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Calcio
Lettera di un tifoso medio al presidente del Barletta Perpignano
«Il suo sogno si è trasformato nel nostro incubo»
Barletta - martedì 17 febbraio 2015
17.42
Dopo i recenti accadimenti che hanno profondamente scosso via Vittorio Veneto, pubblichiamo integralmente una lettera di un tifoso medio biancorosso indirizzata al primo dirigente del club biancorosso e portatrice di tanti sogni, speranze e delusioni, probabilmente condivise dall'intera piazza. L'indirizzo non può essere altro che al presidente del Barletta Calcio Giuseppe Perpignano.
«Gentilissimo Presidente – o forse è meglio evitare il gentilissimo –»
«Partiamo dall'inizio, dall'origine di questa sua avventura a Barletta. Quando la trattativa tra lei e Roberto Tatò andò a buon fine, in un ventoso pomeriggio di giugno, tutto il popolo biancorosso l'ha accolta come era giusto accogliere chi ha scritto un'altra pagina del Barletta Calcio. Il nostro entusiasmo non le è mai mancato. Non possiamo dimenticare il giorno della presentazione. Tutti abbiamo gridato in alto il nome del nostro Barletta, certi che la sua avventura, che la nostra avventura potesse proseguire. Certo, le difficoltà, ovviamente, fanno parte della vita calcistica di ogni presidente. Nessuno pensava, però, che la sua esperienza potesse durare così poco, che al minimo ostacolo si tirasse indietro. Le abbiamo sempre creduto, presidente, anche quando la stampa aveva insinuato qualcosa, anche quando qualche pulce era arrivata alle nostre orecchie. Bastava andare in giro per la città, presidente, per capire che qualcosa non andava. Mettere la polvere sotto il tappeto non è servito a nulla, convocare conferenze stampa - rassicuranti a suo dire – non è servito a nulla. Ha preferito dire menzogne, invece di raccontarci tutta la verità».
«Ci ha detto che avremmo preso una penalizzazione "per il bene del Barletta", ci ha promesso che il 16 febbraio tutto si sarebbe sistemato. Come era giusto fare, le era stata concessa fiducia a tempo, nonostante le sue contraddizioni. In fondo ai nostri cuori da tifosi, tutti speravamo che quanto accaduto ieri non si verificasse mai. E invece, eccoci qui, a vivere il giorno successivo alla pagina più brutta della storia del Barletta Calcio. Una pagina che lei ha scritto, quasi come se, quando ha acquistato il Barletta, non potesse prevedere certe spese, certe difficoltà. Barletta ha una storia. Questa maglia, i colori biancorossi, hanno una storia. Non si può mancare di rispetto ad un'intera città in questo modo. Ora basta. È arrivato il momento di cambiare registro, di fare quello che è giusto per non far scomparire il Barletta, per non abbandonare la squadra al suo destino. Il giocattolo sul campo non si è ancora rotto, per fortuna, soprattutto grazie ad un gruppo, a 30 uomini che prima di essere gente di calcio hanno dimostrato di avere gli attributi, di amare la maglia, di assumersi le proprie responsabilità. Tutto questo, presidente, non possiamo dirlo nei suoi confronti. Credevamo che amasse Barletta, ma il suo sogno si è trasformato nel nostro incubo».
«Gentilissimo Presidente – o forse è meglio evitare il gentilissimo –»
«Partiamo dall'inizio, dall'origine di questa sua avventura a Barletta. Quando la trattativa tra lei e Roberto Tatò andò a buon fine, in un ventoso pomeriggio di giugno, tutto il popolo biancorosso l'ha accolta come era giusto accogliere chi ha scritto un'altra pagina del Barletta Calcio. Il nostro entusiasmo non le è mai mancato. Non possiamo dimenticare il giorno della presentazione. Tutti abbiamo gridato in alto il nome del nostro Barletta, certi che la sua avventura, che la nostra avventura potesse proseguire. Certo, le difficoltà, ovviamente, fanno parte della vita calcistica di ogni presidente. Nessuno pensava, però, che la sua esperienza potesse durare così poco, che al minimo ostacolo si tirasse indietro. Le abbiamo sempre creduto, presidente, anche quando la stampa aveva insinuato qualcosa, anche quando qualche pulce era arrivata alle nostre orecchie. Bastava andare in giro per la città, presidente, per capire che qualcosa non andava. Mettere la polvere sotto il tappeto non è servito a nulla, convocare conferenze stampa - rassicuranti a suo dire – non è servito a nulla. Ha preferito dire menzogne, invece di raccontarci tutta la verità».
«Ci ha detto che avremmo preso una penalizzazione "per il bene del Barletta", ci ha promesso che il 16 febbraio tutto si sarebbe sistemato. Come era giusto fare, le era stata concessa fiducia a tempo, nonostante le sue contraddizioni. In fondo ai nostri cuori da tifosi, tutti speravamo che quanto accaduto ieri non si verificasse mai. E invece, eccoci qui, a vivere il giorno successivo alla pagina più brutta della storia del Barletta Calcio. Una pagina che lei ha scritto, quasi come se, quando ha acquistato il Barletta, non potesse prevedere certe spese, certe difficoltà. Barletta ha una storia. Questa maglia, i colori biancorossi, hanno una storia. Non si può mancare di rispetto ad un'intera città in questo modo. Ora basta. È arrivato il momento di cambiare registro, di fare quello che è giusto per non far scomparire il Barletta, per non abbandonare la squadra al suo destino. Il giocattolo sul campo non si è ancora rotto, per fortuna, soprattutto grazie ad un gruppo, a 30 uomini che prima di essere gente di calcio hanno dimostrato di avere gli attributi, di amare la maglia, di assumersi le proprie responsabilità. Tutto questo, presidente, non possiamo dirlo nei suoi confronti. Credevamo che amasse Barletta, ma il suo sogno si è trasformato nel nostro incubo».
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