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Altri sport
Mascolo: «ll ricordo di Pietro mi commuove, bisogna dedicargli un centro federale»
L'ex allenatore di Mennea tra passato e speranze future
Barletta - venerdì 21 marzo 2014
Un solitario vero, che brillava di luce propria. Questo era Pietro Paolo Mennea, campionissimo barlettano di atletica leggera, detentore per lunghi anni di diversi record su scala mondiale: tanto spesso dimenticato in vita, quanto omaggiato post-mortem, questo è stato il suo destino. Pietro è stato sempre un'icona per Barletta, eppure è stato forse veramente onorato dalla sua città solo dopo la sua scomparsa, avvenuta lo scorso 21 marzo. Oggi, a un anno di distanza dalla scomparsa, Barletta lo ricorderà con manifestazioni sportive e l'intitolazione di "Litoranea di Ponente" all'area genericamente conosciuta come "litoranea di Ponente" - da via Cristoforo Colombo a via Antonio Violante, verso via Foggia. Barlettalife ha intervistato il professor Francesco Mascolo, primo allenatore di Pietro Mennea, suo maestro di ginnastica, suo curatore tecnico, suo supporter morale.
Professor Mascolo, un anno da quel maledetto 21 marzo. Come ricorda in privato Pietro Mennea?
«Il ricordo di Pietro mi commuove: non poterlo sentire è una mancanza che mi intristisce, lui non amava i pietismi e ha sempre dimostrato grande forza d'animo nello sport, come nei rapporti interpersonali. Il mio dispiacere è che non ci sia stato un ricordo religioso o una messa a suffragio. Pietro era molto fedele, trovava tanta forza nella fede. Dopo la messa si sarebbe potuto pensare alla serie di eventi che si terranno oggi. Questo è un dato di cui quasi nessuno ha parlato, a me piacerebbe tanto realizzare un ricordo religioso e privato in tal senso. Questo è un grande piccolo dolore da parte mia. In passato insieme siamo stati in tanti luoghi religiosi. Con questo non voglio creare assolutamente polemiche, ma è un'annotazione che va fatta».
Cosa manca a Barletta per ricordare in maniera ancora più efficace Mennea?
«Serve una commissione o un comitato per creare a Barletta una scuola di atletica leggera come a Formia. Personalmente ho provato a sentire i vertici della Fidal e del Coni oltre agli stessi dirigenti di Formia. Quello è un college dal quale prendere esempio, ed è un peccato che tanti barlettani, ma anche tanti pugliesi, debbano andare via per allenarsi al meglio. Questo deve essere un richiamo anche per le nuove leve pugliesi: veniamo qui tutti a svernare poi. Formia è famosa anche per il college, che dà lustro alla città. Ho fatto realizzare il gemellaggio Formia-Barletta anche per questo, ma sin qui a poco è servito: spero che l'idea ora possa essere rilanciata».
Oggi i ricordi saranno suddivisi tra viale Giannone e la Litoranea di Ponente: è lì che si racchiudono le radici del fenomeno-Mennea?
«Sono contento dell'intitolazione, anche se mi sarebbe piaciuto anche leggere di una via maggiormente centrale dedicata alla memoria di Pietro. Ho tanti ricordi degli allenamenti con Pietro, anche se in realtà abbiamo lavorato molto spesso anche sulla Litoranea di Levante. Entrambi i litorali per me hanno un ricordo magico. Avemmo questo intuito di lavorare sul bagnasciuga, dato che era stato portato come innovazione dagli atleti della nazionale francese. Sulla sabbia bagnata si ha un rafforzamento del fisico in maniera aerobica, ecco la novità».
Cosa ha lasciato Pietro Mennea a Barletta? E cosa devono portare i barlettani in sè della "Freccia del Sud"?
«Pietro ha sempre sentito dal cuore la propensione per il sociale e ha combattuto con ardore il degradante fenomeno sportivo del doping. Ha sempre reputato più gratificante una sconfitta accidentale di una vittoria favorita dall'assunzione di farmaci. Questo insegnamento è stato recepito dai giovani che praticano sport con e per passione; il problema, qui a Barletta, è la negligenza che si ha per i talenti, sempre più trascurati e meno incentivati. E' per questo che la creazione di un centro federale diventa ancora più importante. La passione, la volontà, gli atleti ci sono, serve mettere in atto gli intenti».
(Twitter: @GuerraLuca88)
Professor Mascolo, un anno da quel maledetto 21 marzo. Come ricorda in privato Pietro Mennea?
«Il ricordo di Pietro mi commuove: non poterlo sentire è una mancanza che mi intristisce, lui non amava i pietismi e ha sempre dimostrato grande forza d'animo nello sport, come nei rapporti interpersonali. Il mio dispiacere è che non ci sia stato un ricordo religioso o una messa a suffragio. Pietro era molto fedele, trovava tanta forza nella fede. Dopo la messa si sarebbe potuto pensare alla serie di eventi che si terranno oggi. Questo è un dato di cui quasi nessuno ha parlato, a me piacerebbe tanto realizzare un ricordo religioso e privato in tal senso. Questo è un grande piccolo dolore da parte mia. In passato insieme siamo stati in tanti luoghi religiosi. Con questo non voglio creare assolutamente polemiche, ma è un'annotazione che va fatta».
Cosa manca a Barletta per ricordare in maniera ancora più efficace Mennea?
«Serve una commissione o un comitato per creare a Barletta una scuola di atletica leggera come a Formia. Personalmente ho provato a sentire i vertici della Fidal e del Coni oltre agli stessi dirigenti di Formia. Quello è un college dal quale prendere esempio, ed è un peccato che tanti barlettani, ma anche tanti pugliesi, debbano andare via per allenarsi al meglio. Questo deve essere un richiamo anche per le nuove leve pugliesi: veniamo qui tutti a svernare poi. Formia è famosa anche per il college, che dà lustro alla città. Ho fatto realizzare il gemellaggio Formia-Barletta anche per questo, ma sin qui a poco è servito: spero che l'idea ora possa essere rilanciata».
Oggi i ricordi saranno suddivisi tra viale Giannone e la Litoranea di Ponente: è lì che si racchiudono le radici del fenomeno-Mennea?
«Sono contento dell'intitolazione, anche se mi sarebbe piaciuto anche leggere di una via maggiormente centrale dedicata alla memoria di Pietro. Ho tanti ricordi degli allenamenti con Pietro, anche se in realtà abbiamo lavorato molto spesso anche sulla Litoranea di Levante. Entrambi i litorali per me hanno un ricordo magico. Avemmo questo intuito di lavorare sul bagnasciuga, dato che era stato portato come innovazione dagli atleti della nazionale francese. Sulla sabbia bagnata si ha un rafforzamento del fisico in maniera aerobica, ecco la novità».
Cosa ha lasciato Pietro Mennea a Barletta? E cosa devono portare i barlettani in sè della "Freccia del Sud"?
«Pietro ha sempre sentito dal cuore la propensione per il sociale e ha combattuto con ardore il degradante fenomeno sportivo del doping. Ha sempre reputato più gratificante una sconfitta accidentale di una vittoria favorita dall'assunzione di farmaci. Questo insegnamento è stato recepito dai giovani che praticano sport con e per passione; il problema, qui a Barletta, è la negligenza che si ha per i talenti, sempre più trascurati e meno incentivati. E' per questo che la creazione di un centro federale diventa ancora più importante. La passione, la volontà, gli atleti ci sono, serve mettere in atto gli intenti».
(Twitter: @GuerraLuca88)
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