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Calcio
Barletta Calcio, "Martino è un fulmine a ciel sereno"
La reazione di Pasquale Cosola al comunicato del club
Barletta - giovedì 3 gennaio 2013
13.41
Questa mattina il Barletta Calcio, nella persona del presidente Roberto Tatò, ha definitivamente serrato le porte alle trattative con la cordata guidata da Pasquale Di Cosola per il passaggio di quote societarie, una "telenovela" protrattasi per mesi e oggi giunta al finale, gradito ad alcuni, sgradito ad altri. Noi di Barlettalife.it abbiamo intervistato a caldo Di Cosola dopo la notizia del "gran rifiuto". Ecco la sua reazione:
Pasquale Di Cosola, quali sono stati gli ultimi passaggi della trattativa tra voi e il Presidente del Barletta Tatò per l'acquisizione del pacchetto azionario del sodalizio di via Vittorio Veneto?
«L'evoluzione della trattativa c'è stata con le parole di Tatò, che ha affermato a mezzo stampa di voler procedere solo ed esclusivamente attraverso una sostituzione della garanzia e quindi cedendo il club a costo zero e senza alcun debito, mi sono precipitato con il mio gruppo a preparare la fidejussione. I numeri li abbiamo trovati il 15 dicembre, il 17 dicembre, come già dichiarato, nessun creditore avrebbe potuto farci la garanzia. Tant'è vero che il 24 di dicembre – e ne ho le prove perché conservo le mail – ho inviato a Tatò e al suo responsabile finanziario una bozza della garanzia che ci aveva preparato la nostra banca. Tale bozza è stata letta il 27, e allora il suo direttore finanziario mi ha chiamato dicendomi che dovevo interloquire con il commercialista di Tatò. Abbiamo interloquito, dicendoci che non era a Tatò che dovevamo garantire, ma era alla banca, affinchè Tatò fosse sollevato dalla fidejussione. Per noi non c'era nessun problema (garantire la banca o Tatò era la stessa cosa). Il 28 dicembre ho mandato una mail sia a Tatò che al suo commercialista chiedendo loro, per poter accelerare i tempi, una bozza di come avrebbe gradito la fidejussione. Mi ha chiamato il suo commercialista dicendomi di interloquire con il responsabile di banca di Tatò per prendere accordi su da farsi. Prontamente io alle 16 del 28 dicembre ho chiamato e ho preso accordi per una comunicazione tra le due banche. Dopo le feste per la fine dell'anno, l'ulteriore evoluzione si è avuta ieri. Ieri io sono stato a Milano per preparare e formalizzare il tutto. Ero pronto, e infatti già ieri sera ho provato a chiamare qualcuno ma ho trovato telefoni spenti e quant'altro. Stamattina ho chiamato Tatò dicendo che siamo pronti con la garanzia e possiamo procedere e organizzarci per il passaggio delle quote. Lui mi ha risposto dicendomi che l'avevo anticipato di qualche minuto perché stava per annunciarmi il direttore sportivo».
Qual è stata la vostra reazione all'ufficializzazione del DS Martino?
«Prima ho mandato le bozze delle garanzie, mi si risponde che devo garantire alla banca. Oggi mi si dice: "Sai, ho aspettato". Ma cosa si è aspettato? Ci siamo lasciati il 28 dicembre per architettare il discorso della fidejussione, poi c'è sabato che è 29, domenica è 30, lunedì è 31, e non credo che il 31 di dicembre lavora qualcuno. Poi c'è capodanno. Cosa si è aspettato? Sono rimasto ancora una volta esterrefatto di questo comportamento. Se fosse stata intenzione di Tatò non cedere il club, bastava comunicarcelo: non ci saremmo mossi il 24 di dicembre, non saremmo andati a Milano e non avremmo fatto tutto in fretta e in furia. Il mercato era alle porte, eravamo pronti. Il nostro gruppo aveva stanziato oltre alla fidejussione più di un milione di euro da poter investire sul mercato di gennaio per salvare il Barletta Calcio».
Ora le vostre porte sono definitivamente chiuse verso il Barletta Calcio?
«Non so che dire. Se guardo l'epilogo della trattativa, che è cominciata ufficialmente il 16 novembre purtroppo non riesco a capire o a decifrare il tutto. Eravamo pronto con la garanzia,eravamo convinti di chiudere l'operazione per l'inizio della prossima settimana. Con il nostro staff eravamo già attivi dietro le quinte per cercare di rinforzare il Barletta. Volevamo prendere giocatori di categoria e di categoria superiore. C'era tutto un progetto a latere. Avevamo fatto le nostre mosse. Stamattina questo fulmine a ciel sereno dell'ufficializzazione del direttore sportivo. Ormai non c'è più tempo, deve continuare lui. È lui che decide. Il mio rammarico sta nel dire che se Tatò fosse stato più chiaro in questo epilogo non avremmo mosso e smosso, e fatto lavorare gente anche le vigilie di Natale e di Capodanno per essere pronti ad operare. Purtroppo non è da escludere che Tatò possa cambiare idea tra due settimane, non lo so. Noi siamo pronti all'azione, eravamo pronti anche a dicembre. Il discorso delle garanzie era percorribile anche a dicembre. Noi eravamo pronti. Ieri avevamo un bel progetto, un bel discorso, avevo già parlato con qualche altro giornalista dei progetti futuri, seri, importanti e duraturi. Ora mi auguro per il bene del Barletta che venga fatto un mercato all'altezza in questo momento così particolare. Faccio gli auguri al Presidente e al nuovo arrivato Gabriele Martino».
Pasquale Di Cosola, quali sono stati gli ultimi passaggi della trattativa tra voi e il Presidente del Barletta Tatò per l'acquisizione del pacchetto azionario del sodalizio di via Vittorio Veneto?
«L'evoluzione della trattativa c'è stata con le parole di Tatò, che ha affermato a mezzo stampa di voler procedere solo ed esclusivamente attraverso una sostituzione della garanzia e quindi cedendo il club a costo zero e senza alcun debito, mi sono precipitato con il mio gruppo a preparare la fidejussione. I numeri li abbiamo trovati il 15 dicembre, il 17 dicembre, come già dichiarato, nessun creditore avrebbe potuto farci la garanzia. Tant'è vero che il 24 di dicembre – e ne ho le prove perché conservo le mail – ho inviato a Tatò e al suo responsabile finanziario una bozza della garanzia che ci aveva preparato la nostra banca. Tale bozza è stata letta il 27, e allora il suo direttore finanziario mi ha chiamato dicendomi che dovevo interloquire con il commercialista di Tatò. Abbiamo interloquito, dicendoci che non era a Tatò che dovevamo garantire, ma era alla banca, affinchè Tatò fosse sollevato dalla fidejussione. Per noi non c'era nessun problema (garantire la banca o Tatò era la stessa cosa). Il 28 dicembre ho mandato una mail sia a Tatò che al suo commercialista chiedendo loro, per poter accelerare i tempi, una bozza di come avrebbe gradito la fidejussione. Mi ha chiamato il suo commercialista dicendomi di interloquire con il responsabile di banca di Tatò per prendere accordi su da farsi. Prontamente io alle 16 del 28 dicembre ho chiamato e ho preso accordi per una comunicazione tra le due banche. Dopo le feste per la fine dell'anno, l'ulteriore evoluzione si è avuta ieri. Ieri io sono stato a Milano per preparare e formalizzare il tutto. Ero pronto, e infatti già ieri sera ho provato a chiamare qualcuno ma ho trovato telefoni spenti e quant'altro. Stamattina ho chiamato Tatò dicendo che siamo pronti con la garanzia e possiamo procedere e organizzarci per il passaggio delle quote. Lui mi ha risposto dicendomi che l'avevo anticipato di qualche minuto perché stava per annunciarmi il direttore sportivo».
Qual è stata la vostra reazione all'ufficializzazione del DS Martino?
«Prima ho mandato le bozze delle garanzie, mi si risponde che devo garantire alla banca. Oggi mi si dice: "Sai, ho aspettato". Ma cosa si è aspettato? Ci siamo lasciati il 28 dicembre per architettare il discorso della fidejussione, poi c'è sabato che è 29, domenica è 30, lunedì è 31, e non credo che il 31 di dicembre lavora qualcuno. Poi c'è capodanno. Cosa si è aspettato? Sono rimasto ancora una volta esterrefatto di questo comportamento. Se fosse stata intenzione di Tatò non cedere il club, bastava comunicarcelo: non ci saremmo mossi il 24 di dicembre, non saremmo andati a Milano e non avremmo fatto tutto in fretta e in furia. Il mercato era alle porte, eravamo pronti. Il nostro gruppo aveva stanziato oltre alla fidejussione più di un milione di euro da poter investire sul mercato di gennaio per salvare il Barletta Calcio».
Ora le vostre porte sono definitivamente chiuse verso il Barletta Calcio?
«Non so che dire. Se guardo l'epilogo della trattativa, che è cominciata ufficialmente il 16 novembre purtroppo non riesco a capire o a decifrare il tutto. Eravamo pronto con la garanzia,eravamo convinti di chiudere l'operazione per l'inizio della prossima settimana. Con il nostro staff eravamo già attivi dietro le quinte per cercare di rinforzare il Barletta. Volevamo prendere giocatori di categoria e di categoria superiore. C'era tutto un progetto a latere. Avevamo fatto le nostre mosse. Stamattina questo fulmine a ciel sereno dell'ufficializzazione del direttore sportivo. Ormai non c'è più tempo, deve continuare lui. È lui che decide. Il mio rammarico sta nel dire che se Tatò fosse stato più chiaro in questo epilogo non avremmo mosso e smosso, e fatto lavorare gente anche le vigilie di Natale e di Capodanno per essere pronti ad operare. Purtroppo non è da escludere che Tatò possa cambiare idea tra due settimane, non lo so. Noi siamo pronti all'azione, eravamo pronti anche a dicembre. Il discorso delle garanzie era percorribile anche a dicembre. Noi eravamo pronti. Ieri avevamo un bel progetto, un bel discorso, avevo già parlato con qualche altro giornalista dei progetti futuri, seri, importanti e duraturi. Ora mi auguro per il bene del Barletta che venga fatto un mercato all'altezza in questo momento così particolare. Faccio gli auguri al Presidente e al nuovo arrivato Gabriele Martino».
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