Margherita Mastromauro PD
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Politica

Mastromauro fa pace con Telesveva, ma il Parlamento è più lontano

L’ammissione involontaria del conflitto d’interessi. La deputata uscente rischia di non essere rieletta alla Camera

"Il Pastificio Riscossa riprende la pianificazione pubblicitaria sull'emittente Telesveva sospesa lo scorso 29 dicembre a seguito della decisione del presidente del consiglio di amministrazione della società che, successivamente a un servizio gravemente lesivo dell'immagine della famiglia Mastromauro, aveva intrapreso alcune iniziative a tutela della stessa - così recita il comunicato diramato dall'azienda di famiglia del deputato uscente del Pd, Margherita Mastromauro, riconfermata nelle recenti "parlamentarie", che è stata al centro, in questi ultimi giorni, di ormai note polemiche politiche e giornalistiche - Anche la nuova decisione è stata presa dal presidente del consiglio di amministrazione dell'azienda, Leonardo Mastromauro, che esprime rammarico per la ulteriore strumentale polemica, preminentemente politica, innescatasi in particolare sulla figura dell'onorevole Margherita Mastromauro, non facente parte del consiglio di amministrazione aziendale e del tutto estranea alla decisione di sospendere la pianificazione pubblicitaria".

Sembra così essersi ricucito lo strappo tra l'onorevole e l'emittente televisiva. Strappo che, nei giorni scorsi, aveva sollevato, tra l'opinione pubblica e tra alcuni esponenti politici, forti critiche a riguardo, definendolo un atto contrario alla libertà di stampa. A tal proposito, Barlettalife aveva intervistato il segretario Pd della Bat, Andrea Patruno, che invece aveva contrastato questa linea di pensiero. Tuttavia, sempre nei giorni scorsi, Mastromauro era intervenuta così, su un'altra testata: «Sono convinta che, se vi fosse la buona volontà da parte di Telesveva ad ammettere di avere compiuto qualche errore, la cosa, per quanto mi riguarda, si potrebbe risolvere nel migliore dei modi - e ancora - Premesso che, come già dichiarato ad altri organi d'informazione, che le scelte dell'azienda non sono state in alcun modo condizionate dalla mia persona e che non faccio più parte dell'azienda da quando sono parlamentare, ho sollecitato la società a rivedere la decisione perché il contratto, per quanto mi consta, era in ogni caso in scadenza. Auspico che vi siano i margini per rivedere quella scelta». Ma allora qual è il confine tra famiglia, impresa, e carriera politica per Mastromauro? Le sue sollecitazioni hanno quindi influenzato la chiusura del caso? Se è così, allora si potrebbe anche pensare che abbia, sempre lei, sollecitato l'apertura del caso stesso, con la sospensione della pubblicità. Non si tratta di esser parte delle decisioni prese, circostanza questa negata sia dall'azienda che dalla parlamentare, ma delle sollecitazioni effettuate, come ammette la stessa Mastromauro, e quindi delle influenze di fatto esercitate. Se, ancora una volta, le cose stanno così, la risposta allora alla prima domanda diventa semplice: non c'è confine, per Mastromauro, tra famiglia, impresa e carriera politica. In altre parole: c'è un conflitto d'interessi.

A questo si aggiungono le scelte della politica. Ora infatti Mastromauro, da essere la seconda vincente alle "parlamentarie" nella Bat, rischia seriamente di non poter rientrare in Parlamento. La direzione nazionale del Pd, nelle liste ufficiali dei candidati comunicate martedì sera, l'ha infatti posizionata nella lista della Camera al 19° posto, anziché al 16°, come era stato ipotizzato nei giorni scorsi, mentre per Boccia è stato confermato il 7° posto, che gli garantisce sicura rielezione. La posizione di Mastromauro è stata quindi declassata, e alla deputata uscente è stata fatta precedere la candidatura bloccata del già europarlamentare Enzo Lavarra. La sua discesa, di tre posizioni, al 19° posto, si è concretizzata poi con l'inserimento di due altri nomi bloccati, quelli del parlamentare uscente Alberto Losacco e del vicepresidente Pd Ivan Scalfarotto, rispettivamente al 12° e al 13° posto della lista. Il Pd quindi è stato così ipocrita da non aver avuto il coraggio di esprimersi ufficialmente sul caso Mastromauro, e ha preferito invece lasciare intuire le sue valutazioni su Mastromauro, penalizzandola nella posizione in lista? E ha fatto questo, calando dall'alto esponenti pugliesi del Pd, come Losacco e Lavarra, che hanno accuratamente evitato la competizione elettorale sul territorio? Stando così le cose, quello commesso dal Pd non è un errore, ma un doppio errore, in termini di credibilità politica. Al segretario regionale Blasi non serve sventolare le dimissioni, salvo poi ritirarle. La sua debolezza politica si è autocertificata.
Amati, Mennea, Pentassuglia: «Blasi renda irrevocabili le sue dimissioni»
I tre consiglieri regionali chiedono l'impugnazione delle liste Pd

«La storia delle liste elettorali del Pd non può finire nel dimenticatoio. Invitiamo pertanto il segretario regionale Blasi a rendere davvero irrevocabili le sue dimissioni (non si sono mai viste dimissioni irrevocabili soggette a revoca) e a proporre come ultimo atto della sua segreteria l'impugnazione delle liste elettorali dinanzi alla Commissione nazionale di Garanzia, per violazione di varie norme statutarie e regolamentari - è la richiesta dei consiglieri regionali Fabiano Amati, Ruggiero Mennea e Donato Pentassuglia, che già si erano autosospesi dal gruppo consiliare Pd, in polemica col partito, contro le regole delle "parlamentarie" - Nel silenzio più assordante che sta accompagnando il giorno dopo l'approvazione delle liste - dicono - segnaliamo ancora una volta la consumazione di atti arbitrari che tradiscono la buona idea delle primarie e il loro esito, pur con tutti i limiti».

«In concreto: la quota nazionale del 10 % riservata alla decisione della Direzione nazionale non era mai stata demandata, sotto i profili numerici e qualitativi, all'arbitrio degli organismi politici nazionali o regionali. Essa andava calcolata sul 10 % dei posti disponibili e ripartita, ovviamente, su tutte le postazioni in lista, sia quelle stimate utili che quelle di speranza e di servizio. Inoltre, le candidature riservate alla decisione della direzione nazionale dovevano corredarsi di parità tra uomo e donna, ma questo è il meno delle violazioni, e di rappresentatività sociale, politica e territoriale dei candidati, al cospetto di una selezione fondata sul merito dell'attività parlamentari e delle precedenti esperienze. Senza entrare per motivi di buona creanza nel valutare la sussistenza di questi requisiti in tutti i candidati proposti nelle postazioni utili, ci chiediamo se per la segreteria regionale pugliese siano rinvenibili questi presupposti in capo a tutti i candidati, oppure se posti in paragone tra loro non se ne possa dedurre la necessaria rivisitazione delle postazioni».

«Qualora il segretario regionale non dovesse ritenere di tutelare i partecipanti alle primarie con un atto d'impugnazione dinanzi alla Commissione nazionale di garanzia, invitiamo tutti i candidati lesi da questa arbitraria distribuzione dei posti in lista ad attivarsi senza indugio, consapevoli che il loro atto avrà il più alto effetto politico che si possa compiere per chi si vanta di occuparsi della cosa pubblica: l'educazione allo stare assieme nel rispetto delle regole. E' questo un criterio di alto contenuto politico, fuori da commi e cavilli».
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