Roberto tarantino
Roberto tarantino
La città

Barletta e la Resistenza, ANPI BAT: «Oltre duecento i partigiani barlettani»

Non solo l'eccidio di piazza Caduti, Tarantino: «Sarebbe stato proprio impossibile ricordare anche gli altri protagonisti di quegli eventi?»

«L'Amministrazione comunale attraverso un comunicato stampa, ci fa sapere che quest'anno, in occasione dell'anniversario del settembre 1943, con una "cerimonia sobria e simbolica … saranno commemorati i vigili urbani e i netturbini trucidati dai tedeschi" e che la scelta di "non prevedere cortei e altre deposizioni in altrettanti luoghi simbolo della Resistenza, è avvenuta in coerenza con le norme anti Covid vigenti e in considerazione del preoccupante andamento dei contagi in città". Il comunicato stampa ricorda anche che "… la città rispose all'occupazione anche grazie alla resistenza dei soldati del presidio militare"».

Ad intervenire è il Presidente ANPI BAT, Roberto Tarantino che, in occasione delle celebrazioni dell'anniversario della Resistenza all'occupazione nazista, espone la posizione dell'Associazione Nazionale Partigiani d'Italia sulle scelte dell'amministrazione comunale di Barletta.
«Fino agli anni Novanta ciò che avvenne nella nostra città nel settembre 1943 era esclusivamente legato alla memoria dell'eccidio del Palazzo della Posta e costruito su ricordi personali spesso vaghi e dubbi e dicerie perlopiù infondate o addirittura faziose; ci sono voluti anni di duro lavoro perché fosse ripristinata la verità storica e restituita ai barlettani la reale dimensione degli eventi: l'aggressione della Wehrmacht che attaccò la città per disarmare i soldati del locale Presidio, la Resistenza militare, il sacrificio di 37 dei militari che rimasero al loro posto e difesero la città (a Barletta non ci fu il "tutti a casa"), l'uccisione di 34 civili inermi e innocenti (tra i quali gli 11 vigili e i 2 netturbini).

Gli eventi del settembre 1943, grazie all'impegno ostinato di semplici cittadini, sono entrati a pieno titolo nella Storia nazionale e Barletta è una delle pochissime città italiane insignita di due medaglie d'oro per la Resistenza. Ma ciò, evidentemente, non basta o non ha per tutti lo stesso significato!

E, Barletta, non ha scritto il suo nome nella Storia della Resistenza e della Guerra di Liberazione solo per quanto avvenne nel settembre 1943: sono oltre duecento i partigiani barlettani che hanno combattuto per la libertà in tutta Europa e altrettanti i militari che, deportati nei lager nazisti rifiutarono qualsiasi collaborazione con i nazisti e la Repubblica fascista di Salò e che spesso morirono di stenti, di fame, di freddo, di malattie. Ricordiamo, uno per tutti, Tonino Russo che morì nel lager lazzaretto di Zeithain a soli 23 anni.

È giusto e doveroso il ricordo dei vigili e dei netturbini che, tra i primi in Italia, furono vittime incolpevoli della cieca, spietata violenza nazifascista che si sarebbe abbattuta su tanti innocenti cittadini soprattutto nel centro-nord, così come sarebbe altrettanto giusto e doveroso che quel palazzo fosse finalmente sottratto al degrado e acquisito al patrimonio pubblico; mi chiedo, però, rispettando ogni precauzione dettata dalla necessaria prudenza imposta dal rischio di contagio da covid 19, sarebbe stato proprio impossibile ricordare anche gli altri protagonisti di quegli eventi? Le ragioni che sono alla base della scelta dell'Amministrazione sono state, sono e saranno (a parità di condizioni) rispettate anche in altri contesti? È questa l'unica maniera possibile per onorare le due medaglie d'oro per la Resistenza concesse al Gonfalone della nostra città?

So bene che la Memoria di quegli eventi e di quelle persone non si costruisce e non si tutela solo con le cerimonie, ma servono anche quelle. Soprattutto in questo momento storico, perché le vicende che seguirono la proclamazione dell'armistizio dovrebbero stimolare tutti a riflettere sulle scelte che fecero e sui valori che animarono tanti italiani e, in particolare, quei nostri concittadini: la coerenza, la dignità, il credere in un ideale, il senso di responsabilità, l'anteporre il bene comune a quello personale, il sapersi schierare in modo netto non dalla parte del più forte, il rifiuto di qualsiasi opportunismo, l'amore per la libertà.
  • 12 settembre 1943
  • ANPI
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