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Calcio
Calcio, il Barletta tra le evoluzioni societarie e il day-after Pavone
Riprende quota la trattativa Tatò-Di Cosola
Barletta - venerdì 14 dicembre 2012
6.48
Da "lo salviamo il Barletta, lo salviamo" a "cercheremo di salvarci"
É uno degli strascichi più importanti della conferenza stampa tenuta e voluta ieri pomeriggio dal direttore sportivo del Barletta Calcio Giuseppe Pavone. Il direttore ha ammesso le sue colpe per una gestione tecnica sbagliata, forse anche troppo superficiale. Una situazione che, in fin dei conti, ha portato ben poca acqua al mulino biancorosso. I 7 punti raccolti finora in 13 partite sono un colpo al cuore per i calciofili biancorossi, e anche Pavone è apparso intristito da un progetto che, in fin dei conti, è allo stato attuale palesemente deficitario. Come solo gli uomini intelligenti sanno fare, Pavone ha ammesso i suoi sbagli davanti a tutti, addossandosi una serie di responsabilità che probabilmente non sono solo e soltanto sue. La maturità calcistica del diesse biancorosso lo ha portato anche a cambiare la propria idea, cercando ora di puntellare una squadra che fatica, di fatto, a sbocciare. Quel che però si evince dal "mea culpa" di Pavone è una drastica quanto palese perdita di certezze della dirigenza biancorossa, che probabilmente si rende conto soltanto ora della difficoltà di ottenere l'obiettivo che ci si era prefissi ad inizio anno. Quella salvezza che prima sembrava una certezza, ora è diventata un dubbio, un punto di domanda, un evidente rigetto di insicurezza. Le certezze costruite in mesi e mesi di lavoro, sembrano ora un castello di carta, in grado di volare via al primo soffio di brezza marina. E chissà se basteranno le mosse di mercato, chissà se la crescita globale della squadra potrà evitare lo spettro di una retrocessione dal sapore davvero amaro.
Mercato "ai tempi del colera"
Ora come ora, questo Barletta ha bisogno di rinforzi. Si è giunti in una fase cruciale del campionato, e la squadra va puntellata con una serie di innesti mirati ma molto importanti. L'obiettivo primario è ridurre drasticamente la percentuale degli errori gratuiti individuali, vera e propria "piaga" di questo Barletta. Le qualità già messe in mostra da Riccardo Allegretti non bastano. Si stanno valutando le prossime mosse, ma ora come ora fallire e sbagliare significherebbe retrocedere. In un campionato qualitativamente modesto, il Barletta deve cercare di intervenire al più presto per risalire la china, possibilità nemmeno tanto remota, ma altrettanto difficile considerata l'abulia tecnica e psicologica della squadra che scende in campo domenica dopo domenica. Certo, contro la Carrarese i miglioramenti si sono notati, ma lo spirito pugnace del match contro i toscani è mancato sinora. Sarà dunque il mercato di riparazione a spostare gli equilibri e a decidere le sorti del Barletta. Ma in questo momento, come si può parlare di mercato? Sembrano stridere (e non poco) le dichiarazioni di Pavone con quanto certe voci continuano a confermare. É complicato parlare di mercato, di mea culpa, di acquisti, cessioni, morale e quant'altro quando all'orizzonte si profila un clamoroso "cambio della guardia" in seno alla dirigenza del sodalizio biancorosso.
Tatò, Di Cosola, e la telenovela della trattativa infinita
A tenere banco in città non è solo la condizione di una squadra che non riesce più a fare risultato, che non riesce più a vincere. L'altra questione che turba i sogni dei calciofili biancorossi è il tanto agognato cambio di proprietà. L'infinito tira e molla tra Tatò e Di Cosola sembrerebbe giunto al capolinea. Ci sarebbero infatti nuovi sviluppi a seguito di una serie di riunioni fiume tra i due protagonisti della vicenda. Il presidente Tatò, dopo il duro colpo subito domenica contro la Carrarese, sembra realmente intenzionato a cedere il testimone. Lo fa forse in un momento strano, da un lato il più adatto, dall'altro il meno indicato. Si stanno decidendo le sorti del calcio a Barletta proprio nel momento in cui la squadra ha bisogno di ulteriori stimoli, di puntelli, di sani rimproveri, di scosse. Un eventuale addio di Roberto Tatò a brevissimo termine comporterebbe, probabilmente, l'ammissione del fallimento totale del progetto estivo, e conseguentemente porterebbe all'interno della squadra il più totale scoramento. È pur vero che, lasciando ora, Tatò consentirebbe a Di Cosola di mettere in atto una piccola, grande rivoluzione sul mercato di gennaio, ma i rischi di questa operazione sono tanti. Così come i dubbi che possono nascere in questo momento. La nuova società riuscirebbe ad intervenire in maniera adeguata sul mercato? Ci sarebbero le competenze adatte per portare all'ombra di Eraclio gli uomini giusti? Sono fondate le voci che parlano di una vera e propria rivoluzione tecnica? Sono domande che troveranno risposte nel futuro. Per ora si rimane nel campo delle voci, delle congetture. Ora è il tempo di un uomo intelligente come Pavone, che (non si sa ancora per quanto) ha il tempo di rimediare ai suoi sbagli. Il presente, l'effimera attualità, appartiene a Roberto Tatò, a Giuseppe Pavone e a Paolo Stringara. Sono loro ad avere l'obbligo morale di far uscire la squadra dal tunnel. Il futuro non è mai stato così vicino, ma è il presente a preoccupare (e non poco) l'intera piazza.
É uno degli strascichi più importanti della conferenza stampa tenuta e voluta ieri pomeriggio dal direttore sportivo del Barletta Calcio Giuseppe Pavone. Il direttore ha ammesso le sue colpe per una gestione tecnica sbagliata, forse anche troppo superficiale. Una situazione che, in fin dei conti, ha portato ben poca acqua al mulino biancorosso. I 7 punti raccolti finora in 13 partite sono un colpo al cuore per i calciofili biancorossi, e anche Pavone è apparso intristito da un progetto che, in fin dei conti, è allo stato attuale palesemente deficitario. Come solo gli uomini intelligenti sanno fare, Pavone ha ammesso i suoi sbagli davanti a tutti, addossandosi una serie di responsabilità che probabilmente non sono solo e soltanto sue. La maturità calcistica del diesse biancorosso lo ha portato anche a cambiare la propria idea, cercando ora di puntellare una squadra che fatica, di fatto, a sbocciare. Quel che però si evince dal "mea culpa" di Pavone è una drastica quanto palese perdita di certezze della dirigenza biancorossa, che probabilmente si rende conto soltanto ora della difficoltà di ottenere l'obiettivo che ci si era prefissi ad inizio anno. Quella salvezza che prima sembrava una certezza, ora è diventata un dubbio, un punto di domanda, un evidente rigetto di insicurezza. Le certezze costruite in mesi e mesi di lavoro, sembrano ora un castello di carta, in grado di volare via al primo soffio di brezza marina. E chissà se basteranno le mosse di mercato, chissà se la crescita globale della squadra potrà evitare lo spettro di una retrocessione dal sapore davvero amaro.
Mercato "ai tempi del colera"
Ora come ora, questo Barletta ha bisogno di rinforzi. Si è giunti in una fase cruciale del campionato, e la squadra va puntellata con una serie di innesti mirati ma molto importanti. L'obiettivo primario è ridurre drasticamente la percentuale degli errori gratuiti individuali, vera e propria "piaga" di questo Barletta. Le qualità già messe in mostra da Riccardo Allegretti non bastano. Si stanno valutando le prossime mosse, ma ora come ora fallire e sbagliare significherebbe retrocedere. In un campionato qualitativamente modesto, il Barletta deve cercare di intervenire al più presto per risalire la china, possibilità nemmeno tanto remota, ma altrettanto difficile considerata l'abulia tecnica e psicologica della squadra che scende in campo domenica dopo domenica. Certo, contro la Carrarese i miglioramenti si sono notati, ma lo spirito pugnace del match contro i toscani è mancato sinora. Sarà dunque il mercato di riparazione a spostare gli equilibri e a decidere le sorti del Barletta. Ma in questo momento, come si può parlare di mercato? Sembrano stridere (e non poco) le dichiarazioni di Pavone con quanto certe voci continuano a confermare. É complicato parlare di mercato, di mea culpa, di acquisti, cessioni, morale e quant'altro quando all'orizzonte si profila un clamoroso "cambio della guardia" in seno alla dirigenza del sodalizio biancorosso.
Tatò, Di Cosola, e la telenovela della trattativa infinita
A tenere banco in città non è solo la condizione di una squadra che non riesce più a fare risultato, che non riesce più a vincere. L'altra questione che turba i sogni dei calciofili biancorossi è il tanto agognato cambio di proprietà. L'infinito tira e molla tra Tatò e Di Cosola sembrerebbe giunto al capolinea. Ci sarebbero infatti nuovi sviluppi a seguito di una serie di riunioni fiume tra i due protagonisti della vicenda. Il presidente Tatò, dopo il duro colpo subito domenica contro la Carrarese, sembra realmente intenzionato a cedere il testimone. Lo fa forse in un momento strano, da un lato il più adatto, dall'altro il meno indicato. Si stanno decidendo le sorti del calcio a Barletta proprio nel momento in cui la squadra ha bisogno di ulteriori stimoli, di puntelli, di sani rimproveri, di scosse. Un eventuale addio di Roberto Tatò a brevissimo termine comporterebbe, probabilmente, l'ammissione del fallimento totale del progetto estivo, e conseguentemente porterebbe all'interno della squadra il più totale scoramento. È pur vero che, lasciando ora, Tatò consentirebbe a Di Cosola di mettere in atto una piccola, grande rivoluzione sul mercato di gennaio, ma i rischi di questa operazione sono tanti. Così come i dubbi che possono nascere in questo momento. La nuova società riuscirebbe ad intervenire in maniera adeguata sul mercato? Ci sarebbero le competenze adatte per portare all'ombra di Eraclio gli uomini giusti? Sono fondate le voci che parlano di una vera e propria rivoluzione tecnica? Sono domande che troveranno risposte nel futuro. Per ora si rimane nel campo delle voci, delle congetture. Ora è il tempo di un uomo intelligente come Pavone, che (non si sa ancora per quanto) ha il tempo di rimediare ai suoi sbagli. Il presente, l'effimera attualità, appartiene a Roberto Tatò, a Giuseppe Pavone e a Paolo Stringara. Sono loro ad avere l'obbligo morale di far uscire la squadra dal tunnel. Il futuro non è mai stato così vicino, ma è il presente a preoccupare (e non poco) l'intera piazza.
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