insegnamenti sempre attuali: così la scrittura di Italo Calvino resta immortale e per conoscere meglio le sue "Lezioni americane" pubblichiamo un approfondimento a firma di Giuseppe Lagrasta, Presidente Comitato dante Alighieri di Barletta.

«Il 6 giugno del 1984 Italo Calvino fu invitato dall'Università di Harvard a tenere un ciclo di lezioni denominate Charles Eliot Norton Poetry Lectures. Lo scrittore ligure accettò e "presto diventarono – scrive la moglie, Esther Calvino –un'ossessione e un giorno mi disse di avere idee e materiali per almeno otto lezioni, e non soltanto le sei previste e obbligatorie." Calvino colpito da ictus il 19 settembre del 1985 non potè mai sostenere quelle lezioni. L'invito a tenere le lezioni ad Harvard per Calvino rappresentò un momento cruciale sia per riflettere sullo stato della sua produzione letteraria e sullo stadio della sua esperienza di intellettuale ed editor sia per fare accertamenti e rivisitazioni sul suo viaggio umano esperito tra racconto e avventure romanzesche.

Riflettere su Italo Calvino e sulle sue "Lezioni Americane". Sei proposte per il prossimo millennio", richiede un esercizio di approfondimento sui temi e i motivi inerenti la sua autobiografia letteraria, la storia personale dell'autore e le relazioni tra produzione artistica ed esperienza di consulente editoriale per la casa editrice Einaudi. Le "Lezioni Americane", descrivono l'immaginario intellettuale costitutivo dell'attività creativa realizzata dallo scrittore, ed esplora la costruzione del lavoro letterario e la sua officina di lettore, prima di tutto e poi di scrittore.

Vi è, comunque, nella mappa che tratteggia la narrazione autobiografica di Calvino, una specie di schermo, un velo di nebbia che rende il paesaggio misterioso e magico e che induce il lettore a riflettere prima di entrare nel bosco narrativo. Scrive Calvino: "Certo la letteratura non sarebbe mai esistita se una parte degli esseri umani non fosse stata incline a una forte introversione, a una scontentezza per il mondo com'è, a un dimenticarsi delle ore e dei giorni fissando lo sguardo sull'immobilità delle parole mute. Certo il mio carattere corrisponde alle caratteristiche tradizionali della categoria a cui appartengo: sono sempre stato anch'io un saturnino, qualsiasi maschera diversa abbia cercato d'indossare. Il mio culto di Mercurio corrisponde forse solo a un'aspirazione, a un voler essere: sono un saturnino che sogna di essere mercuriale, e tutto ciò che scrivo risente di queste due spinte. Ma se Saturno-Cronos esercita un suo potere su di me, è pur vero che non è mai stato una divinità di mia devozione; non ho mai nutrito per lui altro sentimento che un rispettoso timore".

Italo Calvino è uno scrittore dal carattere saturnino, egocentrico, ribelle, nevrotico, stravagante ma anche uno scrittore che sogna di essere mercuriale, vivace, ingegnoso e lunatico? Intanto osserviamo che le due linee caratteriali, che noi apprendiamo su indicazione dell'autore, alimentano e influiscono sugli aspetti malinconici che regolano i dispositivi del flusso interiore calviniano: malinconia per le forme della narrazione sfuggite al calco dell'inchiostro; per l'affidamento al tutto scorre eracliteo e per lo smarrirsi dell'onda sulla sabbia; per il frammento delle sabbie distrutte dall'alito della clessidra; per il desiderio di capire fino in fondo il proprio essere saturnino-mercuriale, tra riflessione e meditazione.

L'analisi della lezione sulla "Visibilità" tratta dalle "Lezioni Americane", ci consente di approfondire un tema molto caro a Italo Calvino e cioè, quello "dell'immaginazione". In questo testo l'autore ligure affronta il tema dei processi immaginativi e scrive: "Possiamo distinguere due tipi di processi immaginativi: quello che parte dalla parola e arriva all'immagine visiva e quello che parte dall'immagine visiva e arriva all'espressione verbale (riguarda l'immagine in movimento e quindi, per esempio, il cinema, n.d.r.). Il primo processo – continua I. Calvino– è quello che avviene normalmente nella lettura: leggiamo per esempio una scena di romanzo o un reportage d'un avvenimento sul giornale, e a seconda della maggiore o minore efficacia del testo siamo portati a vedere la scena come se si svolgesse davanti ai nostri occhi, o almeno frammenti e dettagli della scena che affiorano dall'indistinto".
Lo sguardo sulla pagina, gli occhi, lo scorrere dello sguardo sull'inchiostro, spesso, incontrando la bellezza e la profondità dell'arte, dà un senso di vertigine per la scoperta di ciò che è sconosciuto: così, l'immaginazione creativa e il pensiero produttivo favoriscono il piacere di leggere e di amare i libri, di andare al cinema e al teatro, di frequentare i musei e di amare e passeggiare nella natura, di conoscere il mondo che stiamo attraversando e abitando.
Tra immagine visiva interiore e immagine visiva esterna, vi è una forte connessione, che produce un esperire sia di natura emotiva che di natura meditativo-riflessiva, in quanto l'occhio interiore supporta l'occhio esteriore, ne motiva i frammenti, ne agglomera gli istanti, ne promuove l'azione sistemica tra immagine interiore scritta immagine esteriore tutta da decrittare e attraverso la narrazione, trascriverla. Sono fasi queste, che comportano una attenta lettura del reale e una verifica continua degli istanti processati per far "viaggiare, insieme, le immagini interiori con le immagini di contesto".
Il richiamo al gioco combinatorio tra visione interiore e visione esteriore ricompone il mosaico delle ipotesi calviniane rispetto ai processi immaginativi summenzionati. Ma noi integriamo i processi visivi annotati da Calvino con l'ipotesi relativa ai "processi ideativi legati al piacere di leggere e di scrivere" che si intrecciano a quelli visivi interiori e a quelli visivi esteriori e che ricompongono la rete dei corto circuiti che producono l'ideazione, e promuovono l'immaginazione visiva.
Il sistema "osservativo per immagini interiori e per immagini esteriori" ha consentito a Calvino di giocare sull'asse della scrittura fantastica e combinatoria, proiettando il gioco del teatro delle ombre sulla sua produzione narrativa fantastica che si impone con la Trilogia dei Nostri Antenati e con la produzione e raccolta delle "Fiabe Italiane", e che muove da "Le Cosmicomiche", racconti che attraversano e nutrono il gioco delle "Città Invisibili", oltre a "Il Castello dei Destini Incrociati" e a "Se una notte d'inverno un viaggiatore". Scrittura combinatoria e scrittura visiva, scrittura delle immagini interiori e mondo fantastico costituiscono il lessico della narrazione calviniana e fanno di questo autore un classico della letteratura del Novecento, autore da scoprire, da leggere e rileggere, nel corso del tempo. E le Lezioni Americane, rappresentano i diversi punti di vista e le visioni prospettiche che i giovani lettori dovranno esplorare per scoprire la valenza dell'immaginazione, quale filo creativo che lega l'esperienza esistenziale alla creatività e al problem solving».

Nota bibliografica
I. Calvino, Lezioni Americane. Sei proposte per il prossimo millennio, Garzanti, Milano, 1988.
I. Calvino, Mondo scritto e mondo non scritto, Oscar Mondadori, Milano, 2003.
I. Calvino, Una pietra sopra. Discorsi di letteratura e società, Einaudi, Torio, 1980.
I. Calvino, Cibernetica e fantasmi, in Una pietra sopra. Discorsi di letteratura e società, Einaudi, Torio, 1980.
  • Letteratura
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