Fosse ardeatine
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70 anni fa l'eccidio delle Fosse Ardeatine: tra le vittime il barlettano Gaetano La Vecchia

Era un'ebanista, militante del Partito d'Azione

Tra i 335 martiri delle Fosse Ardeatine, il 24 marzo 1944, 19 erano pugliesi o con forti legami familiari con la Puglia e quasi tutti militanti antifascisti, nelle formazioni militari o politiche del movimento resistenziale:
  • Don Pietro Pappagallo di Terlizzi, sacerdote che a Roma dava ospitalità ad ebrei, sbandati e resistenti.
  • Gioacchino Gesmundo, sempre di Terlizzi, insegnante di filosofia nel liceo romano Visconti. Tra i suoi allievi Pietro Ingrao.
  • Gli avvocati Teodato Albanese di Cerignola e Ugo Baglivo di Alessano.
  • Il cantante lirico foggiano Nicola Ugo Stame, al quale è dedicata una targa all'esterno del Teatro dell'Opera di Roma.
  • Umberto Bucci di Lucera, impiegato, con il figlio Bruno caporalmaggiore dell'Esercito.
  • L'ufficiale della Marina Militare Antonio Pisino di Maglie.
  • Il maggiore del Regio Esercito Antonio Ayroldi di Ostuni.
  • Il giovane militare Ferruccio Caputo di Melissano.
  • I fratelli Federico e Mario Càrola di Lecce, ufficiali d'aviazione e di fanteria.
  • Giuseppe Lotti e Vincenzo Saccottelli, artigiani di Andria.
  • Gaetano La Vecchia, ebanista di Barletta.
  • Manfredi Azzarita, capitano di cavalleria, medaglia d'oro al valor militare alla memoria, figlio di molfettesi.
  • Di famiglia pugliese era il maggiore dei Carabinieri Ugo De Carolis, al quale sono intitolate la caserma dell'Arma di Taranto, un istituto scolastico tarantino e la Scuola ufficiali di Roma.
  • L'Ipsaic ha di recente ricostruito le origini pugliesi anche di Emanuele Caracciolo, nato a Tripoli da genitori gallipolini trasferiti per lavoro nella colonia libica. Era un regista affermato ed uno dei maggiori esponenti del futurismo di sinistra.
  • Di famiglia originaria di Trani era inoltre Cosimo Di Micco, soldato, nato a Porto Said.

L'ebanista barlettano Gaetano La Vecchia, nato il 22 marzo del 1902, era un militante del Partito d'Azione. Venne arrestato il 4 marzo 1944. La sua bottega era un covo partigiano. Delle 335 vittime della strage, La Vecchia era tra le persone a disposizione della Questura, che erano stati arrestati per motivi politici.

Così La Vecchia è ricordato nel "Quaderno" del Partito d'Azione, un'anno dopo l'eccidio, il 24 marzo 1945:

Si diede con tulio l'entusiasmo del suo spirito ardente di amor patrio, alla lotta per la libertà; si dimostrò efficace collaboratore del Partito d'Azione nella distribuzione delle stampe e nella diffusione di ordini e di notizie. Ma, arrestato dalla banda Koch, non furono a lui risparmiati gli orrori delle torture in via Principe Amedeo, dopo un periodo di sosta a Regina Coeli non gli fu risparmiala la fucilazione nelle macabre Fosse Ardeatine".


«24 marzo 1944, settanta anni fa, a Roma, si è consumato il più pesante eccidio nazista in una capitale europea. Nella ricorrenza delle strage delle Fosse Ardeatine, il Consiglio regionale continua a mantenere viva la memoria e sensibilizzare le nuove generazioni su grandi eventi storici - questo il messaggio del presidente del Consiglio regionale, Onofrio Introna - La Puglia piange la morte dei 335 martiri delle Fosse, tra cui 19 pugliesi, per lo più figure di spicco nella storia dell'antifascismo e della resistenza. E tutti raccontano una storia comune della nostra regione: quella dell'emigrazione. Negli anni Venti e Trenta, numerosi meridionali hanno lasciato la loro terra per lavoro, anche don Pietro Pappagallo, che esercitava il suo apostolato ospitando ebrei, sbandati, partigiani; Gioacchino Gesmundo, insegnante di filosofia nel liceo romano "Visconti", condannato a morte per il coraggio nel mostrare agli studenti il volto atroce della guerra e del regime; l'ebanista Gaetano La Vecchia, che aveva fatto della sua bottega una base partigiana; il noto cantante lirico Nicola Ugo Stame, militante nei gruppi partigiani. Oggi dobbiamo continuare ad onorare la loro battaglia per la democrazia e la libertà, riaffermare i loro ideali, sensibilizzare i cittadini e soprattutto i giovani ai principi democratici, a diritti civili, ai valori universali della donna e dell'uomo. L'eccidio delle Fosse Ardeatine va conservato nella memoria collettiva del Paese e della Puglia. Ricordare è doveroso ed è necessario cercare forme moderne di comunicazione, perché il ricordo della Puglia che ieri ha detto 'NO!' ed oggi dice 'Mai più' va consegnato ai giovani, che a loro volta dovranno custodirlo e diffonderlo, seguendo l'esempio di chi ha sacrificato la sua vita per un sogno di civiltà».
  • Storia
  • Memoria
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