Politica
Con un referendum la Puglia deciderà il destino delle sedi dei tribunali
Ieri è arrivato il sì del consiglio regionale: ecco le opinioni di Cascella, Mennea e Pastore
Puglia - giovedì 24 luglio 2014
Il Consiglio regionale ha espresso il suo sì all'adesione della Puglia ai tre quesiti referendari che puntano ad evitare la soppressione di alcuni tribunali. L'iniziativa referendaria è prevista dall'art. 75 della Costituzione quando la richiedono almeno cinque Consigli regionali per deliberare l'abrogazione, totale o parziale, di una legge o di un atto avente valore di legge. Nel caso in questione si tratta della riorganizzazione degli uffici giudiziari messa in atto dal Governo Monti, nella parte che prevede la soppressione in tutto il Paese di 30 Tribunali, 30 Procure della Repubblica e 220 sezioni distaccate di Tribunali. Le Regioni interessate sono, oltre all'Abruzzo e alla Puglia, la Campania e la Basilicata.
A favore dell'adesione ai referendum è stato, tra gli altri, Ruggiero Mennea, consigliere barlettano del Partito Democratico, che ha dichiarato: «Il provvedimento in discussione non è un atto contro nessuno, ma è a favore della popolazione pugliese, degli addetti ai lavori, dei dipendenti della giustizia che oggi si vedono moltiplicati i costi della giustizia, oltre a quelli dell'edilizia giudiziaria. È stato dimostrato, come ha detto nel merito la risposta della Corte costituzionale, che i costi della giustizia sono aumentati di cinque volte, altro che spending review!".
«Un altro passo in avanti è stato compiuto, un altro ostacolo superato – ha aggiunto il consigliere Franco Pastore - Facendo seguito a quanto espresso dalla Corte costituzionale nelle motivazioni per le quali a gennaio scorso ha bocciato la proposta di referendum abrogativo della riforma della geografia giudiziaria in Italia, con la soppressione dei tribunali minori, oggi il Consiglio regionale pugliese ha approvato i nuovi quesiti. Il "difetto" riscontrato dalla Suprema Corte consisteva nel fatto che l'abrogazione normativa tout court, così come prevista dalla vecchia proposta, avrebbe creato la paralisi dell'ordinamento giudiziario, senza, fra l'altro, consentire al cittadino-elettore di esprimere un giudizio diversificato sulle singole sedi e, nello specifico, su quelle per le quali è prevista la eliminazione. La Puglia, quarta fra le regioni italiane che stanno portando avanti questa battaglia di diritto, a salvaguardia della legalità e della sicurezza dei cittadini, sta mettendo in campo una azione politica importante e di grande significato. Con questa approvazione, la Puglia, dopo e insieme alla Campania, Basilicata e Abruzzo, è in grado di fare emergere la chiara volontà di intervenire per evitare la soppressione dei soli uffici giudiziari interessati dalla riforma».
«La decisione del Consiglio regionale determina una condizione inedita del complesso e contrastato percorso che ha portato anche alla chiusura della sede distaccata del Tribunale di Barletta». E' quanto ha espresso il sindaco di Barletta Pasquale Cascella, intervenuto nella discussione che riguarda anche la città della Disfida. «C'è un nuovo pezzo di strada da compiere prima che diventi operativo il ricorso che la Regione Puglia propone insieme alle Regioni Abruzzo, Sicilia, Campania e Basilicata, per l'avvio delle procedure finalizzate all'abrogazione: il Parlamento, infatti, potrà ancora intervenire e correggere il tanto discusso provvedimento, in modo che risponda effettivamente agli obiettivi di contenimento della spesa ma anche di efficienza del sistema giustizia perseguiti a suo tempo dalla spending review. E' una opportunità che mi auguro sia responsabilmente colta. Barletta - come è stato opportunamente ricordato anche nel dibattito all'Assemblea regionale dei consiglieri del nostro territorio - si è espressa da tempo con coerenza e rigore in tal senso, mettendo comunque a disposizione per finalità giudiziarie una struttura realizzata proprio a tale scopo, considerando l'immobile dell'ex sede distaccata non solo funzionale alla prosecuzione delle attività giudiziarie dell'Ufficio del Giudice di pace ma parte integrante del Tribunale di Trani e, quindi, del pieno ed efficiente esercizio della giustizia nel territorio della Provincia policentrica di cui Barletta è capoluogo insieme a Trani e Andria, città distanziate tra loro da pochi chilometri e con un numero complessivo di abitanti equivalente a quello di una città metropolitana. Una tale soluzione non avrebbe tolto, e non toglierebbe, niente a nessuno. Anzi, consentirebbe di liberare strutture necessarie per una adeguata operatività dello stesso Tribunale di Trani. L'iniziativa referendaria della Regione Puglia dà ora al Governo e al Parlamento l'opportunità di riconsiderare anche questa proposta che potrebbe diventare un buon esempio per una legge che eviti la conta referendaria perché rispettosa degli obbiettivi di funzionalità, di efficienza e di risparmio che vanno comunque perseguiti insieme alla garanzia del presidio di legalità nel territorio».
A favore dell'adesione ai referendum è stato, tra gli altri, Ruggiero Mennea, consigliere barlettano del Partito Democratico, che ha dichiarato: «Il provvedimento in discussione non è un atto contro nessuno, ma è a favore della popolazione pugliese, degli addetti ai lavori, dei dipendenti della giustizia che oggi si vedono moltiplicati i costi della giustizia, oltre a quelli dell'edilizia giudiziaria. È stato dimostrato, come ha detto nel merito la risposta della Corte costituzionale, che i costi della giustizia sono aumentati di cinque volte, altro che spending review!".
«Un altro passo in avanti è stato compiuto, un altro ostacolo superato – ha aggiunto il consigliere Franco Pastore - Facendo seguito a quanto espresso dalla Corte costituzionale nelle motivazioni per le quali a gennaio scorso ha bocciato la proposta di referendum abrogativo della riforma della geografia giudiziaria in Italia, con la soppressione dei tribunali minori, oggi il Consiglio regionale pugliese ha approvato i nuovi quesiti. Il "difetto" riscontrato dalla Suprema Corte consisteva nel fatto che l'abrogazione normativa tout court, così come prevista dalla vecchia proposta, avrebbe creato la paralisi dell'ordinamento giudiziario, senza, fra l'altro, consentire al cittadino-elettore di esprimere un giudizio diversificato sulle singole sedi e, nello specifico, su quelle per le quali è prevista la eliminazione. La Puglia, quarta fra le regioni italiane che stanno portando avanti questa battaglia di diritto, a salvaguardia della legalità e della sicurezza dei cittadini, sta mettendo in campo una azione politica importante e di grande significato. Con questa approvazione, la Puglia, dopo e insieme alla Campania, Basilicata e Abruzzo, è in grado di fare emergere la chiara volontà di intervenire per evitare la soppressione dei soli uffici giudiziari interessati dalla riforma».
«La decisione del Consiglio regionale determina una condizione inedita del complesso e contrastato percorso che ha portato anche alla chiusura della sede distaccata del Tribunale di Barletta». E' quanto ha espresso il sindaco di Barletta Pasquale Cascella, intervenuto nella discussione che riguarda anche la città della Disfida. «C'è un nuovo pezzo di strada da compiere prima che diventi operativo il ricorso che la Regione Puglia propone insieme alle Regioni Abruzzo, Sicilia, Campania e Basilicata, per l'avvio delle procedure finalizzate all'abrogazione: il Parlamento, infatti, potrà ancora intervenire e correggere il tanto discusso provvedimento, in modo che risponda effettivamente agli obiettivi di contenimento della spesa ma anche di efficienza del sistema giustizia perseguiti a suo tempo dalla spending review. E' una opportunità che mi auguro sia responsabilmente colta. Barletta - come è stato opportunamente ricordato anche nel dibattito all'Assemblea regionale dei consiglieri del nostro territorio - si è espressa da tempo con coerenza e rigore in tal senso, mettendo comunque a disposizione per finalità giudiziarie una struttura realizzata proprio a tale scopo, considerando l'immobile dell'ex sede distaccata non solo funzionale alla prosecuzione delle attività giudiziarie dell'Ufficio del Giudice di pace ma parte integrante del Tribunale di Trani e, quindi, del pieno ed efficiente esercizio della giustizia nel territorio della Provincia policentrica di cui Barletta è capoluogo insieme a Trani e Andria, città distanziate tra loro da pochi chilometri e con un numero complessivo di abitanti equivalente a quello di una città metropolitana. Una tale soluzione non avrebbe tolto, e non toglierebbe, niente a nessuno. Anzi, consentirebbe di liberare strutture necessarie per una adeguata operatività dello stesso Tribunale di Trani. L'iniziativa referendaria della Regione Puglia dà ora al Governo e al Parlamento l'opportunità di riconsiderare anche questa proposta che potrebbe diventare un buon esempio per una legge che eviti la conta referendaria perché rispettosa degli obbiettivi di funzionalità, di efficienza e di risparmio che vanno comunque perseguiti insieme alla garanzia del presidio di legalità nel territorio».