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Incantalupo: «Il Mennea-day è sempre una grande emozione»
Le parole del giovane velocista barlettano nel ricordo del grande campione
Barletta - sabato 13 settembre 2014
Classe 1993, barlettano doc, è senza dubbio uno dei talenti più cristallini dell'atletica barlettana, e nazionale: stiamo parlando di Vito Incantalupo, che dopo essere stato protagonista assoluto della prima edizione del "Mennea-day" nel 2013 vincendo la gara dei Top Sprinters non poteva mancare alla seconda edizione della giornata dedicata al ricordo della Freccia del Sud. In tale occasione abbiamo voluto ascoltare le sue parole e raccogliere le sue emozioni in quello che non può non essere un giorno particolare per un atleta della città della Disfida.
Vito Incantalupo, un anno dopo il primo Mennea day, le emozioni sono sempre le stesse?
«Questo ormai è un appuntamento fisso in tutta Italia. Devo dire la verità, avevo un po' paura che questa kermesse valesse solo per il 2013 e poi andasse negli archivi. Al contrario di quanto immaginassi, il CONI con il presidente Malagò e la FIDAL con il presidente Giomi hanno continuato ad investire su questa manifestazione che fortunatamente per Barletta e per Pietro Mennea si terrà ogni anno».
Lo scorso anno nel primo Mennea Day sulla pista del "Puttilli" con tutti i significati che racchiude, sei stato il vincitore dei 200 metri. Cosa ricordi di quella gara e che significato ha per te quella vittoria?
«È una gara che nonostante gli avversari di grande livello, io sentivo di vincere. Il destino voleva quello per me e non avevo il minimo dubbio sulla vittoria anche con avversari di primissimo livello, e molto probabilmente, anzi, sicuramente superiori a me. Ricordo la preparazione psicologica di quella gara, nonostante fossi sicuro di vincere ero molto teso, ero chiuso in me stesso già da quattro ore prima gara insieme all'immancabile professor Montenero, è stata la gara più lunga della mia vita».
Quest'anno dal "Puttilli" siamo passati al Lungomare Pietro Mennea, cosa pensi di questa decisione e che significato può avere?
«Non posso negare la mia iniziale delusione. Speravo che la nostra sede del "Mennea-day" potesse essere quella principale con una gara alla quale potessero partecipare tutti i migliori velocisti italiani. Dobbiamo però affrontare la realtà dei fatti, con un Barletta calcio che aveva bisogno di allenarsi e di usufruire della struttura. Quest'anno comunque con l'intitolazione del lungomare a Pietro Mennea lo spostamento può essere giustificato anche se devo dire, per quanto mi sforzi non riesco a guardare il bicchiere mezzo pieno, rispetto a quello mezzo vuoto».
Parlando un po' di te, quali sono gli appuntamenti che ti vedranno protagonista?
«Domani (oggi, ndr) sarò al meeting internazionale città di Marano di Napoli con l'obiettivo di dare una buona impressione alla mia squadra l'Enterprise Sport&Service Benevento affinchè possa schierarmi titolare nei 400 nella finale a oro dei Campionati di Società che si terrà a Milano il 27 e 28 settembre, così da poter correre con l'obiettivo di vincere lo scudetto».
Ho notato che stai indossando il fiocco giallo in solidarietà dei marò detenuti in India, vuoi mandare un messaggio particolare associato a questo gesto?
«Mio padre è un marinaio, di conseguenza mi sento coinvolto personalmente in questa vicenda. Ho grande rispetto per la Marina Militare e provo a sensibilizzare l'opinione pubblica, anche con l'aiuto di tutti gli atleti partecipanti al Mennea day nelle varie città italiane. Magari con l'aiuto dei social network e dell'inglese si può lanciare un messaggio importante anche a livello internazionale».
Vito Incantalupo, un anno dopo il primo Mennea day, le emozioni sono sempre le stesse?
«Questo ormai è un appuntamento fisso in tutta Italia. Devo dire la verità, avevo un po' paura che questa kermesse valesse solo per il 2013 e poi andasse negli archivi. Al contrario di quanto immaginassi, il CONI con il presidente Malagò e la FIDAL con il presidente Giomi hanno continuato ad investire su questa manifestazione che fortunatamente per Barletta e per Pietro Mennea si terrà ogni anno».
Lo scorso anno nel primo Mennea Day sulla pista del "Puttilli" con tutti i significati che racchiude, sei stato il vincitore dei 200 metri. Cosa ricordi di quella gara e che significato ha per te quella vittoria?
«È una gara che nonostante gli avversari di grande livello, io sentivo di vincere. Il destino voleva quello per me e non avevo il minimo dubbio sulla vittoria anche con avversari di primissimo livello, e molto probabilmente, anzi, sicuramente superiori a me. Ricordo la preparazione psicologica di quella gara, nonostante fossi sicuro di vincere ero molto teso, ero chiuso in me stesso già da quattro ore prima gara insieme all'immancabile professor Montenero, è stata la gara più lunga della mia vita».
Quest'anno dal "Puttilli" siamo passati al Lungomare Pietro Mennea, cosa pensi di questa decisione e che significato può avere?
«Non posso negare la mia iniziale delusione. Speravo che la nostra sede del "Mennea-day" potesse essere quella principale con una gara alla quale potessero partecipare tutti i migliori velocisti italiani. Dobbiamo però affrontare la realtà dei fatti, con un Barletta calcio che aveva bisogno di allenarsi e di usufruire della struttura. Quest'anno comunque con l'intitolazione del lungomare a Pietro Mennea lo spostamento può essere giustificato anche se devo dire, per quanto mi sforzi non riesco a guardare il bicchiere mezzo pieno, rispetto a quello mezzo vuoto».
Parlando un po' di te, quali sono gli appuntamenti che ti vedranno protagonista?
«Domani (oggi, ndr) sarò al meeting internazionale città di Marano di Napoli con l'obiettivo di dare una buona impressione alla mia squadra l'Enterprise Sport&Service Benevento affinchè possa schierarmi titolare nei 400 nella finale a oro dei Campionati di Società che si terrà a Milano il 27 e 28 settembre, così da poter correre con l'obiettivo di vincere lo scudetto».
Ho notato che stai indossando il fiocco giallo in solidarietà dei marò detenuti in India, vuoi mandare un messaggio particolare associato a questo gesto?
«Mio padre è un marinaio, di conseguenza mi sento coinvolto personalmente in questa vicenda. Ho grande rispetto per la Marina Militare e provo a sensibilizzare l'opinione pubblica, anche con l'aiuto di tutti gli atleti partecipanti al Mennea day nelle varie città italiane. Magari con l'aiuto dei social network e dell'inglese si può lanciare un messaggio importante anche a livello internazionale».

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