Cardinale Francesco Monterisi
Cardinale Francesco Monterisi
Religioni

«Una nuova risolutezza nella fede e nel bene»

L'omelia del cardinale Monterisi nella solennità di San Ruggero. «Chiedo l'aiuto della vostra preghiera per Barletta e per l'Arcidiocesi»

Pubblichiamo il forma integrare l'omelia del Card. Francesco Monterisi nella solenne concelebrazione tenutasi a Barletta, il 30 gennaio 2010, nella Basilica di Santa Maria Maggiore, in occasione della solennità di San Ruggero Vescovo di Canne.

Desidero innanzi tutto ringraziare S.E. Mons. Giovan Battista Pichierri, per le bellissime parole di saluto che mi ha rivolto all'inizio di questa celebrazione. Egli ha fatto sentire quello che è importante sottolineare in un giorno come questi: il senso di appartenenza alla Chiesa locale, alla Madre nella grazia nella quale ho avuto il privilegio di essere battezzato, essere cresciuto spiritualmente, ordinato sacerdote, sempre rimasto figlio fedele. Come esprimere la mia riconoscenza verso il Cardinale Salvatore De Giorgi, che ha voluto partecipare a questa concelebrazione? Pugliese, già Vescovo di Oria e poi Arcivescovo successivamente di Foggia, Taranto e Palermo. E' mio amico da tanti anni e mi ha sempre manifestato il suo affetto e la sua stima. Come mi manifestano stima e affetto gli Arcivescovi e Vescovi Pugliesi che pure sono qui a concelebrare e pregare per me, con i Sacerdoti, religiosi e religiose ed i fedeli della nostra Arcidiocesi di Trani-Barletta-Bisceglie. Un pensiero deferente alle Autorità civili e militari: il Sindaco di Barletta, il Prefetto della nostra Provincia, il Presidente della stessa Provincia, gli Onorevoli Parlamentari e le altre autorità, ai sindaci delle città della Provincia di Barletta-Andria-Trani. Grazie della vostra presenza e della vostra preghiera.

Oggi, solennità di San Ruggero, Vescovo di Canne e Patrono della nostra Arcidiocesi e della Città di Barletta, conviene innanzi tutto evocare la sua figura e la sua opera. San Ruggero ha lasciato il ricordo di un Pastore buono e zelante del suo gregge, i fedeli della diocesi di Canne, nei primi anni del XII secolo. A questa sua caratteristica si riferiscono le letture della Sacra Scrittura che abbiamo ascoltato. Le prime due ci presentano le figure esemplari di due annunciatori della parola di Dio: il profeta Geremia, a cui Dio assicura: "T metto le mie parole sulla bocca". E San Paolo, che si qualifica come colui che annuncia apertamente e senza timore il messaggio paradossale del Cristianesimo: "Noi non predichiamo noi stessi, ma Cristo Gesù Signore", cioè il Crocifisso Risorto; per cui i predicatori di questo messaggio, come "sevi (della Comunità) per amore di Gesù", fanno "risplendere la conoscenza della gloria divina che rifulge sul volto di Cristo". Il Vangelo ci offre l'immagine di Cristo Buon Pastore, che "conosce le sue pecore", che "dà la vita per le sue pecore" e vuole ricondurre tutte le pecore ad un solo ovile sotto un solo pastore.

San Ruggero, nel suo compito di Vescovo di Canne, si è certamente ispirato a Gesù Buon Pastore, negli anni calamitosi del suo tempo. Ha unito la predicazione coraggiosa della Parola di Dio al servizio pieno della carità pastorale verso la popolazione affidatagli in momenti estremamente difficili. Nel 1083 i Normanni avevano raso al suolo la cittadina di Canne. Pochi anni dopo Ruggero ne fu eletto Vescovo. La sua prima opera fu quella di sostenere moralmente ed anche materialmente la popolazione nell'opera di ricostruzione del paese. Dice uno storico antico che Ruggero era "assai fervoroso per la salvezza delle anime". "Il suo episcopio era una casa ospitale, aperta notte e giorno per i poveri che vi trovavano, oltre al pane, conforto e consolazione.

L'Episcopato di San Ruggero si colloca nel periodo del rinnovamento della Chiesa Universale promosso dai Pontefici Romani come San Gregorio VII, Pasquale II e Gelasio II. Questi due ultimi Papi si rivolsero a San Ruggero perché con la sua saggezza potesse comporre delle controversie sorte in quel periodo. Egli era conosciuto come un Pastore caritatevole e, allo stesso tempo, giusto ed esigente nel volere la riforma della Chiesa, in piena sintonia con i Pontefici Romani del suo tempo. Dopo la morte, avvenuta secondo alcune fonti il 20 dicembre 1129, fu ben presto ritenuto e venerato come santo e fu sepolto presso l'altare maggiore della cattedrale di Canne.

Cosa dice San Ruggero alla nostra Arcidiocesi ed alla nostra città? Il suo messaggio è un coraggioso appello alla speranza, non a parole, ma con i fatti. Noi non ci troviamo, fortunatamente, dinanzi alle macerie di una città, come si trovò San Ruggero, alla sua nomina a Vescovo di Canne. Ma siamo immersi in una società che, fra tante realtà positive, talvolta stupende, si presenta spesso come priva di valori, violenta, senza pudore, insoddisfatta. Certo, tanti problemi concreti hanno bisogno di soluzioni, spesso difficili ad individuare e realizzare; ma c'è bisogno soprattutto di una ricostruzione morale. Come fece San Ruggero, che si impegnò con tutte le sue forze alla ripresa della sua città, anche noi siamo chiamati a contribuire a tale ricostruzione morale della nostra società. Ciascuno di noi, al suo posto, può e deve portare la sua pietra, piccola o grande che sia, a tale edificio.

Dieci giorni fa il Santo Padre Benedetto XVI, nel ricevere gli auguri di Natale da parte dei Cardinali e dei Vescovi della Curia Romana, descrisse la società contemporanea in termini realisti e severi. Disse che c'è bisogno di un rinnovamento della coscienza morale da parte di tutti, di noi Pastori e dei "leaders" della società civile, ma anche di tutti gli uomini e donne del nostro tempo. Ci diede quindi questa consegna: "Dobbiamo trovare tutti una nuova risolutezza nella fede e nel bene". Credo che sia questo il messaggio che ci dà oggi San Ruggero, con la voce del Santo Padre. I fedeli della nostra Arcidiocesi, i cittadini di Barletta hanno manifestato grande devozione a San Ruggero: senza dubbio essi accoglieranno l'invito di San Ruggero: Uniti al Papa, ci sentiamo coinvolti: "Dobbiamo trovare tutti una nuova risolutezza nella fede e nel bene". E' una consegna che mi sento di dover raccogliere io stesso per primo, soprattutto dopo la mia recente nomina a Cardinale.

I cardinali sono chiamati a svolgere un compito importante per il futuro della Chiesa. I compiti dei Cardinali e lo spirito con cui devono compierli sono stati sottolineati dal Papa in vari momenti delle celebrazioni del Concistoro. Innanzi tutto, il Santo Padre ha detto: "Il vincolo di speciale comunione ed affetto che lega questi nuovi Cardinali al Papa, li rende singolari e preziosi collaboratori dell'alto mandato affidato da Cristo a Pietro di pascere le sue pecore". Collaborare con il Papa è un dovere quanto mai delicato, che richiede la luce dello Spirito Santo e lo sforzo massimo dell'anima. Si aiuta il Capo visibile della Chiesa nei diversi campi per la Chiesa sparsa in tutto il mondo, perché egli e Colui che presiede all'unità della carità su tutti i Cristiani.

Sua Santità ha soprattutto messo in grande rilievo lo spirito con cui i Cardinali devono svolgere i loro compiti. Sia nel giorno del Concistoro dopo l'imposizione della berretta cardinalizia, sia nella Santa Messa del giorno successivo, (quando il Papa ha dato a ciascun cardinale un anello speciale) Benedetto XVI ha voluto sottolineare che i Cardinali, come anche il Santo Padre e tutti i Pastori della Chiesa, nel loro comportamento devono abbandonare ogni accenno da "Padre e Padrone" (termini usati dal Papa) e divenire servi dei fratelli. "Nella Chiesa nessuno è padrone -sono parole del Papa – Ogni ufficio ecclesiastico … non è frutto di un proprio progetto o di una propria ambizione, ma è: conformare la propria volontà a quella del Padre che è nei Cieli, come fece Cristo al Getsemani".

"Nella Chiesa il criterio della grandezza non è il dominio ma il servizio". Il Getsemani e la Crocifissione di Cristo sono stati presentati dal Papa come paradigma e stile delle attività e del comportamento dei cardinali: Benedetto XVI ha affermato: "(Ai Cardinali è richiesto di) seguire Cristo nella sua donazione umile e totale alla Chiesa sua sposa sulla Croce; è sul quel legno che il chicco di frumento … muore per diventare frutto maturo". Come sapete, il rosso della porpora indica questo: darsi a Cristo ed alla Chiesa fino all'effusione del sangue. Gesù sudò sangue nel Getsemani e sparse fino all'ultima goccia il suo sangue in Croce. Forse ai Cardinali dell'Europa e dell'Occidente non ci sarà la prospettiva della Croce, di una morte cruenta (a quelli dell'Asia e dell'Africa forse sì). Invece, vi posso dire che la sofferenza del Getsemani, cioè l'angoscia di certi momenti decisivi, talvolta attanaglia l'animo dei collaboratori del Papa, fino al malessere fisico.

Gli ideali proposti ai Cardinali dal Papa sono molto alti ed impegnativi. Per quello che mi riguarda, chiedo l'aiuto della vostra preghiera, e sono sicuro che non mancherà, per l'affetto che mi avete sempre dimostrato. L'intenzione di questa Messa è ovviamente quello di pregare per la città di Barletta e per la nostra Arcidiocesi, ma credo anche per me, perché io possa svolgere al meglio possibile i miei nuovi compiti. La Madonna dello Sterpeto e San Ruggero ottengano, a me come ad ognuno di voi, di essere solleciti al bene comune, di impegnarci per dare impulso alla rinascita morale della nostra società. Dovremmo poter dire, alle fine di ogni giorno di lavoro fatto per amore di Gesù il Signore, "abbiamo fatto il nostro dovere, siamo servi inutili". AMEN

Francesco Card. Monterisi
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