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Anniversario nascita Carabinieri, una riflessione di ANPI Bat

La nota firmata da Roberto Tarantino

«Il 5 giugno 2025, il Castello di Barletta ha ospitato la cerimonia per il 211° anniversario della fondazione dell'Arma dei Carabinieri. Il colonnello Massimiliano Galasso, Comandante Provinciale dell'Arma, ha ricordato che «… il castello (di Barletta) è un simbolo di Resistenza, di onore militare, ed è un biglietto da visita della nostra provincia nel mondo». Almeno lui ne è consapevole e lo ha sottolineato». Così il presidente onorario di ANPI Bat, Roberto Tarantino.

«La cerimonia avrebbe potuto rappresentare il momento giusto per rivendicare, con il giusto orgoglio, il contributo dato dalla nostra città e dai Barlettani alla lotta di Liberazione. Ma, per farlo, sarebbe stato necessario conoscere la Storia (anche quella cittadina), aver a cuore la sua divulgazione e riconoscerla come fondamentale per comprendere le nostre vere radici.

Mentre altrove, dopo l'8 settembre 1943, il Regio Esercito si sbandava e si dissolveva, mentre quasi ovunque in Italia e sui diversi fronti di guerra vigeva il "tutti a casa" e il "si salvi chi può", a Barletta i militari presenti in città restavano al proprio posto, disciplinati, ben organizzati e ben comandati per respingere i Tedeschi che volevano «occupare la città e disarmare i soldati italiani», nonostante le poche armi di cui disponevano. Volevano, in poche parole, fare il proprio dovere fino in fondo.

L'episodio di Barletta è stato riconosciuto come uno dei più rilevanti della Resistenza militare italiana, tanto da meritare la Medaglia d'oro al Valor militare, che si aggiunse a quella già concessa al Merito civile.

In quelle ore drammatiche, i nostri concittadini, sparsi in tutta Europa, si trovarono di fronte a una difficile scelta: arrendersi, consegnarsi ai Tedeschi e collaborare con loro per proseguire una guerra sanguinosa, crudele e ingiusta, che avrebbe voluto imporre la dittatura nazista e fascista sull'intero continente, oppure opporsi a questo scellerato progetto.

Settecento militari barlettani finirono nei lager del Terzo Reich e ebbero il coraggio di rifiutare ogni proposta di collaborazione con l'ex alleato tedesco: un decimo di loro non farà mai più ritorno a casa.

Trecento barlettani lottarono nelle diverse formazioni partigiane in Italia e nelle altre nazioni occupate per sconfiggere il mostro: molti di loro morirono inseguendo quel sogno di libertà.

Per ritornare, poi, all'occasione persa lo scorso 5 giugno e alla storia delle decine di carabinieri nati nelle città della BAT (oltre 20 erano barlettani) partigiani e internati nei lager, perché i nostri rappresentanti non ne hanno parlato? Perché si ostinano a ignorare la disponibilità a collaborare sempre offerta dall'ANPI che ha svolto su questi temi ricerche approfondite? Ci considerano "figli di un dio minore"? Le storie degli internati barlettani nei lager nazisti, delle partigiane e dei partigiani non meritano di entrare nella "memoria collettiva" (tanto citata in questi ultimi tempi), di essere additati a esempio, di avere una strada, una piazza, un luogo pubblico che li ricordi? Chi, secondo coloro che hanno il potere di decidere, lo merita?»
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