Vito Incantalupo Ruggiero Gargano
Vito Incantalupo Ruggiero Gargano
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Ruggiero Gargano & Vito Incantalupo: intervista doppia

Le parole di passato e futuro dell'atletica barlettana

Mettere a confronto passato e presente dell'atletica barlettana. Noi di Barlettalife l'abbiamo fatto martedì 14 giugno, con una esclusiva intervista doppia a Ruggiero Gargano, astro dell'atletica barlettana a livello giovanile negli anni '80, prematuramente ritiratosi dall'attività agonistica, e Vito Incantalupo, diciottenne rampante che la critica sta elevando al ruolo di nuovo "Pietro Mennea". I due sono legati da un record, quello sui 400 metri piani nella categoria Juniores regionali, che era detenuto da Gargano dal 1988 e che Incantalupo ha battuto a 23 anni di distanza. Un passaggio di testimone tra concittadini: di questo e altro si è parlato nell'intervista, tenutasi nel salotto di casa-Gargano:


1) E' d'uopo parlare della questione-"Puttilli". Come state vivendo la querelle che interessa lo sport barlettano?

G: Credo che questa situazione si sia incancrenita negli anni, andava risolta già qualche anno fa, qjuadno con il Prof. Francesco Montenero iniziammo a capire che la pista era obsoleta e proponemmo al comune lavori di manutenzione con l'allestimento di un campo-scuola; l'idea fu inoltrata al sindaco Salerno, però non se ne fece niente. Credo che la soluzione migliore sia quella di costruire un campo-scuola per separare le due discipline e non pestarsi i piedi reciprocamente.

I: Sinceramente giovedì (oggi per chi legge, ndr) parto per i campionati italiani di Bressanone, società e compagni stanno cercando di coinvolgere la mia mente il meno possibile in questa questione. Per quel poco che mi permettono di pensare, i tifosi barlettani non conoscono la situazione effettiva, ma parlano per presunte conoscenze che non sono vere. Ad esempio dicono che la pista non è regolare, cosa assolutamente falsa. Spero di ottenere un buon risultato ai campionati italiani per onorare il nome di Barletta e far vedere i frutti dell'allenamento su quella pista.

2) Come è nata in voi la passione per l'atletica?

G: Io appartengo a una generazione diversa rispetto a Vito; ai tempi miei si cresceva per strada giocando a calcio, io sinceramente non ero un gran calciatore ma correvo più veloce degli altri. Mio padre, amico d'infanzia del prof. Ruggiero Mascolo mi presentò a lui e grazie a lui ho fatto buone prove cronometriche. Così è nata la passione per questo sport, ho iniziato nel 1983 a 13 anni e ho smesso nel 1989 fino al secondo anno juniores. All'epoca non c'era la categoria promesse.

I: Anch'io giocavo a calcio a buoni livelli, sono stato anche capitano di 2 squadre diverse più per la mia stazza che per la tecnica. Con la scuola e i Giochi Sportivi Studenteschi sono stato avviato al salto in lungo, nel quale alla prima gara arrivai secondo nel 2007 dopo il campione federale. Il giudice di gara era il prof. Francesco Montenero, il quale mi chiese a quale scuola mi fossi iscritto: gli dissi che avevo intenzione di frequentare l'Istituto Alberghiero e lui mi consigliò, senza insistere più di tanto, di iscrivermi al Liceo Scientifico perchè una volta lì mi avrebbe allenato lui. Sinceramente all'inizio ero titubante, ma quelle parole mi convinsero e decisi di cambiare scuola il giorno stesso. La mia prima ora di lezione nel Liceo Scientifico fu proprio con il prof. Montenero il quale iniziò a farmi fare attività sportiva, prima con la corsa campestre, ma fu con l'apertuta della stagione in pista che iniziarono gli allenamenti più "severi"; sin dai primi allenamenti promettevo bene.

3) Ruggiero, cosa hai provato quando hai saputo che il tuo record era stato superato? Vito, come hai vissuto questo "traguardo"?

G: Già dallo scorso anno, il sorpasso era nell'aria. Il mio sogno era di vederlo battuto da mio figlio Giuseppe, però sono contento che l'abbia fatto un barlettano seguito ed allenato da uno dei miei migliori amici . Sicuramente Vito ritoccherà questo record, e penso che riuscirà a farsi valere in ambito nazionale. Raggiungerà risultati molto più importanti e mi auguro che lui continui e che la pista gli sia favorevole.

I: Sono stato felicissimo, anche se a essere onesto, più che per il record regionale (47:08), ero felice di scendere elettronicamente sotto i 48 secondi, ossia il minimo per i Campionati Europei. L'esperienza in Nazionale, si sa, ti infiamma, ti entusiasma. Non ho mai concluso un anno senza stabilire record regionali, è stata una grande soddisfazione, spero di ripetermi più volte.

4) Quante ore al giorno dura/durava il vostro allenamento?

G: Gli anni più intensi della mia attività furono dal 1985 al 1989, mi allenavo con una media di 3 ore al giorno più 2 mattine a Barletta. Poi ho fatto diversi raduni federali a Formia, 10 giorni ogni 2 mesi, in cui ci allenavamo mattina e pomeriggio tra palestra e pista. Dipendeva dai periodi dell'anno. A Formia sostenevo allenamenti anche di 5-6 ore al giorno.

I: Orientativamente durano fino a un massimo di 2 ore e mezza al giorno. Quando vengo convocato per qualche raduno, dove l'allenamento è bigiornaliero, sinceramente non ci siamo mai allenati più di 3 ore a seduta. Dopo la fine di questa stagione, dovremo cominciare a ragionare, oltre che in ottica Junior, anche in ottica Senior, intensificando tempi, qualità e quantità di lavoro in pista.

5) In cosa è cambiata l'atletica, secondo il vostro vissuto o quanto vi hanno raccontato, oggi rispetto a 20 anni fa?

G: Credo che non sia cambiata molto; l'atletica vissuta da me era fatta a livello giovanile, quasi come un hobby più che uno sport fatto in maniera professionale; oggi sono cambiate le tecniche di allenamento alla luce dell'evoluzione delle scienze motorie, ma non credo che vi siano sostanziali differenze. Probabilmente a livelli Pro ci si allena con tecniche maggiormente avanzate, studi sul campo. Credo che l'atletica che ho vissuto io sia più o meno la stessa che loro affrontano oggi.

I: Tra racconti e libri, come quelli scritti da Pietro Mennea, ho avuto modo di notare che prima c'era maggiore entusiasmo a Barletta, soprattutto grazie al fenomeno Mennea che prima invogliava maggiormente media e atleti allo sport. Oggi l'atletica svolge un ruolo irrilevante nello sport italiano, manca un campione che faccia da traino. Un campione di questo calibro poteva esserlo Andrew Howe, che però ultimamente a causa di infortuni non rende molto. Sento molti che vorrebbero avvicinarsi per il fenomeno-Bolt, che ci sta dando una mano sotto questo punto di vista per la copertura televisiva e giornalistica che porta.

6) Qual è stato il vostro modello?

G: Il mio mito è stato Pietro Mennea, che quando ho iniziato a praticare atletica aveva fatto il record del mondo da 4 anni e aveva portato a casa la vittoria dagli Europei di Mosca 3 anni prima, però appariva irraggiungibile. Ho avuto anche modo di allenarmi con lui: il mio vero modello è stato Michele Di Pace, bronzo Europeo Indoor nell'82 sui 200 metri, è un atleta dalle qualità straordinarie che per varie vicissitudini non ha potuto allenarsi al massimo. Per me da ragazzino allenarmi con lui era quasi un sogno. Ho corso in 2 gare con lui, una sui 150 mt a Molfetta e una sui 200 mt a Salerno, in cui lui andò davvero veloce. Con Di Pace potevo perlomeno confrontarmi ogni giorno sul campo.

I: Inizialmente, non avevo riferimenti, Pensavo solo a migliorarmi e far conoscere il mio nome, di Mennea mi parlavano molto poco e solo ora che sono cresciuto comincio a pensare che l'abbiano fatto per evitarmi paragoni pesanti, però ultimamente avendo avuto modo di conoscere di persona e tramite libri Pietro, ho capito che è un vero modelllo da imitare. Mi auguro di fare almeno la metà di quello che è riuscito a fare lui, sarebbe un sogno che si realizza.

7) Quale campione di atletica apprezzate maggiormente oggi?

G: Mi prendi in contropiede, a me piace molto Antonietta Di Martino, una saltatrice che con un fisico non scultoreo e qualità non eccelse ha grinta e intensità di lavoro con cui raggiunge risultati incredibile, ha superato abbondantemente i 2 mt di salto. Mi è sempre piaciuto l'approccio alla gara e la grinta che ha.

I: Anche io sono colto in contropiede, cercavo anch'io di non avere idoli precedentemente. Fino a qualche anno fa ero un grandissimo tifoso di Nicola Cascella, lo sentivo vicino essendo lui barlettano e vedevo la fatica che faceva sul campo. Ora purtroppo Nicola ha smesso di correre e non ho altri campioni che apprezzo.

8) Siamo giunti al termine di questa "particolare" intervista". Un saluto ai lettori di Barlettalife...

G: Ai lettori di Barlettalife posso suggerire di continuare a mantenersi informati sulle vicende sportive seguendo il vostro bellissimo portale, e di sostenere maggiormente l'atletica tanto per il passato importantissimo della nostra città con Mennea, Di Pace, Cascella, quanto per il futuro, considerato che annoveriamo talenti del calibro Vito e Veronica Inglese che possono assicurare tantissime soddisfazioni. Il calcio va bene seguirlo e sostenerlo, speriamo che il Barletta arrivi in B, ma non dimentichiamo l'atletica che in scala ha dato molte più soddisfazioni alla nostra città rispetto al calcio.

I: Saluto i lettori e gli amici di Barlettalife chiedendo di informarsi su quello che è il movimento sportivo globale barlettano: non c'è solo il calcio ma ci sono anche grosse realtà sportive che utilizzano la pista come strumento per la preparazione invernale. Spero che questo sia un arrivederci con la vostra testata, e di stabilire nuovi record e primati che mi portino all'onore delle cronache.

E noi ringraziamo Ruggiero per la cordialità e la disponibilità, mentre a Vito facciamo un grosso in bocca al lupo per i Campionati Italiani di Bressanone, in programma dal 17 giugno, ai quali parteciperà.
10 fotoIntervista a Vito Incantalupo e Ruggiero Gargano
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