Campo rom
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Lo spostamento della comunità ROM di Barletta divide la cittadinanza: saranno soldi ben spesi?

Massima priorità ai cittadini in gravi difficoltà economica. Tuona il web

Ha fatto non poco scalpore la delibera comunale in cui si evince il "Permesso di costruire in sanatoria del 18 settembre 2015, n 0305, al Dirigente Settore Demanio e Patrimonio del comune di Barletta, per l'edificio contraddistinto in catasto al fg 90, p.lla 2634, per essere destinato a centro servizi dell'accoglienza temporanea per la popolazione nomade da insediare sulle aree libere del complesso immobiliare". In parole più semplici la delibera verte sull'assegnazione di un edificio che ospiterà il campo rom nelle aree libere del complesso immobiliare sopra indicato, situato secondo alcune indiscrezioni in via Vecchia Andria e già non tardano i pareri discordi sulla questione. Fattore etico e pragmatico si fondono in un connubio atto alla ricerca della migliore soluzione sia per la nutrita comunità rom, che al momento risiede in zona Barberini a ridosso di importanti arterie stradali di entrata e uscita dalla città, sia per i cittadini barlettani che risiedono in zona o che semplicemente si ritrovano a percorrere quelle strade senza poter fare a meno di notare strutture poco dignitose, degrado e sporcizia.

Sul web molti cittadini barlettani si stanno interrogando sulla fattibilità della delibera e sulle conseguenze che essa possa avere. Nella stessa delibera infatti si parla di accoglienza "temporanea" ma già si scherza sul significato di temporaneo che in Italia, purtroppo, appare più simile al significato "in data da destinarsi". Tralasciando queste bazzecole, ciò che maggiormente desta preoccupazione è la tematica dell'integrazione e dell'inclusione. Si tratta di un comunità distante culturalmente dalla nostra con un forte senso della famiglia che ha fatto del vivere insieme il proprio punto di forza e che, se pur distante, è ormai una realtà cittadina. Proprio a tal fine la sistemazione in una struttura che possa garantire loro dignità umana potrebbe essere un primo segnale positivo ma forse non sufficiente. Affinché avvenga una vera integrazione è importante includere i bambini e i ragazzi nelle scuole, è importante che <>e che adempiano ad un vero e proprio patto di convivenza con la cittadinanza attiva.

Agli occhi dei meno pessimismi dunque la soluzione proposta dal sindaco Pasquale Cascella, se pur non definitiva, appare un buon primo passo di integrazione e poi la comunità nomade deve spostarsi da quei suoli essendo il Parco dell'Umanità quasi giunto al completamento, come ha sottolineato l'assessore Lanotte che si dice soddisfatto di aver posto un nuovo tassello atto al completamento dei servizi in zona 167 «Un nuovo polmone verde al centro di una nuova Barletta». Al contrario però vi è chi già sostiene che tale soluzione non produrrà integrazione ma isolamento e traffici non controllabili.

A intersecarsi con tale questione è il problema dei cittadini che versano in gravi crisi economica ,spesso sfrattati- ricordiamo il recente sgombro di famiglie che occupavano l'ex distilleria di Barletta - che secondo alcuni dovrebbero avere la massima priorità in quanto cittadini, come se i Rom non lo fossero, e dunque suggeriscono l'impossibilità di restare inermi conoscendo i problemi che affliggono la città perché a detta loro quei soldi potevano servire per altro. La questione resta aperta e si fa sempre più accesa sul web ma ciò che conta è che non si può essere così assolutisti da credere che una tale proposta vada a discapito dell' una o dell'altra parte. I problemi ad una visione più attenta coesistono e resteranno. Per tale ragione l'amministrazione deve essere improntata all'adempimento di entrambi nel minor tempo possibile prima che l'esasperazione porti ad una faida tra cittadini e cittadini.
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