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Calcio
Sesia: «Il mio un esonero "economico", la stima della gente il premio più bello»
L'ex allenatore del Barletta torna a parlare a tre mesi dall'esonero
Barletta - mercoledì 3 giugno 2015
Rompe il silenzio e traccia bilanci, prospettive, rimpianti e stati d'animo. A 80 giorni dal suo addio alla panchina del Barletta, dettato da un esonero controverso, l'ex allenatore biancorosso Marco Sesia torna a parlare e sceglie i microfoni di BarlettaViva.it per farlo: nelle sue parole amarezza per un'avventura interrotta con 36 punti all'attivo dopo 29 partite, il record di partite utili tra i "pro" e una salvezza quasi conquistata nonostante diverse peripezie extra-campo e voglia di tornare in panchina, anche all'ombra di Eraclio a prescindere dalla categoria.
Marco Sesia, a tre mesi circa dall'esonero cosa sente pensando al Barletta?
«Ricordo prima di tutto la data del 13 marzo, con i tifosi che volevano che restassi. Dopo l'esonero sono stato veramente male, ho avuto anche qualche problemino di salute dettato dallo stress. Sentivo che mi avevano tolto qualcosa che mi ero conquistato con fatica: staccarmi dal gruppo e dalla squadra mi ha fatto male, eravamo a 12 punti sulla zona-playout a nove giornate dal termine. Arrivavamo da una sconfitta ingiusta come quella di Matera, è avvenuto tutto velocemente: ho seguito il Barletta, ma secondo me il campionato del Barletta è finito il 15 marzo, e lo dico alla luce degli avvenimenti successivi, che saranno valutati dagli organi competenti. Per larghi tratti del campionato siamo stati la seconda miglior difesa: vedere la squadra che prende tre gol da Melfi, Lamezia, Salernitana e Ischia, mi ha fatto capire che il mio Barletta non c'era più. I ragazzi hanno di fatto ipotecato la salvezza vincendo con Paganese e Martina Franca, mi dispiace perché avevamo un gruppo di lavoro solido e basato sulla cultura della fatica».
Si è mai spiegato il suo addio? Cosa non ha funzionato?
«A Barletta siamo stati molto bene. Abbiamo avuto un ottimo rapporto con la tifoseria e la stampa, e di questo sono contento: siamo orientati ora anche al futuro, ma chiaramente Barletta non si dimentica. Abbiamo un contratto in essere con la società, abbiamo provato anche a venire incontro al club con la rescissione e l'incentivo all'esodo, ma gli ultimi avvenimenti hanno interrotto un discorso di routine per contratti e varie situazioni. Siamo in attesa di riuscire a capire cosa può succedere. Secondo me quando fai male nel calcio è giusto interrompere un rapporto di lavoro, ma quando fai bene ti vien difficile spiegare un esonero».
Di lei si ricordano anche le lacrime versate in sala stampa il 21 febbraio, dopo lo 0-2 interno contro la Lupa Roma.
«C'è stata anche una strumentalizzazione da parte di qualcuno: erano lacrime di rabbia, dettate dal nervosismo per quanto vissuto in quella settimana. Abbiamo perso una partita che i ragazzi non hanno praticamente giocato: la sconfitta ha fatto esplodere il nervosismo, perdendo contro la Lupa Roma avevamo interrotto un filotto straordinario, con 11 risultati utili di fila. Io ci ho messo tutto, sono stato anche fortunato perché quando abbiamo incassato cinque sconfitte di fila non sono stato esonerato: è stato riconosciuto che la squadra pur perdendo giocava un buon calcio, e devo dire che davanti a tutto questo anche il presidente Perpignano in quel momento non cadde in tentazione per cambiare allenatore, e so che già all'epoca qualcuno gli aveva prospettato situazioni diverse. Oltre a essere stato fortunato, alla fine siamo stati anche bravi nel costruire un gruppo importante, in cui i ragazzi hanno trovato gioia nel fare quel che gli era stato proposto».
Si è sentito tradito da qualcuno?
«Io avevo conosciuto il presidente Perpignano molto bene: gli riconosco il fatto di avermi riportato in Lega Pro dopo due esperienze. Avevo avuto buoni risultati in D e non era semplice promuovermi in una categoria superiore, ha creduto in me. Poi ci sono state delle situazioni nelle quali probabilmente si è persa la bussola: c'erano le messe in mora da pagare, questioni da saldare e forse il presidente si è fatto attirare da facili promesse di persone che comunque alla fine hanno dimostrato quello che effettivamente è stato il loro valore. Io trovo assurde certe situazioni vigenti nel calcio di oggi, sempre più frequenti. Il mio è stato praticamente un esonero economico, lo definirei così. Chi vive di meritocrazia sa quali sono le regole, ma se queste regole vengono sovvertite è difficile tenere botta: ora ci ho messo una pietra sopra e spero che la situazione del Barletta possa avere una via d'uscita. La città merita questa categoria, lo meritano i tifosi che ci hanno sempre sostenuto e ci hanno sempre pungolato in maniera positiva. Hanno avuto una maturità incredibile».
Qual è la più grande emozione a tinte biancorosse?
«Senza dubbio il derby di Foggia con gol di Floriano: ricordo il ritorno in pullman e l'ovazione dei nostri tifosi al "Puttilli". Ci sono anche altre bellissime vittorie, ma credo che in quel caso lì staff e squadra siano entrati nel loro piccolo nella storia del Barletta Calcio. Se a questo aggiungiamo il record di partite utili di fila da quando il Barletta è nei professionisti, allora posso dire che le soddisfazioni sportive sono state tante: mi porto dentro l'affetto di gente che ha riconosciuto i nostri comportamenti e la nostra umiltà, regalandoci brividi e emozioni».
Cosa c'è oggi nell'avvenire di mister Sesia?
«Al momento non ho avuto direttamente alcun contatto. Mi ha telefonato qualche procuratore prospettandomi ipotesi, ma ad oggi direttamente non ho ancora sentito nessuno. Non sono tanto bravo nelle pubbliche relazioni e non ho alcuno sponsor dietro, e questo non paga a volte. Ancora oggi, visto che la situazione è ancora da delineare così come le griglie playoff, credo che nei prossimi 15 giorni qualcosa potrebbe accadere».
E se il futuro del Barletta potesse prevedere nuovamente Marco Sesia in panchina, anche in un'altra categoria, lei sarebbe disponibile al ritorno?
«Io e il mio staff saremmo disponibili a rescindere il contratto vigente per alleggerire il monte-ingaggi e magari rendere la squadra più attraente per nuovi investitori e scegliere in modo più sereno di entrare nel Barletta. Io sono disposto, quando si parla di questi colori, a sedermi immediatamente a un tavolo e trovare soluzioni per generare situazioni positive: per me Barletta è stata una tappa importante della mia carriera e della mia vita. Mi sento ancora oggi con tante persone e con alcuni ho avuto un rapporto che va oltre il calcio, sono amici a tutti gli effetti. Il Barletta è una pelle che sento ancora mia».
(Twitter: @GuerraLuca88)
Marco Sesia, a tre mesi circa dall'esonero cosa sente pensando al Barletta?
«Ricordo prima di tutto la data del 13 marzo, con i tifosi che volevano che restassi. Dopo l'esonero sono stato veramente male, ho avuto anche qualche problemino di salute dettato dallo stress. Sentivo che mi avevano tolto qualcosa che mi ero conquistato con fatica: staccarmi dal gruppo e dalla squadra mi ha fatto male, eravamo a 12 punti sulla zona-playout a nove giornate dal termine. Arrivavamo da una sconfitta ingiusta come quella di Matera, è avvenuto tutto velocemente: ho seguito il Barletta, ma secondo me il campionato del Barletta è finito il 15 marzo, e lo dico alla luce degli avvenimenti successivi, che saranno valutati dagli organi competenti. Per larghi tratti del campionato siamo stati la seconda miglior difesa: vedere la squadra che prende tre gol da Melfi, Lamezia, Salernitana e Ischia, mi ha fatto capire che il mio Barletta non c'era più. I ragazzi hanno di fatto ipotecato la salvezza vincendo con Paganese e Martina Franca, mi dispiace perché avevamo un gruppo di lavoro solido e basato sulla cultura della fatica».
Si è mai spiegato il suo addio? Cosa non ha funzionato?
«A Barletta siamo stati molto bene. Abbiamo avuto un ottimo rapporto con la tifoseria e la stampa, e di questo sono contento: siamo orientati ora anche al futuro, ma chiaramente Barletta non si dimentica. Abbiamo un contratto in essere con la società, abbiamo provato anche a venire incontro al club con la rescissione e l'incentivo all'esodo, ma gli ultimi avvenimenti hanno interrotto un discorso di routine per contratti e varie situazioni. Siamo in attesa di riuscire a capire cosa può succedere. Secondo me quando fai male nel calcio è giusto interrompere un rapporto di lavoro, ma quando fai bene ti vien difficile spiegare un esonero».
Di lei si ricordano anche le lacrime versate in sala stampa il 21 febbraio, dopo lo 0-2 interno contro la Lupa Roma.
«C'è stata anche una strumentalizzazione da parte di qualcuno: erano lacrime di rabbia, dettate dal nervosismo per quanto vissuto in quella settimana. Abbiamo perso una partita che i ragazzi non hanno praticamente giocato: la sconfitta ha fatto esplodere il nervosismo, perdendo contro la Lupa Roma avevamo interrotto un filotto straordinario, con 11 risultati utili di fila. Io ci ho messo tutto, sono stato anche fortunato perché quando abbiamo incassato cinque sconfitte di fila non sono stato esonerato: è stato riconosciuto che la squadra pur perdendo giocava un buon calcio, e devo dire che davanti a tutto questo anche il presidente Perpignano in quel momento non cadde in tentazione per cambiare allenatore, e so che già all'epoca qualcuno gli aveva prospettato situazioni diverse. Oltre a essere stato fortunato, alla fine siamo stati anche bravi nel costruire un gruppo importante, in cui i ragazzi hanno trovato gioia nel fare quel che gli era stato proposto».
Si è sentito tradito da qualcuno?
«Io avevo conosciuto il presidente Perpignano molto bene: gli riconosco il fatto di avermi riportato in Lega Pro dopo due esperienze. Avevo avuto buoni risultati in D e non era semplice promuovermi in una categoria superiore, ha creduto in me. Poi ci sono state delle situazioni nelle quali probabilmente si è persa la bussola: c'erano le messe in mora da pagare, questioni da saldare e forse il presidente si è fatto attirare da facili promesse di persone che comunque alla fine hanno dimostrato quello che effettivamente è stato il loro valore. Io trovo assurde certe situazioni vigenti nel calcio di oggi, sempre più frequenti. Il mio è stato praticamente un esonero economico, lo definirei così. Chi vive di meritocrazia sa quali sono le regole, ma se queste regole vengono sovvertite è difficile tenere botta: ora ci ho messo una pietra sopra e spero che la situazione del Barletta possa avere una via d'uscita. La città merita questa categoria, lo meritano i tifosi che ci hanno sempre sostenuto e ci hanno sempre pungolato in maniera positiva. Hanno avuto una maturità incredibile».
Qual è la più grande emozione a tinte biancorosse?
«Senza dubbio il derby di Foggia con gol di Floriano: ricordo il ritorno in pullman e l'ovazione dei nostri tifosi al "Puttilli". Ci sono anche altre bellissime vittorie, ma credo che in quel caso lì staff e squadra siano entrati nel loro piccolo nella storia del Barletta Calcio. Se a questo aggiungiamo il record di partite utili di fila da quando il Barletta è nei professionisti, allora posso dire che le soddisfazioni sportive sono state tante: mi porto dentro l'affetto di gente che ha riconosciuto i nostri comportamenti e la nostra umiltà, regalandoci brividi e emozioni».
Cosa c'è oggi nell'avvenire di mister Sesia?
«Al momento non ho avuto direttamente alcun contatto. Mi ha telefonato qualche procuratore prospettandomi ipotesi, ma ad oggi direttamente non ho ancora sentito nessuno. Non sono tanto bravo nelle pubbliche relazioni e non ho alcuno sponsor dietro, e questo non paga a volte. Ancora oggi, visto che la situazione è ancora da delineare così come le griglie playoff, credo che nei prossimi 15 giorni qualcosa potrebbe accadere».
E se il futuro del Barletta potesse prevedere nuovamente Marco Sesia in panchina, anche in un'altra categoria, lei sarebbe disponibile al ritorno?
«Io e il mio staff saremmo disponibili a rescindere il contratto vigente per alleggerire il monte-ingaggi e magari rendere la squadra più attraente per nuovi investitori e scegliere in modo più sereno di entrare nel Barletta. Io sono disposto, quando si parla di questi colori, a sedermi immediatamente a un tavolo e trovare soluzioni per generare situazioni positive: per me Barletta è stata una tappa importante della mia carriera e della mia vita. Mi sento ancora oggi con tante persone e con alcuni ho avuto un rapporto che va oltre il calcio, sono amici a tutti gli effetti. Il Barletta è una pelle che sento ancora mia».
(Twitter: @GuerraLuca88)
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