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Calcio
Barletta Calcio, chi è causa del suo mal pianga sè stesso
Da Pisa riappaiono la sconfitta e i limiti tecnico-tattici della squadra
Barletta - lunedì 6 gennaio 2014
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"Ogni maledetta domenica si vince o si perde, resta da vedere se si vince o si perde da uomini". La celeberrima frase è parte fondante del film "Ogni maledetta domenica", dove Al Pacino è Tony D'Amato, allenatore degli Sharks, squadra di football americano. Un allenatore che accetta la sconfitta, a patto che si combatta fino all'ultima goccia di sudore. Quella rimediata ieri pomeriggio dal Barletta a Pisa ha fatto sì che il 2014 abbia avuto il via nel segno dell'anno vecchio: esordio nel girone di ritorno con una sconfitta senza mettere a segno reti contro una squadra allenata da Francesco Cozza. L'anno scorso fu il Catanzaro a passare al "Puttilli", quest'anno è toccato ai nerazzurri toscani passare con il più classico dei risultati grazie ai centri di Martella e Goldaniga,dopo un primo tempo all'insegna dell'equilibrio con il Barletta vicino alla rete con Cascione e D'Errico. Dal pomeriggio dell'"Arena Garibaldi-Romeo Anconetani" restano in eredità le reti annullate a Cicerelli e Camilleri, la cronica sterilità offensiva biancorossa e il terz'ultimo posto a quota 11 punti dopo 18 turni del campionato di Prima Divisione Lega Pro, girone B.
Difendere non basta, nel calcio ha ragione chi fa gol
Un film già visto, quello andato in onda all'ombra della Torre Pendente più famosa del mondo, una pellicola che solo gli ultimi quattro turni del 2013 e altrettanti pareggi avevano parzialmente "tagliato": un Barletta che regge bene davanti all'avversario, porta qualche pericolo in area avversaria, tira i remi in barca nella ripresa, subisce il vantaggio avversario e non riesce a reagire, per limiti tecnici e fisici. Dopo 18 turni, non possiamo pensare che si tratti di episodi: i numeri inchiodano la gestione-Orlandi, con 8 sconfitte, altrettanti pareggi e una sola vittoria, ottenuta a Gubbio due mesi fa contro un avversario in doppia inferiorità numerica. Non basta l'assenza di La Mantia per giustificare la pochezza della squadra dalla cintola in su: "basta non prenderle" è un monito inefficace, a quando l'attesa sterzata per dare dignità a una stagione ormai storta?
Coperta corta, cortissima
Ai numeri si aggiungono i fatti. Che il Barletta abbia abbracciato la "linea verde", risolvendo i contratti di Picci e Prutsch, è questione ormai nota ai muri. Che la coperta a disposizione di Orlandi sia corta, anzi cortissima, è fatto altrettanto pacifico. Anche ieri in quel di Pisa l'allenatore di Casalmaggiore ha proposto Ilari, una mezz'ala, nei panni di terminale offensivo, e per risollevare le sorti del match si è affidato all'opaco Zigon e al centravanti della "Berretti" La Forgia. Risultato finale: 0 reti, come avvenuto in 11 incontri di questo campionato. Giocare con i giovani va bene, cambiare piani virando sulla "spending-review" a competizione in corso meno: chi lo spiega ai 1051 abbonati e ai coraggiosi tifosi (circa 30 anche ieri a Pisa) che ogni domenica si sobbarcano ore di pullman e nottata insonni per inseguire un sogno, come la vittoria è ormai tristemente diventata? Sul mercato Orlandi continua a spiegare che accetterà le decisioni societarie, mentre della partita conserva il buono: "Nel primo tempo abbiamo creato molto, ma ci è mancata la stoccata sotto porta - ha detto il tecnico -. Abbiamo cercato di andare a rete e non ci siamo riusciti, prima con D'Errico poi con Cascione. Sul 2-0 la situazione si è fatta decisamente più difficile". Insomma, il bicchiere mezzo pieno, sempre e comunque, sebbene il contenuto sia un'amara cicuta. A chi farà del bene?
Querelle-Allegretti: si faccia chiarezza, una volta per tutte
Apice di ogni querelle in casa biancorossa da due mesi a questa parte è quella riguardante il rientro in campo di Riccardo Allegretti: il capitano del Barletta Calcio non vede il campo dal 23 ottobre, quando si fratturò la clavicola in Coppa Italia Lega Pro contro il Lecce. Di lì la riabilitazione, bollettini medici continuamente aggiornati e procrastinati rispetto ai 45 giorni inizialmente annunciati, i rumors che lo vorrebbero pronto a giocare ma ormai fuori dai piani societari, gli interessamenti dalla Prima Divisione (Perugia, Frosinone, Benevento) e dalla serie B per il 35enne meneghino, il leit-motiv che attende "l'ok medico per impiegarlo" in via Vittorio Veneto. In pochi mesi, il giocatore è passato da icona della salvezza a simbolo dell'incertezza in seno al Barletta Calcio. Nell'opacità di questa storia, che ha coinvolto Pippa- ieri tornato tra i convocati dopo un mese e mezzo di assenza- e riguarda anche Romeo, anch'egli in odor di partenza, a sconvolgere è la mancanza di comunicazioni chiare da parte della società, magari in una conferenza congiunta con Allegretti, spesso invocato a gran voce dal pubblico del "Puttilli": se è tutto limpido e trasparente, perchè questo non avviene? Se invece Allegretti non fa più parte dei piani, perchè non lo si dice apertamente? Si opta invece per il limbo, ai limiti dell'autolesionismo.
Tatò is back: per quanto e per quale calciomercato?
Chi è causa del suo mal pianga sè stesso è un antico proverbio che mira ad ammonire colui che ha prodotto la causa del proprio danno: costui dovrà prendersela esclusivamente con sé stesso, e non addossare la responsabilità ad altri. Cosa avvenuta invece spesso e volentieri in via Vittorio Veneto, dove le colpe spesso sono della stampa locale e talvolta dei tifosi. Il mese di gennaio si è aperto intanto nell'incertezza, tecnica e societaria: sgombererà le nubi il ritorno in città del patron Roberto Tatò, atteso per mercoledì prossimo? La barca-Barletta ha bisogno di nuovi marinai sul rettangolo verde per non affondare sè stessa e i desideri dei cuori biancorossi, il presidente e il dg Martino dovranno tenerlo presente in questa sessione di mercato che sin qui ha portato in dote rumors sui nomi di Magnaghi (Entella), Campagna (Parma) e Partipilo (Bari). Qualche spiraglio "under" potrebbe aprirsi dalla collaborazione in allestimento con la Juventus, annunciata come una possibilità dal direttore generale biancorosso dopo l'incontro con l'ad bianconero Beppe Marotta. Il tutto con un piccolo punto interrogativo sul futuro: e se le "irrevocabili" dimissioni a giugno del presidente Roberto Tatò siano invece passibili di ripensamenti?
Domenica arriva l'Ascoli
Guardando al campo, il futuro immediato si chiama Ascoli, avversario in fase di smobilitazione tecnica e societaria, con un fallimento annunciato che pende sulla testa come una novella spada di Damocle. Sarà la volta buona per regalare un sorriso al "Puttilli"? In attesa della sfida di domenica, resta l'amarezza per il presente e per un 2014 avviato con un ko, come il 2013. Le similitudini con la scorsa stagione non si fermano qui: anche l'anno scorso a questo punto il Barletta aveva ottenuto una sola vittoria, in trasferta a metà novembre (a Sorrento), veleggiava nei bassifondi e non aveva mai vinto in casa. La fame di salvezza agì da propulsore con l'arrivo di Orlandi: quest'anno, senza più obiettivi, cosa potrà salvare il Barletta dall'anonimato?
(Twitter: @GuerraLuca88)
Difendere non basta, nel calcio ha ragione chi fa gol
Un film già visto, quello andato in onda all'ombra della Torre Pendente più famosa del mondo, una pellicola che solo gli ultimi quattro turni del 2013 e altrettanti pareggi avevano parzialmente "tagliato": un Barletta che regge bene davanti all'avversario, porta qualche pericolo in area avversaria, tira i remi in barca nella ripresa, subisce il vantaggio avversario e non riesce a reagire, per limiti tecnici e fisici. Dopo 18 turni, non possiamo pensare che si tratti di episodi: i numeri inchiodano la gestione-Orlandi, con 8 sconfitte, altrettanti pareggi e una sola vittoria, ottenuta a Gubbio due mesi fa contro un avversario in doppia inferiorità numerica. Non basta l'assenza di La Mantia per giustificare la pochezza della squadra dalla cintola in su: "basta non prenderle" è un monito inefficace, a quando l'attesa sterzata per dare dignità a una stagione ormai storta?
Coperta corta, cortissima
Ai numeri si aggiungono i fatti. Che il Barletta abbia abbracciato la "linea verde", risolvendo i contratti di Picci e Prutsch, è questione ormai nota ai muri. Che la coperta a disposizione di Orlandi sia corta, anzi cortissima, è fatto altrettanto pacifico. Anche ieri in quel di Pisa l'allenatore di Casalmaggiore ha proposto Ilari, una mezz'ala, nei panni di terminale offensivo, e per risollevare le sorti del match si è affidato all'opaco Zigon e al centravanti della "Berretti" La Forgia. Risultato finale: 0 reti, come avvenuto in 11 incontri di questo campionato. Giocare con i giovani va bene, cambiare piani virando sulla "spending-review" a competizione in corso meno: chi lo spiega ai 1051 abbonati e ai coraggiosi tifosi (circa 30 anche ieri a Pisa) che ogni domenica si sobbarcano ore di pullman e nottata insonni per inseguire un sogno, come la vittoria è ormai tristemente diventata? Sul mercato Orlandi continua a spiegare che accetterà le decisioni societarie, mentre della partita conserva il buono: "Nel primo tempo abbiamo creato molto, ma ci è mancata la stoccata sotto porta - ha detto il tecnico -. Abbiamo cercato di andare a rete e non ci siamo riusciti, prima con D'Errico poi con Cascione. Sul 2-0 la situazione si è fatta decisamente più difficile". Insomma, il bicchiere mezzo pieno, sempre e comunque, sebbene il contenuto sia un'amara cicuta. A chi farà del bene?
Querelle-Allegretti: si faccia chiarezza, una volta per tutte
Apice di ogni querelle in casa biancorossa da due mesi a questa parte è quella riguardante il rientro in campo di Riccardo Allegretti: il capitano del Barletta Calcio non vede il campo dal 23 ottobre, quando si fratturò la clavicola in Coppa Italia Lega Pro contro il Lecce. Di lì la riabilitazione, bollettini medici continuamente aggiornati e procrastinati rispetto ai 45 giorni inizialmente annunciati, i rumors che lo vorrebbero pronto a giocare ma ormai fuori dai piani societari, gli interessamenti dalla Prima Divisione (Perugia, Frosinone, Benevento) e dalla serie B per il 35enne meneghino, il leit-motiv che attende "l'ok medico per impiegarlo" in via Vittorio Veneto. In pochi mesi, il giocatore è passato da icona della salvezza a simbolo dell'incertezza in seno al Barletta Calcio. Nell'opacità di questa storia, che ha coinvolto Pippa- ieri tornato tra i convocati dopo un mese e mezzo di assenza- e riguarda anche Romeo, anch'egli in odor di partenza, a sconvolgere è la mancanza di comunicazioni chiare da parte della società, magari in una conferenza congiunta con Allegretti, spesso invocato a gran voce dal pubblico del "Puttilli": se è tutto limpido e trasparente, perchè questo non avviene? Se invece Allegretti non fa più parte dei piani, perchè non lo si dice apertamente? Si opta invece per il limbo, ai limiti dell'autolesionismo.
Tatò is back: per quanto e per quale calciomercato?
Chi è causa del suo mal pianga sè stesso è un antico proverbio che mira ad ammonire colui che ha prodotto la causa del proprio danno: costui dovrà prendersela esclusivamente con sé stesso, e non addossare la responsabilità ad altri. Cosa avvenuta invece spesso e volentieri in via Vittorio Veneto, dove le colpe spesso sono della stampa locale e talvolta dei tifosi. Il mese di gennaio si è aperto intanto nell'incertezza, tecnica e societaria: sgombererà le nubi il ritorno in città del patron Roberto Tatò, atteso per mercoledì prossimo? La barca-Barletta ha bisogno di nuovi marinai sul rettangolo verde per non affondare sè stessa e i desideri dei cuori biancorossi, il presidente e il dg Martino dovranno tenerlo presente in questa sessione di mercato che sin qui ha portato in dote rumors sui nomi di Magnaghi (Entella), Campagna (Parma) e Partipilo (Bari). Qualche spiraglio "under" potrebbe aprirsi dalla collaborazione in allestimento con la Juventus, annunciata come una possibilità dal direttore generale biancorosso dopo l'incontro con l'ad bianconero Beppe Marotta. Il tutto con un piccolo punto interrogativo sul futuro: e se le "irrevocabili" dimissioni a giugno del presidente Roberto Tatò siano invece passibili di ripensamenti?
Domenica arriva l'Ascoli
Guardando al campo, il futuro immediato si chiama Ascoli, avversario in fase di smobilitazione tecnica e societaria, con un fallimento annunciato che pende sulla testa come una novella spada di Damocle. Sarà la volta buona per regalare un sorriso al "Puttilli"? In attesa della sfida di domenica, resta l'amarezza per il presente e per un 2014 avviato con un ko, come il 2013. Le similitudini con la scorsa stagione non si fermano qui: anche l'anno scorso a questo punto il Barletta aveva ottenuto una sola vittoria, in trasferta a metà novembre (a Sorrento), veleggiava nei bassifondi e non aveva mai vinto in casa. La fame di salvezza agì da propulsore con l'arrivo di Orlandi: quest'anno, senza più obiettivi, cosa potrà salvare il Barletta dall'anonimato?
(Twitter: @GuerraLuca88)
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