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“Lowaste” e riduzione degli sprechi: il Porta a porta rivoluziona Barletta

Di raccolta, riuso e risparmio si parla alla Sala rossa del Castello Svevo

A Barletta, lunedì 13 ottobre si chiude un cerchio, quello della raccolta Porta a Porta, una delle promesse elettorali di Pasquale Cascella, diventata realtà per tutti i residenti della Città della Disfida. Una rivoluzione cominciata a scaglioni: a maggio i quartieri Patalini e Santa Maria, a settembre Borgovilla, a ottobre Sette Frati. Una rivoluzione che ha "conscientizzato" i barlettani su cosa significa salvare l'ecosistema a partire dalla propria casa, dalla propria pattumiera, dal proprio condominio. Durante l'incontro nella sala rossa del Castello svevo di Barletta, voci autorevoli si sono aperte al dialogo sugli impianti, sui servizi, sui costi e sull'efficacia di quello che è considerato l'unico mezzo posseduto dall'uomo per salvarsi dall'esaurimento delle risorse naturali del pianeta.
Pasquale Cascella, sindaco di Barletta, apre il dibattito dicendosi soddisfatto dei risultati prodotti dai suoi cittadini e dichiarando costante il confronto con le critiche: «A Barletta il livello d'attenzione è alto e la sfida lanciata è stata una sfida culturale e di civiltà che i cittadini stanno vivendo con consapevolezza e significativo spirito di collaborazione. E' stato un percorso costruito tappa dopo tappa, che ha permesso di spogliare il centro storico dalle brutture dei cassonetti maleodoranti. Non siamo giunti al traguardo, siamo solo all'inizio e dobbiamo cooperare insieme perché lo spirito civico locale è vitale per il piano globale. Con le critiche continueremo a misurarci».

Ai saluti istituzionali seguono quelli tecnici di Raffaella Zadro, Presidente nazionale coordinamento Agenda 21 (un programma di 500 amministratori locali che si organizzano sulle buone pratiche per lo sviluppo sostenibile). Sulla necessità di una politica nazionale univoca e di una chiarezza comunitaria integrata, la Dott.ssa parte con l'immediatezza dei numeri: «La premessa è che in Italia vengono prodotti circa 560 Kg pro capite di rifiuti all'anno! Noi abbiamo esaurito tutte le risorse naturali del pianeta; il globo è saturo e con l'incremento demografico non possiamo più permetterci di avere il livello di spreco attuale. Deve essere implementato un sistema di produzione circolare, dal prodotto al ri-prodotto, e non più dal prodotto al consumo al rifiuto. La qualità dei materiali recuperati è alta e la filiera che parte dalla produzione al riciclo è una filiera virtuosa che necessita di una politica sistematica. I Comuni non possono essere isolati, ma devono collaborare insieme, con amministrazioni pro-attive. Molti vedono la raccolta PaP come una rottura di scatole, ma qui si sta preparando il futuro dei nostri figli. Se ci fosse stato l'11°esimo comandamento, sarebbe stato: "Non sprecare". E' con questa consapevolezza che abbiamo il compito di educare le nuove generazioni perché il futuro non si scarta».

Protagonista della politica ambientale e dell'ambiente della politica del territorio Bat è Nicola Giorgino, presidente ambito territoriale ottimale Bat: «Andria ha cominciato la raccolta porta a porta il primo settembre 2012, cristallizzando per due anni il risultato del 65%. I risultati non sono solo culturali, ma anche economici. La parte politica è stata debole nel dare linee di indirizzo, perché abbiamo dato concessioni a chi non le ha sapute gestire e abbiamo lasciato che alcuni comuni restassero in un regime di totale anarchia. Questo tipo di raccolta rappresenta l'unico mezzo di salvezza visto che le discariche del territorio sono in esaurimento: il potenziale di ricezione del secco indifferenziato delle discariche di Trani e di Andria si sta annullando col tempo». Replica al sindaco di Andria, Antonello Antonicelli, dirigente ambiente Puglia: «Quello che dice Giorgino è vero, ed è vero perchè Campania e Calabria-lecitamente e illecitamente-vengono a scaricare da noi, la Basilicata ci chiede il sostegno, in Sicilia ci sono rifiuti per strada ovunque. Dobbiamo rimboccarci le maniche, ma non mi sembra che la Puglia abbia questi grossi problemi. La nostra regione è stata la prima ad attuare la Legge di sistema 2012 sui servizi pubblici locali, considerando elementi di corresponsabilizzazione. Il primo piano è la riduzione della produzione dei rifiuti. Iniziativa da attuare con i comparti industriali che si occupano del packaging, delle indicazioni sulla confezione, perché sono quelle che attirano il consumatore. Adesso l'ottica è cambiata: progresso e benessere sono inversamente proporzionali. Se prima si pensava che più producevamo rifiuti e più stavamo bene; ora è esattamente il contrario». Antonicelli rassicura i pugliesi: «Proprio in questi mesi, la Giunta regionale ha stanziato dei finanziamenti per i piccoli comuni con un massimo di 4mila abitanti per l'installazione di compostiere territoriali per avvicinare anche le filiere di recupero. Avremo una pianificazione dei fondi strutturali bipede: dell'impiantistica e dei servizi. Il Piano regionale prevede l'acquisto verde, vale a dire chel'80% dei prodotti acquistati dalla finanza regionale sarà riciclato. E a loro volta, sono invitati a farlo le grandi aziende sanitarie. Dobbiamo fare uno sforzo per rendere tutto questo omogeneizzato e proiettarci verso un'ottica europea».

Motore dell'implementazione barlettana è stato l'assessore alle politiche ambientali Irene Pisicchio: «Ora siamo al 41% e mi auguro che quando inizieremo con gli altri quartieri arriveremo anche noi al 65% e a far parte di quei pochi comuni ricicloni pugliesi. Anche il Green Pubblic Procurement (acquisti verdi)fa parte di quelle intenzioni che l'amministrazione sta portando avanti. Il timore è quello di impianti di compostaggio troppo lontani e di discariche locali ormai saturate. Ora smaltiamo a Cerignola, con una spesa nei trasporti che tocca le tasche dei cittadini. La raccolta PaP è sicuramente una buona pratica di prevenzione ambientale, ma ha anche dei costi onerosi che vanno calmierati». Alle parole dell'assessore replica Antonicelli, il quale dice che la regione ha messo a disposizione 29 milioni e mezzo per gli impianti di compostaggio e, di questi, solo 9 milioni sono stati impiegati effettivamente per un'impiantistica effettiva a Manfredonia e a Cellamare di Bari. Come per dire che i soldi ci sono, e tocca ai Comuni presentare richieste e rendersi idonei per un impianto di compostaggio localizzato.

Sulle tre "R" delle buone pratiche ambientali (Riduci, ricicla, riusa) interviene Francesco Tarantino, presidente regionale Legambiente Puglia: «Ogni Comune viene monitorato, e i comuni pugliesi che superano il 40% (soglia prevista per evitare l'ecotassa) di R.D. sono solo 22, con una media del 27%. Il 59% dei rifiuti in Puglia finisce in discarica. C'è da dire che il cambiamento culturale di alcuni cittadini pugliesi sta a livelli disastrosi: in un Comune pugliese è stato minacciato un sindaco e sono stati bruciati i portoni del Palazzo di Città per una protesta cittadina contro un eventuale impianto di compostaggio. Tutta questa contrarietà è paradossale per un paese che vuole salvarsi e salvare le nuove generazioni. In Campania, contrariamente al senso comune, 50 comuni hanno raggiunto il 65% di raccolta differenziata».

In conclusione, afferma Zadro: «La gestione integrata dei rifiuti è palesemente un problema. Secondo l'ottica ambientale, le discariche non dovrebbero neanche più esistere perché sono l'ultimo gradino previsto da un ciclo virtuoso. I costi della raccolta PaP, in base all'accordo Anci-Conai, gravano sui cittadini. In Europa non si parla più di percentuali di R.C., ma di percentuale di rifiuto secco recuperato. I Comuni ricevono credito in base alla quantità e alla qualità dei rifiuti riciclati, recuperati e riutilizzati. Oggi si deve pensare dal Macro al Micro, pensando per esempio alle cooperative sociali che, grazie a piccoli sistemi come la lavastoviglie mobile, riescono a smaltire i rifiuti di piccole sagre di paese e a lavare i piatti al momento, senza bisogno di utilizzare suppellettili di plastica dura, di grande impatto ambientale». C'è ancora tanta innovazione ad attenderci: l'utilizzo di pannolini lavabili, di acqua del rubinetto e di piatti e bicchieri di vetro però dipendono da noi; disimballiamoci!
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