Intervista a Savino Filannino
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Calcio

A capo della classe arbitrale barlettana: intervista a Savino Filannino

Il presidente della Sezione AIA di Barletta racconta la quotidianità di una dura professione

E' una sezione molto "produttiva" quella arbitrale di Barletta, giunta al suo 35esimo anno di vita e intitolata a Pasquale Gialluisi. Cinque le promozioni e quattro le dismissioni tra arbitri, assistenti e osservatori operanti nella nostra città in questa annata sportiva. Un risultato importante per una sezione territoriale che continua a "produrre" giovani fischietti in erba, trovando senza ombra di dubbio nell'arbitro internazionale Antonio Damato il proprio fiore all'occhiello, oltre a validi guardalinee come Soricaro in Can B, Di Salvo, Stasi e Lanotte in Can Pro, l'arbitro Fiore in Can Pro e giù fino alle categorie inferiori. Un "plotone" di 200 iscritti, che a capo vede Savino Filannino, presidente della sezione dal 2012, una vita nel mondo arbitrale, che ai nostri microfoni ha raccontato in un'intervista la quotidianità della professione arbitrale:

Partiamo dalle origini. Come Savino Filannino è arrivato in questa posizione professionale?
«Io nella vita faccio l'agricoltore, quindi diventare presidente della sezione AIA non è stato facile: spesso la mia categoria professionale viene denigrata, questa è la più grande soddisfazione. Farmi accettare qui dentro, con tanti altri professionisti, non è stato e non è facile: alla fine il mio sacrificio e la mia dedizione sono stati premiati. Ho iniziato tardi a fare l'arbitro, a 20 anni, e ho diretto fino alla serie D tanto per limiti di età quanto per mancanza di qualità da parte mia. Di lì ho iniziato a fare il designatore per gli arbitri della Puglia, nel 2008, a Bari, venendo inserito nel Comitato Regionale. Ho svolto per 10 anni il ruolo di segretario della sezione AIA a Barletta, facendo sempre tutto con passione. Nel 2012 poi, ho deciso di ricandidarmi come presidente di sezione: ho chiesto di non avere rivali, ma non per avere una "maggioranza bulgara", bensì per evitare tensioni e far sì che tutti lavorassimo solo per il bene dell'associazione, coinvolgendo anche la vecchia dirigenza».

Lo scorso 24 maggio il presidente Nicchi ha premiato la sezione in occasione del 35esimo compleanno. Che emozione hai provato in quel particolare giorno?
«E' stata una giornata intensa, che mi ha portato alla mente tanti ricordi. Ho voluto coinvolgere in quella data anche i vecchi dirigenti, mi sembrava doveroso. E' stato il giusto riconoscimento a una sezione sempre unita, che porto avanti grazie alla coesione con tutti i colleghi, dai Damato, ai Gialluisi, fino ai più giovani e volenterosi: siamo giovani, abbiamo appena 35 anni, ma dietro abbiamo già una certa storia e una certa esperienza».

Qual è il prossimo grande obiettivo fuori dal campo di questa sezione?
«Un grande appuntamento ci aspetta il 23 ottobre: non è ancora ufficiale, ma saremo ricevuti dal Papa a Roma. In tre andiamo su, e in 200 andiamo dal Papa».

Diamo un po' di numeri della Sezione AIA di Barletta. Quanti tesserati ci sono? E come lavorate per organizzarli?
«Io raccolgo le medie e i dati di tutti: con i numeri non ci lavoro, ma mi piace studiarli. La nostra sezione è composta da circa 200 associati, e secondo le medie dell'AIA ci si lavora bene. Bisogna dedicare del tempo ogni giorno, con me collaborano a turno circa 15 persone che fanno parte del Consiglio Direttivo: ogni anno mandiamo via circa 40 degli associati e ne prendiamo altrettanti. Fino a qualche anno fa, per quanto riguarda l'organizzazione, la sezione era poco frequentata, anche a causa dell'avvento dell'informatica: abbiamo un sistema che permette di mandare la gara a ogni associato attraverso un semplice tasto. Quando sono arrivato a giugno 2012, ho manifestato il mio dispiacere per la poca vita vigente nell'associazione. Ho così mandato a ognuno una mail, ponendo come tassativa la presenza di ognuno almeno una volta a settimana in sezione. Non ho amici in tal senso, ognuno, da Damato in giù, è trattato allo stesso modo. Chi non viene subisce la sospensione: è anche un modo per selezionare e capire la mentalità di ognuno. Oggi abbiamo 30 arbitri a livello nazionale: siamo tra le sezioni più importanti della Puglia e in buona posizione anche in Italia. Abbiamo Maurizio Gialluisi tra i componenti del Comitato Nazionale, dato impronosticabile fino a poco tempo fa, un arbitro internazionale, un assistente in serie B, tre assistenti in Lega Pro, numeri spaventosi per una sezione giovane come la nostra. Quest'anno, in quanto a promozioni, siamo stati la migliore sezione pugliese».

Cosa è cambiato negli ultimi anni? Quali sono i principi fondamentali che trasmettete ai ragazzi?
«Abbiamo lavorato molto sul carattere e sulla disciplina, anche sull'abbigliamento. In riunione non sono accetti i cinque minuti di ritardo, devono tenere i telefoni spenti, pena la revoca della partita loro assegnata. Inoltre tramandiamo l'idea per la quale non deve esistere il compromesso: la prima cosa che dico ai ragazzi è di non interagire con dirigenti e calciatori. E' già dalla prima stretta di mano, dal primo saluto, che i dirigenti capiscono con che arbitro hanno a che fare. Bisogna avere educazione, mai rispondere alle provocazioni: chi detta le regole deve trasmetterle anche nel vestiario, ho voluto tutti i tesserati in giacca e cravatta anche per questo. Per me ognuno dei ragazzi che approccia a questa carriera deve arrivare in serie A, non devono mai pensare di doversi accontentare».

Da poco avete iniziato la preparazione estiva. Come vi trovate con l'utilizzo delle strutture cittadine?
«Io penso che in questa città dobbiamo dire grazie a un eroe come Pietro Mennea, grazie al quale abbiamo almeno una pista d'atletica. La nostra città è davvero carente come strutture, un dato che ho già segnalato alla precedente e all'attuale amministrazione. Per quanto riguarda orari e strutture, la disponibilità nei nostri confronti è massima: l'unica società con cui abbiamo avuto qualche screzio è il Barletta Calcio, che tramite un suo tesserato avrebbe voluto impedirci due settimane fa l'accesso alla struttura del "Puttilli", un episodio che abbiamo poi risolto con l'intervento dell'assessore allo sport Divincenzo. In questo momento i ragazzi sono molto galvanizzati: al Polo stanno lavorando in 40, dei quali solo 3 o 4 devono iniziare ad arbitrare ad agosto, indice di un'attenzione maniacale per la propria preparazione».

Ci sono però tanti ragazzi nati e cresciuti qui che per motivi professionali sono andati via, vedi Torre e Donvito, assistenti in Lega Pro: mantengono i rapporti con la sezione pur essendo lontani?
«Per me loro sono parte integrante di questa sezione. Con Antonio Donvito e Francesco Torre ho un ottimo legame, ci sentiamo quando c'è bisogno di consigli e altro: sono cresciuti con me, durante i 10 anni in cui ho fatto da segretario, e qui tutti teniamo alla loro carriera».

Quanto conta ancora la geo-politica nella carriera di un arbitro ad alti livelli?
«Se mi avessi fatto questa domanda nel 2006 ti avrei detto tanto. Ora dal punto di vista dirigenziale qualcosa può significare, ma da quello arbitrale: in Puglia basti pensare che l'anno scorso sono saliti in serie B tre arbitri, come Roca, Abbattista e Castrignano, a indicare un premio per una classe arbitrale in ascesa. Ad esempio, per me il miglior arbitro dei prossimi 15 anni sarà Di Bello di Brindisi. Ha la mentalità giusta e grande qualità».

Domandone finale: chi c'è dopo Antonio Damato nel futuro della sezione?
«Domanda difficile: posso risponderti con il nome di Francesco Fiore, che ha un'ottima preparazione, ha di sicuro le capacità giuste e ha anche la giusta fame per farcela, dote che Antonio ha sempre avuto. Molti che vengono qua hanno la pancia piena, hanno la tasca piena. Antonio ha sempre avuto risultati splendidi in quanto a test fisici, segno di un grande impegno. Ho due ragazzi che ho mandato subito al C.R.A. dopo appena quattro mesi, il che significa che il duro lavoro viene premiato, vale solo quello. Tra gli assistenti, dove Di Salvo è al quarto anno in Lega Pro, ha fatto bene e concorre per la promozione con il sostegno di tutta la sezione, Stasi ha portato a termine un ottimo secondo anno e si prepara al terzo anno con elevate qualità, vedo molto bene Luigi Lanotte. Ho sempre investito su di lui in termini di fiducia e lui ha sempre risposto con grande professionalità e con i risultati, meritando sul campo le promozioni: quest'anno al primo anno in Lega Pro ha fatto parte della terna in una partita dei playoff in Seconda Divisione come Venezia-Renate, lo vedo proiettato. Quello che conta è che nel futuro di questa sezione, con me o meno, regni sempre la cultura della professionalità e dell'impegno».
(Twitter: @GuerraLuca88)
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