Rugby A.S.D Draghi Bat-Cus Lecce
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Rugby, intervista al coach dei Draghi Bat Leo Amoruso

Il tecnico dei biancoazzurri si confessa ai nostri microfoni

Umiltà, impegno e tanta passione per il rugby. É questa la ricetta del successo che in questi anni ha riscosso sul territorio della sesta provincia pugliese il team dei Draghi Bat. Nato quattro anni fa da un gruppo di tranesi, questo team di amanti del rugby si è trasformato nel giro di breve tempo in una squadra competitiva a tutti gli effetti, in un team unico sia in campo che fuori. Considerate le buone basi, questa squadra ha fatto tanti passi in avanti, raggiungendo traguardi che in molti credevano impossibili. Nell'ultima stagione sportiva, i Draghi, supportati da un pubblico sempre più caloroso e numeroso, hanno agguantato un onorevole secondo posto, lottando fino alla fine per la vittoria in un girone ricco di insidie e di squadre da non sottovalutare. A guidare questa simpatica (quanto terribile) truppa è coach Leo Amoruso, che, in esclusiva ai microfoni di Barlettalife, fa il punto sul campionato appena concluso dai "suoi" draghi, analizzando sogni, progetti, ricordando momenti emozionanti ed altri negativi, per un'intervista tutta da leggere.

Coach Amoruso, siamo qui ad analizzare la stagione dei Draghi Bat. Al quarto anno di campionato, siete arrivati al vertice.
«È il secondo anno che siamo qui a Barletta. Negli ultimi anni la squadra è cresciuta parecchio, sia come singoli che come gruppo. Quest'anno c'è stato un bel risultato dal punto di vista numerico. Abbiamo totalizzato 11 vittorie in 14 partite. Abbiamo perso l'ultima partita nel 2011, nelle ultime 9 di campionato siamo praticamente imbattuti, con 8 vittorie ed un pareggio in casa del Lecce. Rimane sicuramente il grande orgoglio per questa stagione, ma anche un pizzico d'amarezza, perché nell'ultima giornata eravamo primi a pari punti con il Foggia. Il pareggio a Lecce non ci ha consentito di vincere questo campionato. Bisogna anche dire che, per un discorso di differenza mete, anche vincendo a Lecce non avremmo vinto. È il primo anno che guido la squadra, è un risultato esaltante: ad inizio stagione avrei firmato non so dove. Bisogna però sempre puntare in alto, anche perché la squadra ce lo consente: non abbiamo nulla da invidiare agli altri. Siamo partiti dal nulla, nessuno in precedenza aveva mai giocato a rugby. Questo risultato è incoraggiante per il futuro. Mi auguro che questo, nella testa di tutti, sia un reale punto di partenza, e non di arrivo, perché sulla carta non abbiamo fatto davvero niente».

Considerando che nella Bat non c'era mai stata una squadra, il rugby si è avvicinato maggiormente alla sesta provincia pugliese. Si possono fare ancora alcuni passi avanti, considerando che siete un team con ragazzi provenienti da gran parte del territorio della provincia?
«Mi piace sottolineare che un paio d'anni fa abbiamo cambiato il nome in Rugby Draghi Bat. La cosa più bella del nostro gruppo è che i ragazzi provengono dalla provincia e anche dalle città limitrofe. La difficoltà che ancora troviamo è quella di tirar su un gruppo giovanile. C'è un po' di diffidenza nei confronti del nostro sport. Ai neofiti il rugby può sembrare aggressivo e pieno di infortuni: è sicuramente uno sport fisico, ma lo è anche il calcio. La verità è che viviamo in una società fondata sul calcio, e questo andrebbe sicuramente migliorato. In ambito scolastico, incontriamo diverse difficoltà a causa dei diversi impegni, sia scolastici che extrascolastici, che i ragazzi affrontano durante la settimana. Incontriamo difficoltà enormi. In questo momento, stiamo formando i "formatori". Mi piacerebbe rifare la giornata del rugby, come già fatto a Margherita di Savoia. Sarebbe bello creare un gruppo giovanile che andrebbe a rimpolpare le linee della Prima Squadra».

Siamo al termine di una stagione entusiasmante e dall'alto tasso tecnico. Considerando questo dato, quali sono i vostri programmi prima dell'inizio della prossima stagione agonistica?
«I programmi concreti riguardano un torneo di rugby 7 organizzato dalla Federazione Rugby Puglia, che comincerà a maggio, anche se non sappiamo ancora con esattezza la data d'inizio. Quella del rugby a 7 è una formula particolare, che si gioca con le stesse dimensioni di campo del rugby 15, ma che privilegia il gioco alla mano, il gioco in velocità. Ci sono tempi di minor durata e lo sforzo fisico è notevole e concentrato in minor tempo. Contestualmente, come ogni anno, da 4-5 anni, nel periodo estivo, parte il progetto del beach rugby, che già in passato ha entusiasmato il pubblico barlettano presso il lido Mennea. Riusciamo a creare un bel movimento di circa 200 persone. A differenza del campionato, nel beach rugby c'è meno tensione, c'è un clima rilassato, c'è possibilità di godere di una giornata di mare. In ogni caso, se fosse per me, il rugby sarebbe sempre a 15. Mi lamento spesso in federazione perché per me il campionato termina troppo presto. In questo modo, diventa davvero difficile far trovare gli stimoli giusti ai ragazzi, che si allenano senza avere la possibilità di confrontarsi nelle partite».

Considerando che siete radicati nel territorio della Bat solo da 4 anni, avete acquistato la fiducia del pubblico che vi incita con ardore sia durante i match casalinghi che durante quelli lontani dal "Simeone".
«Contro il Foggia mi sono davvero commosso. Sono entrato negli ultimi 10 minuti, e ho sentito un'ovazione mai sentita, soprattutto se ricordo le prime partite da noi disputate a Trani. Contro la Federiciana, nel nostro ultimo match casalingo, gli ospiti si sono meravigliati dei nostri tifosi, che riempivano la tribunetta del "Simeone" e non solo. Per quanto la gente sia legata a noi da rapporti di tipo affettivo, se non fai affezionare il pubblico, difficilmente ritorna. In ogni caso vi posso assicurare che quando sei concentrato, quando affronti i momenti di maggiore sforzo, l'incitamento da parte del pubblico fa davvero tanto, e ti carica in maniera importante».

Prima di chiudere quest'intervista, vorrei fare un passaggio sul legame tra sport e politica. Cosa potrebbe fare di più l'amministrazione comunale per favorire tante realtà che sulla carta sono minori, ma che in realtà tanto piccole non sono?
«Ci terrei innanzitutto a ringraziare l'Amministrazione Comunale di Barletta per quanto ha fatto per noi. Se siamo venuti a Barletta è perchè abbiamo trovato disponibilità quasi immediata. Due anni fa, abbiamo bussato alle porte del Comune chiedendo uno spazio dove allenarci, e ci sono stati concessi due spazi settimanali qui al "Simeone". Per noi questo è stato un passo davvero importante, che ci ha consentito di abbattere alcuni costi di gestione che a Trani erano davvero elevati. Per quanto riguarda eventuali miglioramenti, in passato si era parlato di un campo in erbetta sintetica di ultima generazione, che avrebbe permesso anche a noi più "pesanti" di calpestare il terreno di gioco senza fare danni (sorride ndr). Vedremo come si evolverà la situazione, anche se non vi nascondo che qui giochiamo in deroga per una larghezza di circa 4 metri. Dal punto di vista pratico, ci piacerebbe creare una struttura da dedicare al rugby, anche per poter usufruire dei contribuiti della FIR (Federazione Italiana Rugby). Anche qui a Barletta abbiamo delle giovanili ma non possiamo portarle sul campo perchè il "Simeone" è spesso occupato. Il nostro sogno sarebbe quello di poter usufruire di più spazi per poter gestire al meglio non solo un gruppo giovanile, ma anche le Under 14 e 16. Sono estremamente grato a Barletta, perchè da tranese sono stato davvero accolto bene».

In chiusura vorremmo fare un saluto ai lettori di Barlettalife ed un appello ai vostri tifosi.
«Voglio veramente ringraziare tutti coloro che ci hanno sostenuto quest'anno. Questo è stato sicuramente il risultato più bello, al di là del piazzamento in campionato. Perciò rivolgo un caloroso ringraziamento a tutti i lettori di Barlettalife».

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