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Giorno del Ricordo, Michele Grimaldi: «Le vittime sono vittime, tutte quante»

La nota del Responsabile della Sezione dell’Archivio di Stato di Barletta

«Mi chiedo come sia possibile. Almeno in questi casi si potrebbe mettere da parte la propria idea politica e lasciar spazio solo al rispetto e al ricordo di stragi assurde e inconcepibili, ma che vanno doverosamente ricordate per non lasciare che tutto ciò venga dimenticato, inghiottito dall'esecrabile oblio dell'indifferenza». Ad intervenire, in occasione del Giorno del Ricordo, è Michele Grimaldi, Responsabile della Sezione dell'Archivio di Stato di Barletta.

«E invece no – prosegue Grimaldi – Quelli di una parte cercano, in proprio e sottolineo in proprio, di ricordare e commemorare le vittime delle Foibe, mentre i nostalgici di un certo atteggiamento, ormai non più proponibile, scrivono in memoria della strage nazista e rimangono in silenzio in questo giorni. E tutto ciò a qual fine? Ovviamente tirare acqua al proprio mulino».

«Certo, è comodo ricordare solo ciò che conviene ed è aderente al proprio pensiero. Ma, spiegatemi un attimo: pensate ancora che esista una destra o una sinistra? Se lo fate vuol dire che siete indietro di una sessantina di anni. A cosa serve allora tutta questa farsa del ricordare solo ciò che fa comodo? Detto questo, ricordiamo, ricordiamo punto e basta. Le vittime sono vittime, tutte quante. Quelle persone sono morte per degli interessi ignobili che limitavano il sacrosanto diritto alla vita delle singole persone. C'era qualcuno che decideva per noi (oggi è cambiato qualcosa?), anche sulla nostra stessa vita. Condanniamo ogni sorta di repressione etnica, facciamolo tutti quanti. I pseudo-buonisti, si indignano per i bambini che muoiono nei terribili viaggi della speranza e poi alzano barriere ideologiche ma anche materiali. Credono forse di essere migliori di chi ha commesso quegli orrori? No, non credo proprio. Poi, se le vostre coscienze non ne risentono, continuate pure a cullarvi in questa rassicurante ipocrisia ma, se vogliamo vivere in un mondo migliore, dobbiamo pensare prima a migliorare noi stessi».

«Sono trascorsi settantatre anni da quando 350mila giuliano-dalmati sopravvissuti agli eccidi comunisti abbandonarono con ogni mezzo la loro amata terra, sperimentando la tragedia dello sradicamento totale e collettivo. La maggior parte di loro è morta senza avere non dico giustizia, ma almeno il sacrosanto diritto di veder riconosciuto il proprio immane sacrificio. Il Dott. Dicuonzo, esule di prima generazione, lotta in maniera strenua da anni per non far cadere nell'oblio un'immane tragedia quale fu quella delle foibe che è del tutto sconosciuta ai giovani di oggi i quali, oltre ad ignorare le figure basilari della Storia locale, "rifiutano" perché non guidati ed informati, tutto quello che va oltre i libri di storia canonici».

Giornate come questa, devono rappresentare momenti di riflessione perché situazioni così dolorose siano per sempre consegnate al passato. Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, in occasione della Giornata del Ricordo, ha espresso concetti inequivocabili: "Le foibe furono un capitolo buio della storia nazionale e internazionale, che causò lutti, sofferenza e spargimento di sangue innocente. Non si trattò, come qualche storico negazionista o riduzionista ha provato ad insinuare, di una ritorsione contro i torti del fascismo. Perché tra le vittime italiane di un odio, comunque intollerabile, che era insieme ideologico, etnico e sociale, vi furono molte persone che nulla avevano a che fare con i fascisti e le loro persecuzioni"».

«Appare chiaro a tutti che una celebrazione come quella prevista dalla Legge n. 92 del 30 marzo 2004, deve servire per stigmatizzare, creare un monito, un segnale, deve cioè essere "celebrata" nel modo migliore. Quindi è utile riportare le parole di Papa Francesco: "Nascondere o negare il male è come lasciare che una ferita continui a sanguinare senza medicarla!".
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