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Due anni senza Pietro, la Fidal e l'atletica italiana ricordano Mennea
A Barletta resta invece in stand-by il restyling della pista del "Puttilli"
Barletta - sabato 21 marzo 2015
14.13
Il 21 marzo 2013 scompariva all'età di 61 anni Pietro Paolo Mennea, simbolo di un'Italia che voleva crescere grazie al sudore e alla fatica. Da quella tragica data che ha portato via la Freccia del Sud, orgoglio barlettano e italiano, dalla vita, sono già trascorsi due anni. In eredità alla popolazione sportiva restano i ricordi, le vittorie, le frasi storiche (vedi il "Recupera, recupera, recupera, ha vinto!" di Paolo Rosi quel 28 luglio 1980 a Mosca) e gli insegnamenti di vita, frutto di desiderio di riscatto, di fame agonistica, di cocciutaggine e ostinazione raramente presenti in un unico atleta.
La Fidal (Federazione italiana di atletica leggera) oggi ricorda Mennea «nei lunghi anni trascorsi a Formia dove Pietro, allenando corpo e anima, aveva scoperto la suaCalifornia Dreaming, dietro al motorino su cui era seduto il professor Vittori, o trascinando un pneumatico legato alla vita, cercando e trovando letizia nel sacrificio» La sua lunga carriera atletica internazionale ebbe inizio nel 1971, quando debuttò ai Campionati europei con un terzo posto nella staffetta 4×100 metri e un sesto nei 200 metri. Fece il suo debutto olimpico a Monaco di Baviera, ai Giochi olimpici estivi del 1972, dove raggiunse la finale dei 200 metri: tagliò il traguardo al terzo posto, dietro al sovietico Valerij Borzov e all'americano Larry Black. A questa sarebbero seguite altre tre finali olimpiche nella stessa specialità. Fu l'apripista delle corse solcate dalle scarpe dell'azzurro olimpionico e primatista mondiale dei 200 metri, con un curriculum onorato dalle Olimpiadi di Monaco, Montreal, Mosca, Los Angeles e Seul, da 528 gare complessive, 23 libri e soprattutto il record mondiale del 1979 a Città del Messico, dove corse i 200 metri in 19 e 72, primato rimasto in piedi per ben 17 anni e ancora intatto su scala europea. Numeri da record per chi aveva iniziato a correre superando sui 50 metri le Porsche e le Alfa Romeo, una costanza e una dedizione che l'azzurro fece sue anche nello studio con cinque lauree che non sono solo cinque trofei.
Lasciata la sua Barletta, Pietro visse gran parte dei suoi allenamenti rintanato a Formia, quasi chiuso a chiave, senza farsi "contagiare" dal mondo. Oggi di quell'inno alla gioia sportiva e nella vita, "la fatica non è mai sprecata. Soffri, ma sogni" e di quel dito indice rivolto verso il cielo. Quando è venuto a mancare, due anni fa, è successa una strana cosa: tanta Italia l'ha riscoperto, anche chi aveva dimenticato il volto di un campione unico ma straordinariamente normale. Ora grazie a lui l'atletica leggera tornerà in tv con la fiction "Pietro Mennea. La Freccia del Sud", in onda su Rai 1 il 29 e 30 marzo. A Barletta, però, oltre all'intitolazione del lungomare e a un busto che lo ricorda in stazione, resta da compiere l'atto più importante: rimettere in sesto la storica pista del "Cosimo Puttilli", che ha avuto l'onore di vedere l'icona barlettana P celebrare il suo record all'altezza del mare nel 1980 (200 metri percorsi in 19"96, e lo detenne fino al 1983), di ospitare meeting e assistere alla crescita di stelle come Veronica Inglese, Vito Incantalupo e Mimmo Ricatti, fino oggi a versare in condizioni pessime: oggetti sulla pista, un'asta per il salto in alto arrugginita e dei materassini in disarmo le fanno da adorno contorno, per un contenuto svilito. Di fronte a questo panorama e in un raggio di azione reso molto limitato dalla spending-review, resta inevitabile la piena sincronia tra amministrazione comunale e Coni per ovviare a queste cartoline che non rendono onore alla tradizione sportiva barlettana.
(Twitter: @GuerraLuca88)
La Fidal (Federazione italiana di atletica leggera) oggi ricorda Mennea «nei lunghi anni trascorsi a Formia dove Pietro, allenando corpo e anima, aveva scoperto la suaCalifornia Dreaming, dietro al motorino su cui era seduto il professor Vittori, o trascinando un pneumatico legato alla vita, cercando e trovando letizia nel sacrificio» La sua lunga carriera atletica internazionale ebbe inizio nel 1971, quando debuttò ai Campionati europei con un terzo posto nella staffetta 4×100 metri e un sesto nei 200 metri. Fece il suo debutto olimpico a Monaco di Baviera, ai Giochi olimpici estivi del 1972, dove raggiunse la finale dei 200 metri: tagliò il traguardo al terzo posto, dietro al sovietico Valerij Borzov e all'americano Larry Black. A questa sarebbero seguite altre tre finali olimpiche nella stessa specialità. Fu l'apripista delle corse solcate dalle scarpe dell'azzurro olimpionico e primatista mondiale dei 200 metri, con un curriculum onorato dalle Olimpiadi di Monaco, Montreal, Mosca, Los Angeles e Seul, da 528 gare complessive, 23 libri e soprattutto il record mondiale del 1979 a Città del Messico, dove corse i 200 metri in 19 e 72, primato rimasto in piedi per ben 17 anni e ancora intatto su scala europea. Numeri da record per chi aveva iniziato a correre superando sui 50 metri le Porsche e le Alfa Romeo, una costanza e una dedizione che l'azzurro fece sue anche nello studio con cinque lauree che non sono solo cinque trofei.
Lasciata la sua Barletta, Pietro visse gran parte dei suoi allenamenti rintanato a Formia, quasi chiuso a chiave, senza farsi "contagiare" dal mondo. Oggi di quell'inno alla gioia sportiva e nella vita, "la fatica non è mai sprecata. Soffri, ma sogni" e di quel dito indice rivolto verso il cielo. Quando è venuto a mancare, due anni fa, è successa una strana cosa: tanta Italia l'ha riscoperto, anche chi aveva dimenticato il volto di un campione unico ma straordinariamente normale. Ora grazie a lui l'atletica leggera tornerà in tv con la fiction "Pietro Mennea. La Freccia del Sud", in onda su Rai 1 il 29 e 30 marzo. A Barletta, però, oltre all'intitolazione del lungomare e a un busto che lo ricorda in stazione, resta da compiere l'atto più importante: rimettere in sesto la storica pista del "Cosimo Puttilli", che ha avuto l'onore di vedere l'icona barlettana P celebrare il suo record all'altezza del mare nel 1980 (200 metri percorsi in 19"96, e lo detenne fino al 1983), di ospitare meeting e assistere alla crescita di stelle come Veronica Inglese, Vito Incantalupo e Mimmo Ricatti, fino oggi a versare in condizioni pessime: oggetti sulla pista, un'asta per il salto in alto arrugginita e dei materassini in disarmo le fanno da adorno contorno, per un contenuto svilito. Di fronte a questo panorama e in un raggio di azione reso molto limitato dalla spending-review, resta inevitabile la piena sincronia tra amministrazione comunale e Coni per ovviare a queste cartoline che non rendono onore alla tradizione sportiva barlettana.
(Twitter: @GuerraLuca88)
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