Barletta-Avellino 2-3
Barletta-Avellino 2-3
Calcio

Il Barletta, l'inesperienza e il "Lupo" cattivo

Contro l'Avellino un crollo psico-fisico, ora la classifica recita penultimo posto

Il 13 porta male sulla ruota di Barletta
72 e 85 sono i numeri che il Barletta Calcio vuole dimenticare. Sono i minuti che passano tra il 2-0 di Burzigotti e il 2-3 di Zigoni: nel mezzo un blackout completo, un dramma sportivo vissuto sulle tribune e confezionato sugli spalti del "Puttilli". Una retromarcia letale per i colori biancorossi, passati dalla gioia per l'impresa che si stava concretizzando davanti alla seconda forza del campionato di Prima Divisione Lega Pro, girone B, grazie ai centri di Izzo, Castaldo e Zigoni. Un mix di autolesionismo e crollo psico-fisico, che potrebbe pericolosamente fungere da spartiacque nella stagione del Barletta Calcio: il potenziale punto di ripartenza è diventato un viaggio dal Paradiso all'Inferno. E, visto il tempo da "lupi" (il soprannome degli irpini, guardacaso) che imperversava sabato sul cielo di Eraclio, è il caso di dire che piove sul bagnato.

Crollo psicologico, l'età fa la differenza
Sembra quasi un film che si ripete ciclicamente: la grande verve iniziale della squadra, la bozza di ripartenza e lo schiacciante verdetto finale. Una trama che ha tristemente fatto compagnia al Barletta per gran parte delle partite giocate in questa stagione. La differenza, oltre ai termini tecnici, divergenti tra i biancorossi e l'Avellino, l'hanno fatta in particolare l'esperienza e la capacità di gestire l'incontro, tenendo palla e facendo avanzare il cronometro. Nel finale di gara gli irpini avevano "in campo" 271 anni, contro i 249 dei padroni di casa. Non una minima componente, che nelle fasi "calde" della partita ha fatto il paio con il preoccupante calo fisico del centrocampo biancorosso, che ha pagato un terreno di gioco ridotto a pozzanghera dalla pioggia. L'Avellino, più da volpe che da lupo, non ha fatto altro che attendere la sua preda e morderla mortalmente.

Allegretti: un peccato non duplicarlo
Non uno, ma due gradini sopra gli altri compagni c'è stato Riccardo Allegretti. A 34 anni suonati, il regista milanese ha messo in mostra una condizione psico-fisica eccezionale, su un terreno che certo non agevola calciatori gracili come lui. Ha cantato e portato la croce, è stato l'unico in grado di dare ritmo e tempi al gioco del Barletta, portando "a scuola" i vari Massimo e Angiulli. Magistrale la punizione con la quale batte Di Masi per l'1-0, eccellente il calcio piazzato che pone sulla testa di Burzigotti per il raddoppio. La dimostrazione vera e viva che per mettere in piedi una squadra davvero competitiva sarebbero bastati altri 2-3 uomini di esperienza, alla "Allegretti", che potessero con la loro tranquillità e il loro curriculum permettere di crescere più velocemente ai tanti giovani, volenterosi, ma acerbi compagni. Ora è troppo tardi per duplicarlo.

Toppe mancate: dalla porta all'attacco
L'harakiri biancorosso ha avuto quasi il sapore del contrappasso per quanto non portato a termine sul mercato di gennaio, svoltosi lungo un asse centrale che coinvolge la squadra dai pali all'area di rigore avversaria. In porta Luca Liverani, autentica rivelazione del mese di gennaio, sembra aver perso smalto dopo le voci che hanno visto fino alle ultime ore di mercato il Barletta alla ricerca di un portiere, nel caso specifico Bremec, poi mai arrivato: una sfiducia che sul campo il calciatore, come l'occasione del 2-2 irpino ha confermato, sta subendo. Al centro della difesa non è arrivato il calciatore deciso e veloce che si cercava, e i 7 centri subiti tra Nocera e Avellino confermano quanto fosse necessario. In mediana Prutsch non è una prima scelta, e il fatto che Novelli sia ricorso a Molina per far fronte all'assenza di Piccinni la dice lunga sulla questione, al netto della condizione fisica magari non ottimale dell'austriaco. Infine, la maglia di centravanti: La Mantia, uscito tra i fischi del "Puttilli", sta tornando alle medie di inizio carriera e non trova la rete da Frosinone, 26 ottobre. Il ragazzo ci mette tanta volontà, ma non può bastare, così come non può essere sufficiente la verve di Barbuti. In un mese non si è trovata soluzione, grave pecca societaria, ma il mercato degli svincolati è ancora aperto e le piste menzionate in tempi diversi (Noselli, Kutuzov, Rabito, oltre a nomi da Danimarca e Repubblica Ceca) sono ancora percorribili: bene, se davvero c'è un fondo di interesse, che lo si concretizzi. Meglio tardi che mai, si dice: lo sapranno in via Veneto?

La società e la "strategia" del silenzio
Alla fine della surreale partita contro gli irpini, in tribuna e in curva si è levata una civile contestazione, al netto di qualche offesa personale (vanno sempre condannate), nei confronti della dirigenza, nelle persone del presidente Tatò e del ds Martino: il tifo biancorosso sembra ormai spaccato, diviso tra il sostegno a mister Novelli, costretto a "fare le nozze con i fichi secchi", e il disaccordo nei confronti della società. La passione del presidente verso il Barletta non è in discussione, ma ai tifosi il fallimentare mercato di gennaio proprio non è andato giù, ed era difficile pensare altrimenti. Sabato a fine partita si sarebbe potuto attendere un segnale dei vertici biancorossi in Sala Stampa, per rinfrancare l'ambiente dopo una sconfitta che può tagliarti le gambe: nulla di tutto ciò, hanno parlato i soli Novelli e De Leidi. L'allenatore salernitano al momento resta saldamente al suo posto, nonostante incomba su di lui- con il sapore di autogol- l'ombra di Nevio Orlandi, fedelissimo di Martino a Reggio Calabria. Sul campo, è arrivato il sorpasso del Sorrento e ora la classifica recita penultima posizione. Nelle stanze dei bottoni prosegue intanto la strategia del silenzio. Di solito, chi non parla agisce con i fatti. Ora bisogna agire.
(Twitter: @GuerraLuca88)
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