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Calcio
Allegretti: «Via per problemi con Martino, a Barletta avrei fatto solo giri di campo»
L'ex capitano biancorosso in Goal su Goal: «Mai presi soldi per non parlar male della società»
Barletta - mercoledì 29 gennaio 2014
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E' andato via con eleganza, ma di sassolini da tirar via dalle scarpe, da gioco e non, ne ha ancora. L'ex capitano del Barletta Calcio, Riccardo Allegretti, dopo i saluti di rito e i bilanci dello scorso weekend, quando freschi erano l'addio (forzato) e il divorzio con il club di via Vittorio Veneto dopo 14 mesi intensi di amore e grandi risultati sportivi, su tutti la salvezza del 2 giugno, infine la partenza tribolata e tanto respinta dal giocatore meneghino. A prescindere da un "ok medico" di beckettiane sembianze, che non avrebbe più vestito la maglia della Disfida era chiaro da tempo. Oggi il suo addio e le modalità della separazione sono al centro della contesa tra ambiente e società: una ferita profonda, rivissuta ieri da Allegretti durante la trasmissione televisiva "Goal su Goal".
Le motivazioni dell'addio, note a tutti ma smentite da alcuni, restano il punto più caldo: «Purtroppo il rapporto tra me e il direttore sportivo, che è quello che comanda in questo momento, ormai era giunto a un punto che o sarei andato via a giocare da un'altra parte o sarei rimasto a Barletta a fare i giri di campo che facevo da un mese e mezzo a questa parte - ha confermato Allegretti - Ho preso questa decisione accogliendo quanto voleva il direttore sportivo e abbiamo preso questa decisione: o meglio, era l'unica cosa possibile per me, visto che avevo ancora voglia di giocare e a Barletta non ce ne sarebbe stato più modo. Non potevo permettermi di vivere male, il calcio è la mia vita e per me la cosa più importante era tornare a giocare».
Alle voci accumulatesi negli ultimi giorni seguono i chiarimenti di Allegretti: «Ultimamente è girata qualche voce non troppo vera, ad esempio che avrei potuto dire cose molto più dure andandomene ma che la società avrebbe pagato il mio silenzio, oppure, come mi hanno riferito aver detto il segretario Damato in un'altra trasmissione televisiva, che sarei andato via perchè ho preso più soldi. Io sono andato via da Barletta per colpa di un signore, è questa l'unica verità». Un addio sofferto, quasi traumatico: «Mi è pesato tantissimo, soprattutto pensando che sono a Milano ora e a Barletta ho lasciato mia moglie e una delle due mie figlie. Quest'anno avevo ragionato anche per la mia famiglia e per il loro bene: ero straconvinto di essere nel posto giusto, indipendentemente dagli obiettivi di una società che possono legittimamente cambiare in corsa, io volevo solo fare calcio nel miglior modo possibile. Non mi sono mai permesso di andare dalla società a dire che non avevano tenuto fede ai patti nei miei confronti: alla gente devo molto».
Prima assente dal campo per infortunio, poi per "non pervenuto ok medico" e successivamente, nella coda finale della sua avventura in terra barlettana, tenuto lontano da partitelle o eventi con il pallone di mezzo, fino a passare al Monza, laddove domenica è andato in campo. Questo è stato il congedo di Allegretti da Barletta, che ha ricordato altri addii biancorossi negli ultimi anni, maturati nel silenzio. Un paletto evidente alle ambizioni: «Un giocatore di esperienza, conoscendo un po' le intenzioni del presidente, non credo venga con grande entusiasmo - ha risposto Allegretti a precisa domanda - a meno che non voglia mettersi in gioco come ho fatto io: dubito che la società possa cambiare strategie. A Barletta si vive bene, si può fare calcio in maniera sana, ma in questo momento non è facile per quello che gira intorno al Barletta».
(Twitter: @GuerraLuca88)
Le motivazioni dell'addio, note a tutti ma smentite da alcuni, restano il punto più caldo: «Purtroppo il rapporto tra me e il direttore sportivo, che è quello che comanda in questo momento, ormai era giunto a un punto che o sarei andato via a giocare da un'altra parte o sarei rimasto a Barletta a fare i giri di campo che facevo da un mese e mezzo a questa parte - ha confermato Allegretti - Ho preso questa decisione accogliendo quanto voleva il direttore sportivo e abbiamo preso questa decisione: o meglio, era l'unica cosa possibile per me, visto che avevo ancora voglia di giocare e a Barletta non ce ne sarebbe stato più modo. Non potevo permettermi di vivere male, il calcio è la mia vita e per me la cosa più importante era tornare a giocare».
Alle voci accumulatesi negli ultimi giorni seguono i chiarimenti di Allegretti: «Ultimamente è girata qualche voce non troppo vera, ad esempio che avrei potuto dire cose molto più dure andandomene ma che la società avrebbe pagato il mio silenzio, oppure, come mi hanno riferito aver detto il segretario Damato in un'altra trasmissione televisiva, che sarei andato via perchè ho preso più soldi. Io sono andato via da Barletta per colpa di un signore, è questa l'unica verità». Un addio sofferto, quasi traumatico: «Mi è pesato tantissimo, soprattutto pensando che sono a Milano ora e a Barletta ho lasciato mia moglie e una delle due mie figlie. Quest'anno avevo ragionato anche per la mia famiglia e per il loro bene: ero straconvinto di essere nel posto giusto, indipendentemente dagli obiettivi di una società che possono legittimamente cambiare in corsa, io volevo solo fare calcio nel miglior modo possibile. Non mi sono mai permesso di andare dalla società a dire che non avevano tenuto fede ai patti nei miei confronti: alla gente devo molto».
Prima assente dal campo per infortunio, poi per "non pervenuto ok medico" e successivamente, nella coda finale della sua avventura in terra barlettana, tenuto lontano da partitelle o eventi con il pallone di mezzo, fino a passare al Monza, laddove domenica è andato in campo. Questo è stato il congedo di Allegretti da Barletta, che ha ricordato altri addii biancorossi negli ultimi anni, maturati nel silenzio. Un paletto evidente alle ambizioni: «Un giocatore di esperienza, conoscendo un po' le intenzioni del presidente, non credo venga con grande entusiasmo - ha risposto Allegretti a precisa domanda - a meno che non voglia mettersi in gioco come ho fatto io: dubito che la società possa cambiare strategie. A Barletta si vive bene, si può fare calcio in maniera sana, ma in questo momento non è facile per quello che gira intorno al Barletta».
(Twitter: @GuerraLuca88)
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