Roberto Malini con il Ritratto di donna di Isaac Dobrinski
Roberto Malini con il Ritratto di donna di Isaac Dobrinski
La città

Le opere degli artisti della Shoah nella Cittadella di Barletta

I 10 quadri saranno esposti al Museo Thesaurus Memoriae, parte del complesso della Cittadella della Musica Concentrazionaria

Dieci opere d'arte di inestimabile valore storico, testimoniale e artistico hanno raggiunto nei giorni scorsi la città di Pesaro, dove vive e lavora Roberto Malini, scrittore e "salvatore dell'arte dell'Olocausto", come recita la motivazione del Premio Rotondi, che ricevette nel 2018 per la sua opera di ricerca e mecenatismo. Sono opere scampate al fuoco della Shoah che correvano il rischio di essere disperse, ma che sono state recuperate grazie a scrupolose indagini e puntuali acquisizioni. Le dieci opere, dipinti, disegni e incisioni, dopo uno studio da parte di Malini e dei suoi collaboratori in questa "operazione salvataggio", saranno trasferite successivamente a Barletta e lì conservate scrupolosamente in attesa di essere esposte nel Museo Thesaurus Memoriae, parte del complesso della Cittadella della Musica Concentrazionaria. Fra le opere recuperate, tre dipinti di Edith Birkin, artista ebrea della ex Cecoslovacchia sopravvissuta ad Auschwitz e a una marcia della morte; due disegni di Esther Carp, artista ebrea polacca impazzita durante la Shoah e salvata dalla deportazione grazie al personale dell'istituto psichiatrico; un disegno di Isaac Dobrinsky, artista ebreo polacco di Makarov (oggi in Ucraina) sopravvissuto alla Shoah, le cui opere furono sistematicamente distrutte dai nazisti; una silografia di Moissey Kogan, incisore ebreo assassinato in una camera a gas di Auschwitz il 13 febbraio 1943.

È imminente a Barletta l'inizio dei lavori per edificare la Cittadella, su un'area di oltre 9.000 metri quadrati, ottenuta attraverso il restauro architettonico di un'antica distilleria in disuso. La Cittadella nasce per accogliere le migliaia di spartiti musicali scritti nei campi di concentramento da musicisti internati, la cui opera era in molti casi caduta nell'oblio. Si deve al musicista Francesco Lotoro il recupero di questo prezioso patrimonio di cultura e memoria; Lotoro ha svolto in trentatré anni di ricerca un'opera simile a quella svolta da Malini nel campo delle arti visive. Oltre alla musica e alla pittura dei campi di concentramento, il centro ospiterà il Campus delle Scienze Musicali, la Biblioteca Multimediale, il Teatro Nuovi Cantieri, la Libreria Internazionale del Novecento.

Il Museo Thesaurus Memoriae studierà, catalogherà ed esporrà dipinti, disegni, incisioni e sculture di artisti assassinati nei campi di morte o sopravvissuti alla Shoah. La collezione di opere d'arte donate al Museo da Roberto Malini, cui si aggiungono ora le dieci opere appena salvate, proporrà itinerari e incontri riservati ai visitatori e in particolare ai gruppi scolastici. La raccolta d'arte presente al Museo è una delle più rappresentative oggi esistenti in campo internazionale e accoglie opere superstiti alla distruzione sistematica attuata dai nazisti, il cui progetto era quello di annientare ogni traccia dell'arte e della cultura degli ebrei e degli altri gruppi sociali a loro invisi, non solo deportando gli artisti, ma anche dando alle fiamme i loro studi e i loro lavori. Presso il Museo Thesaurus Memoriae potranno essere ammirate opere di autori celebri come Käthe Schmidt Kollwitz, Marc Chagall, Aldo Carpi o Eva Fisher, ma anche di autori dimenticati, la cui memoria e le cui opere ancora esistenti sono state recuperate da Roberto Malini nel corso del suo decennale lavoro di studio e ricerca sull'arte dell'Olocausto.

Nella foto, Roberto Malini con il Ritratto di donna di Isaac Dobrinski
  • Cittadella della Musica Concentrazionaria
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