Migranti in protesta davanti al Comando dei Carabinieri
Migranti in protesta davanti al Comando dei Carabinieri

Barletta ai barlettani, «ma una Barletta così non la voglio»

Si scatena l'opinione pubblica dopo la protesta dei migranti

«E' successo mercoledì mattina a Barletta: un gruppo di migranti, ospitati presso il centro accoglienza di Via Andria, si è radunato pacificamente presso la Caserma dei Carabinieri. Questa è la foto che li ritrae durante quel momento e che, pubblicata su facebook, ha immediatamente scatenato rabbiose reazioni da parte di moltissimi miei concittadini, alcuni dei quali credevo di conoscere. Subito, senza nemmeno sapere i motivi di quel raduno, si sono moltiplicati post e commenti con durissime parole di odio e intolleranza razziale.

L'aggressione su Facebook a quelle persone non si è nemmeno placata quando si sono conosciuti i motivi di quella adunata, quando si è diffusa la notizia che quei migranti erano là semplicemente per chiedere informazioni sui tempi di restituzione dei loro documenti e sul procedimento relativo al riconoscimento dello status di rifugiati, da cui dipende la loro regolarizzazione.

Questo chiedevano, ed avevano anche sbagliato ufficio avendo scambiato la sede dei Carabinieri per quella della Prefettura. Successivamente, raggiunta quest'ultima, una loro delegazione è stata ricevuta dal Prefetto che ha dato loro le informazioni richieste e se ne sono andati, tutto in assoluta tranquillità. Questo hanno fatto quelle persone, e offese, insulti e violente minacce di rappresaglia è stato invece ciò che hanno ricevuto da molti, davvero molti barlettani.

Ero consapevole che il seme della xenofobia fosse germogliato anche nella mia città, ma ignoravo che la pianta fosse cresciuta così tanto e che le radici fossero penetrate cosi profondamente nel tessuto sociale. Abbiamo da fare un grande lavoro a Barletta, perché quella pianta deve essere sradicata, e questo è un appello a tutti coloro che vogliono impegnarsi a farlo.

Scrivono "Barletta ai barlettani", ma io una Barletta così non la voglio».

Cosimo D. Matteucci
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