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Calcio
Ippedico: «Andiamo oltre i campanilismi, lavoriamo per il bene del Barletta»
Il presidente del settore giovanile biancorosso tra addii e programmazione
Barletta - venerdì 13 febbraio 2015
15.00
Weekend a ranghi completi quello che attende il settore giovanile del Barletta Calcio: il via lo daranno oggi pomeriggio i "Giovanissimi Provinciali", seguiti domani dalla "Berretti" in un fine settimana di calcio che sarà completato domenica dalle sfide che vedranno in campo "Allievi Regionali", "Allievi Nazionali" e "Giovanissimi Nazionali". A tracciare il punto sui temi più caldi in casa biancorossa è il presidente del settore giovanile, Vito Ippedico.
Ippedico, possiamo tracciare un bilancio oltre il giro di boa della stagione?
«Come primo anno stiamo raggiungendo buoni traguardi: penso agli "Allievi", che sono a un punto dalla quarta posizione e passeranno in zona-playoff tra le prime sette. Abbiamo lavorato sui "Giovanissimi Nazionali", dove il Barletta non aveva calciatori del 2000, e stiamo già preparando dei provini per l'anno prossimo. Quanto alla "Berretti", il calendario ci dà ancora la possibilità di puntare alla seconda fase. Abbiamo a completamento della situazione anche gli "Allievi regionali" e i "Giovanissimi provinciali", quindi posso dirmi abbastanza soddisfatto, anche se la programmazione ha bisogno di almeno tre anni per dare i suoi frutti, e in questo devo ringraziare il presidente Perpignano che ci sta lasciando lavorare».
Il Settore Giovanile del Barletta è dotato di un organigramma completo: come è nata questa scelta?
«Abbiamo inserito Umberto Quistelli come direttore sportivo dell'area tecnica: secondo me il settore giovanile deve avere quadri dirigenziali a tutti gli effetti, perché è una mini-società nella società della Prima Squadra. Questa è una tendenza che tutte le squadre stanno perseguendo: i presidenti di prima squadra difficilmente riescono a prestare grande attenzione al settore giovanile, e coprendo tutti i ruoli con un apposito organigramma si riesce ad avere una corretta organizzazione. Abbiamo tanti progetti: il mio sogno sarebbe quello di fare una scuola calcio del Barletta, dove si entrerà solo per provini, con sede a Barletta».
Appunto, la distanza tra Barletta e Ruvo: non rischia di allontanare i tifosi biancorossi?
«Il seguito, come spesso capita nel settore giovanile, è rappresentato perlopiù dai genitori: ora che gli "Allievi" del Barletta si stiano qualificando alla seconda fase, chiederemo di giocare i playoff a Barletta proprio per dare un segnale. Noi siamo a Ruvo di Puglia solo per le strutture, senza le quali non è possibile per me fare settore giovanile in maniera adeguata: purtroppo siamo a 25-30 chilometri da Barletta, ma siamo collegati bene».
Si è parlato molto negli ultimi tempi degli svincoli di Paolillo, Bollino e Imbriola, tre barlettani che avevano effettuato l'intera trafila nel settore giovanile: come avete maturato questa scelta?
«La rovina dei calciatori spesso sono i genitori e ritengo che questo non debba succedere: Paolillo è un calciatore importante, ma non voleva rispettare delle regole e abbiamo deciso di mandarlo via. Ho sentito che aveva grande seguito, ma da quanto so sta giocando in una squadra regionale a Roma, e questo mi preoccupa. Da noi vige la meritocrazia: se non ti alleni bene, non sei convocato per la partita, anche se sei un calciatore importante. Stesso discorso vale per Imbriola».
Quanti barlettani annoverate in organico oggi? E come lavora il settore giovanile?
«Ci sono barlettani in rosa, sia in "Berretti" che negli "Allievi". Al momento si sta distinguendo molto bene Rizzi negli "Allievi": l'abbiamo ripreso a campionato in corso e si sta mettendo in grande luce, con sette reti all'attivo. Noi lavoriamo così e ragioniamo in questi termini: non è detto che si debba avere per forza una rosa composta da calciatori indigeni, anche i vari Matera e altri che si erano messi in luce l'anno scorso venivano dal settore giovanile del Foggia. Noi cerchiamo di preparare il meglio per la prima squadra, pescando nel territorio e andando oltre i campanilismi. La programmazione è alla base della nostra idea di lavoro».
(Twitter: @GuerraLuca88)
Ippedico, possiamo tracciare un bilancio oltre il giro di boa della stagione?
«Come primo anno stiamo raggiungendo buoni traguardi: penso agli "Allievi", che sono a un punto dalla quarta posizione e passeranno in zona-playoff tra le prime sette. Abbiamo lavorato sui "Giovanissimi Nazionali", dove il Barletta non aveva calciatori del 2000, e stiamo già preparando dei provini per l'anno prossimo. Quanto alla "Berretti", il calendario ci dà ancora la possibilità di puntare alla seconda fase. Abbiamo a completamento della situazione anche gli "Allievi regionali" e i "Giovanissimi provinciali", quindi posso dirmi abbastanza soddisfatto, anche se la programmazione ha bisogno di almeno tre anni per dare i suoi frutti, e in questo devo ringraziare il presidente Perpignano che ci sta lasciando lavorare».
Il Settore Giovanile del Barletta è dotato di un organigramma completo: come è nata questa scelta?
«Abbiamo inserito Umberto Quistelli come direttore sportivo dell'area tecnica: secondo me il settore giovanile deve avere quadri dirigenziali a tutti gli effetti, perché è una mini-società nella società della Prima Squadra. Questa è una tendenza che tutte le squadre stanno perseguendo: i presidenti di prima squadra difficilmente riescono a prestare grande attenzione al settore giovanile, e coprendo tutti i ruoli con un apposito organigramma si riesce ad avere una corretta organizzazione. Abbiamo tanti progetti: il mio sogno sarebbe quello di fare una scuola calcio del Barletta, dove si entrerà solo per provini, con sede a Barletta».
Appunto, la distanza tra Barletta e Ruvo: non rischia di allontanare i tifosi biancorossi?
«Il seguito, come spesso capita nel settore giovanile, è rappresentato perlopiù dai genitori: ora che gli "Allievi" del Barletta si stiano qualificando alla seconda fase, chiederemo di giocare i playoff a Barletta proprio per dare un segnale. Noi siamo a Ruvo di Puglia solo per le strutture, senza le quali non è possibile per me fare settore giovanile in maniera adeguata: purtroppo siamo a 25-30 chilometri da Barletta, ma siamo collegati bene».
Si è parlato molto negli ultimi tempi degli svincoli di Paolillo, Bollino e Imbriola, tre barlettani che avevano effettuato l'intera trafila nel settore giovanile: come avete maturato questa scelta?
«La rovina dei calciatori spesso sono i genitori e ritengo che questo non debba succedere: Paolillo è un calciatore importante, ma non voleva rispettare delle regole e abbiamo deciso di mandarlo via. Ho sentito che aveva grande seguito, ma da quanto so sta giocando in una squadra regionale a Roma, e questo mi preoccupa. Da noi vige la meritocrazia: se non ti alleni bene, non sei convocato per la partita, anche se sei un calciatore importante. Stesso discorso vale per Imbriola».
Quanti barlettani annoverate in organico oggi? E come lavora il settore giovanile?
«Ci sono barlettani in rosa, sia in "Berretti" che negli "Allievi". Al momento si sta distinguendo molto bene Rizzi negli "Allievi": l'abbiamo ripreso a campionato in corso e si sta mettendo in grande luce, con sette reti all'attivo. Noi lavoriamo così e ragioniamo in questi termini: non è detto che si debba avere per forza una rosa composta da calciatori indigeni, anche i vari Matera e altri che si erano messi in luce l'anno scorso venivano dal settore giovanile del Foggia. Noi cerchiamo di preparare il meglio per la prima squadra, pescando nel territorio e andando oltre i campanilismi. La programmazione è alla base della nostra idea di lavoro».
(Twitter: @GuerraLuca88)
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