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Calcio
Barletta, Tatò-Martino-Orlandi in "non è a me"
La piazza chiede chiarezza, le risposte latitano: dietro l'angolo intanto c'è l'Ascoli
Barletta - venerdì 10 gennaio 2014
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Il silenzio. In via Vittorio Veneto anche nel 2014 il rumore più forte resta quello: una caratteristica che il duo Martino-Orlandi ha spesso messo in mostra in questa prima parte di stagione, spesso trincerandosi dietro un "no comment" o la diplomazia su questioni tecniche e societarie, ultima delle quali il caso-Allegretti. Un'assenza di prese di posizione e assunzioni di responsabilità che fa coppia con frasi rilasciate due mesi fa, quando il presidente Tatò annunciò delle dimissioni poi ratificate (con decorrenza da luglio 2014) in una conferenza del 21 novembre. "Non mi dimetto", "Il progetto-Barletta non si ferma", "Non sento sfiducia di ambiente e squadra", "Siamo tranquilli e lavoriamo tutti compatti" era la tiritera di quei giorni, quasi che ogni settimana in casa biancorossa sia come le altre: peccato che il "progetto" biancorosso abbia perso il suo vertice e abbia mutato e rivisto al ribasso i suoi programmi in corso d'opera.
Presidente, dia un segnale
Alla richiesta di risposte spesso si replica con omissis che sanno di "non è a me", strategia della quale noti politici locali sono stati in tempi recenti accusati. Si rischia di essere ridondanti, ma il silenzio è a volte aureo quanto altre volte valido ed efficace come una moneta bucata. Ora che il presidente Tatò è rientrato in città, i 1.051 abbonati meriterebbero di capire cosa hanno pagato e perché sono cambiati i piani, se ci sono squilli in merito a un eventuale post-Tatò, domanda che fa tremare tanti tifosi visti i bui momenti che l'economia locale e tricolore vive, e lo stesso Tatò avrebbe diritto di spiegare se la sua scelta è passibile di ripensamenti o meno e il dovere di intervenire sull'azienda Barletta Calcio, di sua proprietà ma al tempo stesso- mai dimenticarlo- di interesse collettivo. Di certo c'è solo che questo Barletta ha bisogno di programmi, non di un mercato condotto a vista, di un futuro che nasconde incognite dietro ogni angolo, insomma di chiarezza: sei mesi nel calcio sembrano tanti, ma sono pochi.
Da "non vivacchiare" a "non rassegnarsi"
Sei mesi: quanti ne sono passati dall'estate, quando un Barletta fresco di salvezza e i suoi dirigenti assicuravano di non voler vivacchiare. Oggi, con quasi un intero girone di ritorno da giocare, gli obiettivi di classifica e playoff sono ormai una chimera, distante da sogni e piedi dei calciatori. Gli spalti del "Puttilli" si presentano sempre più vuoti, a seguire gli allenamenti sono in una decina, ad appassionarsi alle vicende biancorosse sempre meno. Da "non vivacchiare", l'obiettivo è diventato "sopravvivere". I calciatori hanno l'obbligo morale di dare tutto per sterzare dopo 18 turni ai limiti del disastroso, nonostante mister Orlandi guardi sempre il bicchiere "mezzo pieno": una vittoria, otto pareggi e altrettanti ko sono numeri da retrocessione, se la stessa fosse prevista dal regolamento di questo bizzarro campionato. I tifosi si fan forza cercando di non rassegnarsi, nel mezzo intanto il patrimonio della S.S. Barletta Calcio continua a depauperarsi, divenendo sempre meno appetibile per la piazza ed eventuali acquirenti.
Calciomercato: sì ai contributi, no all'esperienza
Intanto il dg Martino- contestato ieri in città con manifesti che hanno invaso alcune vie del centro- è rientrato da Milano, dove ha avviato le trattative per gli arrivi in biancorosso del centrocampista Scialpi (Como) e dell'attaccante Mazzotta (Lecce). Classe 1992 il primo, nato nel 1994 il secondo, integreranno il numericamente spoglio organico biancorosso. Nessun "nome", solo giovani, utili per perseguire i programmi di valorizzazione e di incasso dei contributi federali che il club ha mirato. Avanti con i giovani, saluti all'esperienza? Così parrebbe, a giudicare il fatto che capitan Allegretti- blindato a parole da Martino- sembra sempre più lontano dai piani biancorossi e continua a lavorare a parte. A breve il centrocampista meneghino potrebbe incontrare Tatò per chiarire definitivamente la sua posizione: nella lista degli addii c'è anche il nome di Romeo, anche se nessuno lo ammette in società. Entro il 31 gennaio, perlomeno su questo, sapremo la verità.
(Twitter: @GuerraLuca88)
Presidente, dia un segnale
Alla richiesta di risposte spesso si replica con omissis che sanno di "non è a me", strategia della quale noti politici locali sono stati in tempi recenti accusati. Si rischia di essere ridondanti, ma il silenzio è a volte aureo quanto altre volte valido ed efficace come una moneta bucata. Ora che il presidente Tatò è rientrato in città, i 1.051 abbonati meriterebbero di capire cosa hanno pagato e perché sono cambiati i piani, se ci sono squilli in merito a un eventuale post-Tatò, domanda che fa tremare tanti tifosi visti i bui momenti che l'economia locale e tricolore vive, e lo stesso Tatò avrebbe diritto di spiegare se la sua scelta è passibile di ripensamenti o meno e il dovere di intervenire sull'azienda Barletta Calcio, di sua proprietà ma al tempo stesso- mai dimenticarlo- di interesse collettivo. Di certo c'è solo che questo Barletta ha bisogno di programmi, non di un mercato condotto a vista, di un futuro che nasconde incognite dietro ogni angolo, insomma di chiarezza: sei mesi nel calcio sembrano tanti, ma sono pochi.
Da "non vivacchiare" a "non rassegnarsi"
Sei mesi: quanti ne sono passati dall'estate, quando un Barletta fresco di salvezza e i suoi dirigenti assicuravano di non voler vivacchiare. Oggi, con quasi un intero girone di ritorno da giocare, gli obiettivi di classifica e playoff sono ormai una chimera, distante da sogni e piedi dei calciatori. Gli spalti del "Puttilli" si presentano sempre più vuoti, a seguire gli allenamenti sono in una decina, ad appassionarsi alle vicende biancorosse sempre meno. Da "non vivacchiare", l'obiettivo è diventato "sopravvivere". I calciatori hanno l'obbligo morale di dare tutto per sterzare dopo 18 turni ai limiti del disastroso, nonostante mister Orlandi guardi sempre il bicchiere "mezzo pieno": una vittoria, otto pareggi e altrettanti ko sono numeri da retrocessione, se la stessa fosse prevista dal regolamento di questo bizzarro campionato. I tifosi si fan forza cercando di non rassegnarsi, nel mezzo intanto il patrimonio della S.S. Barletta Calcio continua a depauperarsi, divenendo sempre meno appetibile per la piazza ed eventuali acquirenti.
Calciomercato: sì ai contributi, no all'esperienza
Intanto il dg Martino- contestato ieri in città con manifesti che hanno invaso alcune vie del centro- è rientrato da Milano, dove ha avviato le trattative per gli arrivi in biancorosso del centrocampista Scialpi (Como) e dell'attaccante Mazzotta (Lecce). Classe 1992 il primo, nato nel 1994 il secondo, integreranno il numericamente spoglio organico biancorosso. Nessun "nome", solo giovani, utili per perseguire i programmi di valorizzazione e di incasso dei contributi federali che il club ha mirato. Avanti con i giovani, saluti all'esperienza? Così parrebbe, a giudicare il fatto che capitan Allegretti- blindato a parole da Martino- sembra sempre più lontano dai piani biancorossi e continua a lavorare a parte. A breve il centrocampista meneghino potrebbe incontrare Tatò per chiarire definitivamente la sua posizione: nella lista degli addii c'è anche il nome di Romeo, anche se nessuno lo ammette in società. Entro il 31 gennaio, perlomeno su questo, sapremo la verità.
(Twitter: @GuerraLuca88)
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