Salernitana-Barletta 3-0
Salernitana-Barletta 3-0
Calcio

​Barletta Calcio, bisogna "saper" perdere...

A Salerno un ko pesante nei termini e nel punteggio, addio mini-filotto positivo

"E' una squadra che ha ragazzi che corrono e hanno alcuni giovani con discrete prospettive per diventare buoni calciatori. Ci hanno messo in difficoltà nei primi 20 minuti, quando noi eravamo impacciati". Le parole di Angelo Gregucci, allenatore della Salernitana, riassumono al meglio il ko con il quale il Barletta Calcio ha salutato l'"Arechi" di Salerno, laddove mancava da un ventennio. Lo 0-3 rimediato dai granata di casa ha interrotto il mini-filotto di partite che aveva condotto alla realizzazione di sette punti in tre partite, 11 nelle ultime otto, e al tempo stesso ha ribadito limiti tecnico-tattici di una squadra che si ritrova con 18 punti dopo 22 partite.

Volare basso è la prima cosa
Dopo il successo sul Frosinone, maturato dopo un secondo tempo esaltante ma contro un avversario in 10, dalle parti di via Vittorio Veneto era tornata di moda la parola "playoff", sebbene il nono posto fosse distante otto punti. Un miraggio che lentamente era tornato- sebbene sottovoce- nel radar, ma che la sfida di Salerno ha confermato non essere alla portata di questo Barletta, a meno di cataclismi e rallentamenti clamorosi là davanti. La squadra deve maturare, ma può farlo molto lentamente, entro i suoi limiti tecnici e caratteriali: volare basso è la ricetta giusta, perdere senza lottare, come avvenuto ieri, è il veleno da eliminare. Ieri il Barletta ha affrontato con molto, troppo timore un avversario che fino a 24 ore fa era prigioniero di tante paure e della necessità assoluta di vincere: un ko maturato nell'approccio ancor prima che sul rettangolo verde.

Nichilisti (del campo) e annichiliti (dal campo)
La sfida dell'"Arechi" è stata a senso unico per larghi tratti, con il Barletta arroccato davanti a Liverani e incapace di distendersi lungo le direttrici esterne, eccezion fatta per i primi 20 minuti: un finale annunciato per tanti, non per mister Orlandi. "E' stata una giornata no, ma ci può stare considerando il buon andamento degli ultimi due mesi. Dobbiamo ritornare a lavorare con tanti sacrifici, come fatto in questo ultimo periodo, dobbiamo recuperare la nostra dimensione e cercare di fare meglio" il commento dell'allenatore lombardo. Preoccupazioni da nulla, tutto calcolato. Eppure punteggio e modalità del ko hanno rimesso in luce crepe del passato, che per lungo avevano scalfito gli spogliatoi di via Vittorio Veneto, dalla scarsa impenetrabilità difensiva all'assenza di cattiveria davanti. Come dire, nichilisti del campo e annichiliti dal campo.

L'esperienza (non) insegna
Nella sfida di ieri, che ha denunciato anche un Barletta in debito di ossigeno e spesso secondo sui palloni vaganti, mister Nevio Orlandi si è affidato alla formazione proposta dal 1' domenica contro il Frosinone, una scelta che ha stupito molti: contro i ciociari decisivi erano stati gli innesti di Ilari e La Mantia, oltre al cambio di passo visto nella ripresa, elementi ieri assenti dall'undici titolare. Se per il centravanti laziale la scelta risulta comprensibile, per il centrocampista piceno e capocannoniere biancorosso non lo è. Tra quattro volti nuovi e l'ex calciatore dell'Ascoli, sarebbe stato lecito attendersi qualche variazione, in particolare in un torneo in cui si ha poco da perdere. Domenica scorsa un fattore era stato il cambio di assetto deciso da Orlandi, ma l'allenatore di Casalmaggiore non ha evidentemente fatto tesoro dell'esperienza.

Romeo e Pippa: lontani dal campo, lontani dal cuore?
Linea verde è stata la parola d'ordine del mercato biancorosso e degli ultimi mesi in via Vittorio Veneto: a mostrare le maggiori difficoltà, oggi, sono però alcuni giovani e giovanissimi, pressati dai ritmi e dagli avversari. Cicerelli e Cascione sono due esempi, Guglielmi ha poche colpe in confronto a chi decide di impiegarlo con tanta costanza, "forzandone" la crescita. Le alternative facenti rima con esperienza ci sarebbero, ma ad oggi la carta d'identità appare componente fondamentale nella scelta dell'undici titolare. Così Romeo prosegue nel suo lavoro differenziato da settimane, dopo essere stato proposto a diverse squadre (Pergolettese in primis) in sede di mercato, e Pippa prosegue la sua discesa negli inferi della tribuna. Le scelte sono ormai delineate, ma sacrificare il rendimento all'altare dell'anagrafe collide con il senso del calcio.

11 metri di ansia
A rendere meno amara la cicuta biancorossa in quel di Salerno avrebbe potuto contribuire Andrea La Mantia, eroe sette giorni prima contro il Frosinone: al 25' della ripresa il centravanti ciociaro ha invece fallito il penalty concesso al Barletta, vedendosi respingere da Gori un destro invero poco convinto di potersi tramutare in rete. Il rigore sbagliato da "Lama" è il terzo (su quattro) della stagione biancorossa e si aggiunge nel tabellino delle storture dagli 11 metri agli errori di Picci contro il Perugia e Ilari contro l'Ascoli: il solo D'Errico (sempre contro l'Ascoli) ha sfatato l'insolito tabù, che in una squadra che ha fatto mezzo gol a partita (11 in 22 turni di campionato) diventa esiziale. I calciatori non si giudicano da questi particolari, come cantava De Gregori, ma certo sbagliare non aiuta a crescere.

Il Lecce all'orizzonte
La crescita, appunto. Un processo lento, nel quale le partite di una certa caratura valgono doppio, inteso come salti in avanti o balzi all'indietro: domenica al "Cosimo Puttilli" è atteso il Lecce per un derby molto sentito, che rappresenta l'occasione per riscattare buona parte della stagione e regalare un altro bel ricordo alla bacheca dei tifosi biancorossi, anche ieri presenti in oltre 200 all'"Arechi" e ormai decisi a manifestare il loro amore per la maglia più che per la situazione contingente. Nel calcio, in particolare in questo calcio amputato negli obiettivi quale la Lega Pro 2013/2014 è, si può perdere, ma bisogna "saperlo" fare, lottando fino al 90' e oltre. Domenica contro i salentini un'altra chiamata per Liverani e compagni.
(Twitter: @GuerraLuca88)
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