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Calcio
La carica della curva Nord, il cuore di Sesia: Barletta non vuole mollare
Pomeriggio di emozioni per un popolo che non vuole arrendersi
Barletta - domenica 22 febbraio 2015
"L'unica cosa che posso dire è che io sarò qui fino all'8 maggio a combattere contro tutto e tutti, io non mollo niente. Se dovrò morire, morirò con tutti. Qui abbiamo lasciato il cuore e ve lo dico con un briciolo di commozione". Non si può, non partire da queste parole cariche di emozione e di amore per descrivere il pomeriggio del popolo biancorosso. Quanto affermato dal mister racchiude in pieno il significato ed il sentimento di tutto l'ambiente che si è stretto attorno alla squadra e che non vuole arrendersi alle avversità, che non vuole rassegnarsi ad un futuro che, per ora, non promette nulla di buono. Ma riavvolgiamo il nastro e partiamo da principio.
Già da poco prima che le squadre scendano in campo sugli spalti si respira un'aria particolare. La partita, passa inevitabilmente in secondo piano, si discute di quale sarà il futuro e di che fine abbia fatto Perpignano. C'è chi dice che sia a Barletta, c'è chi dice che sia andato via, c'è chi dice che a breve si dimetterà e chi invece lo attende addirittura allo stadio. Il clima è teso, carico di curiosità e preoccupazione. Trascorrono i minuti, si avvicinano le 16 ma, l'uomo di Genova non si presenta. La curva, dal canto suo, decide di mettere subito le cose in chiaro: "Il Barletta ai barlettani", eloquente è il contenuto dello striscione che campeggia davanti al cuore del tifo biancorosso.
Ecco che arriva il momento per le squadre di entrare in campo: non appena i ragazzi in biancorosso fanno capolino dal tunnel degli spogliatoi, lo stadio intero si alza e si produce in un fragoroso applauso. Dopo il minuto di silenzio per ricordare il compianto Nicola Italia, pezzo di storia e di gloria del Barletta che fu, ha inizio il match. I biancorossi quasi come fossero dotati di un anima e volessero scagliarsi contro le avversità, partono in maniera fragorosa, sospinti da uno stadio bollente. La Curva Nord, sprona i ragazzi ed esprime nuovamente il suo disappunto con un altro eloquente striscione: "Le tue promesse, la tua spavalderia, sei solo un pezzo di merda, vattene via". In campo, intanto il gol non arriva, anzi arriva dalla parte sbagliata, si va in svantaggio. Il primo tempo finisce 0-1, sugli spalti si bisbiglia ancora, si pensa al futuro, tutti sono sicuri che la squadra reagirà. Inizia la ripresa, e gli undici uomini vestiti in biancorosso, confermano di avere un'anima, come tutti noi e questa volta non riescono a reagire. Arriva un altro gol, la curva e lo stadio tutto continuano a cantare, comincia a piovere, anche il cielo lacrima: finisce 0-2 e la striscia positiva si interrompe.
Al fischio finale, come era accaduto all'inizio, tutto lo stadio tributa un fragoroso applauso ai calciatori, a dei ragazzi che hanno mostrato di essere uomini con tutta la forza e la debolezza che questo comporta. Tributato il doveroso abbraccio alla squadra, il popolo biancorosso torna ad interrogarsi, che fine faremo? Ora, è davvero difficile dirlo. Le ipotesi più varie si inseguono, spunta una dichiarazione nella quale Perpignano si assumerebbe tutte le sue responsabilità (sì, ma come?) e davvero non si riesce a comprendere quali siano le intenzioni dell'uomo venuto da lontano. Una certezza però c'è al termine di questo pomeriggio: Barletta c'è, il Barletta anche, e non ha nessuna intenzione di mollare.
Già da poco prima che le squadre scendano in campo sugli spalti si respira un'aria particolare. La partita, passa inevitabilmente in secondo piano, si discute di quale sarà il futuro e di che fine abbia fatto Perpignano. C'è chi dice che sia a Barletta, c'è chi dice che sia andato via, c'è chi dice che a breve si dimetterà e chi invece lo attende addirittura allo stadio. Il clima è teso, carico di curiosità e preoccupazione. Trascorrono i minuti, si avvicinano le 16 ma, l'uomo di Genova non si presenta. La curva, dal canto suo, decide di mettere subito le cose in chiaro: "Il Barletta ai barlettani", eloquente è il contenuto dello striscione che campeggia davanti al cuore del tifo biancorosso.
Ecco che arriva il momento per le squadre di entrare in campo: non appena i ragazzi in biancorosso fanno capolino dal tunnel degli spogliatoi, lo stadio intero si alza e si produce in un fragoroso applauso. Dopo il minuto di silenzio per ricordare il compianto Nicola Italia, pezzo di storia e di gloria del Barletta che fu, ha inizio il match. I biancorossi quasi come fossero dotati di un anima e volessero scagliarsi contro le avversità, partono in maniera fragorosa, sospinti da uno stadio bollente. La Curva Nord, sprona i ragazzi ed esprime nuovamente il suo disappunto con un altro eloquente striscione: "Le tue promesse, la tua spavalderia, sei solo un pezzo di merda, vattene via". In campo, intanto il gol non arriva, anzi arriva dalla parte sbagliata, si va in svantaggio. Il primo tempo finisce 0-1, sugli spalti si bisbiglia ancora, si pensa al futuro, tutti sono sicuri che la squadra reagirà. Inizia la ripresa, e gli undici uomini vestiti in biancorosso, confermano di avere un'anima, come tutti noi e questa volta non riescono a reagire. Arriva un altro gol, la curva e lo stadio tutto continuano a cantare, comincia a piovere, anche il cielo lacrima: finisce 0-2 e la striscia positiva si interrompe.
Al fischio finale, come era accaduto all'inizio, tutto lo stadio tributa un fragoroso applauso ai calciatori, a dei ragazzi che hanno mostrato di essere uomini con tutta la forza e la debolezza che questo comporta. Tributato il doveroso abbraccio alla squadra, il popolo biancorosso torna ad interrogarsi, che fine faremo? Ora, è davvero difficile dirlo. Le ipotesi più varie si inseguono, spunta una dichiarazione nella quale Perpignano si assumerebbe tutte le sue responsabilità (sì, ma come?) e davvero non si riesce a comprendere quali siano le intenzioni dell'uomo venuto da lontano. Una certezza però c'è al termine di questo pomeriggio: Barletta c'è, il Barletta anche, e non ha nessuna intenzione di mollare.

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