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Calcio
Luca Liverani: «A Barletta tre anni splendidi, quest'annata non doveva finire così»
Il portierone biancorosso e le nubi sul futuro
Barletta - martedì 9 giugno 2015
Tre anni in biancorosso, 82 presenze totalizzate nella terza serie del calcio italiano, due salvezze conquistate sul campo, tante emozioni e un finale amaro. Luca Liverani, nonostante i suoi soli 26 anni, è un veterano del Barletta Calcio, legato al club di via Vittorio Veneto da contratto fino a giugno 2016 e apprezzato da diversi club di cadetteria per l'annata che verrà: a giorni diventerà papà («Un nuovo acquisto in famiglia» scherza lui) e ai microfoni di BarlettaViva.it, l'estremo difensore romagnolo si racconta tra bilanci e futuro.
Luca, è il momento più complicato da quando sei al Barletta?
«Sicuramente, pensa che se avessi bisogno di parlare con qualcuno della società per ogni cosa, ora non saprei a chi far riferimento. Non vedo via d'uscita, non ho la più pallida idea di come andrà a finire»
Si può dire che non hai avuto più alcun contatto con la dirigenza dalla fine del campionato, risalente a un mese fa?
«In pratica no, personalmente no ma da quanto ho capito è successo lo stesso agli altri».
Avete vissuto un'annata particolare: il via in pompa magna in Piazza Caduti, la salvezza, tanti imprevisti e un finale nell'indifferenza.
«Infatti credo che siamo partiti con una splendida presentazione e una piazza caldissima, poi la gente ci è stata vicina durante l'intera annata, sia quando le cose non andavano bene sul campo, sia quando sono andate bene. Quest'annata non doveva finire così come è finita. I presupposti nostri e della piazza erano positivi: finire così non ha senso».
E' stata un'annata di record positivi sul campo e negativi fuori.
«Esatto, ma nonostante i punti di penalizzazione ci siamo salvati. A livello di squadra e staff abbiamo dato tutto quello che potevamo, poi finire la stagione nell'incertezza assoluta è assurdo. Io ho un altro anno di contratto a Barletta, ma non so che cosa succederà».
Ti sei confermato anche in questo campionato: ti senti un pezzo pregiato sul mercato?
«Spero di aver lavorato bene, qualcosa si è mosso sul piano degli interessamenti, ma senza fretta: l'ho detto anche al mio entourage, il mese di giugno sarà dedicato al mio erede che tra pochi giorni nascerà».
Tre anni a Barletta, iniziati in panchina e terminati da protagonista: che bilancio puoi tracciare?
«Sinceramente devo ringraziare soprattutto il mio preparatore, Borla. Quest'anno mi ha aiutato a crescere tanto sotto l'aspetto mentale, nella capacità di crescere. Devo ringraziare i miei compagni, è stato uno spogliatoio da serie A, sempre sul pezzo fino alla salvezza. Sono contento anche di aver visto esordire Francesco (De Martino, ndr) e Matteo (Buiatti, ndr), sono stati sempre seri e meritavano di vedere il campo».
Qual è stato il momento più bello della stagione?
«Direi il record di risultati utili consecutivi fatti dal Barletta, ma alla pari con il raggiungimento della salvezza. Il momento più brutto è invece stato l'esonero di mister Sesia e dell'intero staff tecnico, senza nulla togliere a chi l'ha seguito: quello che avevamo vissuto con lo staff di Sesia è stata un'altra cosa».
Fa male vedere il nome del Barletta nell'inchiesta Dirty Soccer?
«Fa male vedere il calcio ancora associato alle scommesse, ci fa capire quanto i soldi ancora comandino tutti. Credo sia una piaga dalla quale sarà difficile uscire per il mondo del pallone italiano, almeno fino a che non si applicano punizioni severe per i colpevoli acclarati. E' una cosa bruttissima per ogni sportivo».
Probabilmente la partita contro il Foggia del 3 maggio è stata la tua ultima apparizione in biancorosso. Guardandoti indietro, che messaggio vuoi lasciare ai tifosi barlettani?
«La gente di Barletta è speciale, posso solo dirle grazie. Sono stato bene dentro e fuori dal campo: è un pubblico che merita il professionismo e mi auguro il meglio per loro e per il Barletta Calcio. E' una piazza importante, non può fare la fine che si rischia in serie D o in Eccellenza. Loro sono la parte bella del calcio, meritano il meglio».
(Twitter: @GuerraLuca88)
Luca, è il momento più complicato da quando sei al Barletta?
«Sicuramente, pensa che se avessi bisogno di parlare con qualcuno della società per ogni cosa, ora non saprei a chi far riferimento. Non vedo via d'uscita, non ho la più pallida idea di come andrà a finire»
Si può dire che non hai avuto più alcun contatto con la dirigenza dalla fine del campionato, risalente a un mese fa?
«In pratica no, personalmente no ma da quanto ho capito è successo lo stesso agli altri».
Avete vissuto un'annata particolare: il via in pompa magna in Piazza Caduti, la salvezza, tanti imprevisti e un finale nell'indifferenza.
«Infatti credo che siamo partiti con una splendida presentazione e una piazza caldissima, poi la gente ci è stata vicina durante l'intera annata, sia quando le cose non andavano bene sul campo, sia quando sono andate bene. Quest'annata non doveva finire così come è finita. I presupposti nostri e della piazza erano positivi: finire così non ha senso».
E' stata un'annata di record positivi sul campo e negativi fuori.
«Esatto, ma nonostante i punti di penalizzazione ci siamo salvati. A livello di squadra e staff abbiamo dato tutto quello che potevamo, poi finire la stagione nell'incertezza assoluta è assurdo. Io ho un altro anno di contratto a Barletta, ma non so che cosa succederà».
Ti sei confermato anche in questo campionato: ti senti un pezzo pregiato sul mercato?
«Spero di aver lavorato bene, qualcosa si è mosso sul piano degli interessamenti, ma senza fretta: l'ho detto anche al mio entourage, il mese di giugno sarà dedicato al mio erede che tra pochi giorni nascerà».
Tre anni a Barletta, iniziati in panchina e terminati da protagonista: che bilancio puoi tracciare?
«Sinceramente devo ringraziare soprattutto il mio preparatore, Borla. Quest'anno mi ha aiutato a crescere tanto sotto l'aspetto mentale, nella capacità di crescere. Devo ringraziare i miei compagni, è stato uno spogliatoio da serie A, sempre sul pezzo fino alla salvezza. Sono contento anche di aver visto esordire Francesco (De Martino, ndr) e Matteo (Buiatti, ndr), sono stati sempre seri e meritavano di vedere il campo».
Qual è stato il momento più bello della stagione?
«Direi il record di risultati utili consecutivi fatti dal Barletta, ma alla pari con il raggiungimento della salvezza. Il momento più brutto è invece stato l'esonero di mister Sesia e dell'intero staff tecnico, senza nulla togliere a chi l'ha seguito: quello che avevamo vissuto con lo staff di Sesia è stata un'altra cosa».
Fa male vedere il nome del Barletta nell'inchiesta Dirty Soccer?
«Fa male vedere il calcio ancora associato alle scommesse, ci fa capire quanto i soldi ancora comandino tutti. Credo sia una piaga dalla quale sarà difficile uscire per il mondo del pallone italiano, almeno fino a che non si applicano punizioni severe per i colpevoli acclarati. E' una cosa bruttissima per ogni sportivo».
Probabilmente la partita contro il Foggia del 3 maggio è stata la tua ultima apparizione in biancorosso. Guardandoti indietro, che messaggio vuoi lasciare ai tifosi barlettani?
«La gente di Barletta è speciale, posso solo dirle grazie. Sono stato bene dentro e fuori dal campo: è un pubblico che merita il professionismo e mi auguro il meglio per loro e per il Barletta Calcio. E' una piazza importante, non può fare la fine che si rischia in serie D o in Eccellenza. Loro sono la parte bella del calcio, meritano il meglio».
(Twitter: @GuerraLuca88)
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