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Padre Saverio Paolillo, un pensiero per la Pasqua

È la festività che rimuove la pietra enorme messa all'imboccatura dell'anima

Il 18 gennaio scorso, un ragazzo di 16 anni è morto in una cava di pietra in João Pessoa, capitale della Paraíba nel nord-est brasiliano. È caduto da 20 metri d´altezza. Scavava buchi per mettervi esplosivi, quando una pietra si è staccata dall´alto e lo ha travolto, trascinandolo fino in fondo al burrone su cui il suo giovane corpo si è schiantato. È morto dopo una breve agonia. Al momento dell´incidente, Deivid non usava le attrezzature di sicurezza personale.

La cava, situata in area urbana, funziona irregolarmente. Le condizioni di lavoro sono precarie. Alcuni lavoratori non sono in regola. Gli incidenti sono frequenti. Oltre a Deivid vi lavorano altri adolescenti, anche se l´attività, per il grado di pericolosità, è proibita ai minorenni. Secondo il padre, Deivid lavorava nella cava da cinque anni, cioè ne aveva undici quando ha cominciato la sua dura giornata di lavoro. Era solo un bambino quando ha iniziato a spaccare sassi. A 16 anni, una di queste pietre lo ha travolto e schiacciato ponendo fine precocemente alla sua vita.

Il suo posto non era lì, ma sui banchi di scuola, in un campo di calcio, in gruppi di giovani in cerca di valori solidi per dare senso alla vita, in una piazza a godersi il tempo libero con gli amici. Ma la vita che gli hanno imposto, e non quella che Dio gli ha dato e lui sognava, non è andata così. È nato nella miseria, gli hanno rubato l´infanzia e l´hanno fatto morire quando era ancora adolescente.

I datori di lavoro, normalmente, si trincerano sulle loro difese. Anzi, spesso, fanno peggio. Si spacciano per "benefattori". "Se non fosse per noi – dicono - questi uomini sarebbero senza lavoro". Quanto ai minori "è meglio che lavorino nella cava che cadere nelle grinfie della malavita e passare il resto della vita in cella". Insomma, oltre al danno la beffa.

Quello di Deivid non è un fatto isolato. Il piccolo spaccapietre fa parte di un lungo elenco di minori che fanno capolino nella vita soltanto sulla scena della miseria e, spogliati della loro infanzia e adolescenza, vengono travolti ogni giorno da "macigni" di natura, forma e dimensioni differenti. Sono massi che non si staccano soltanto dalle pareti di cave irregolari, ma da ventricoli atrofizzati di cuori di pietra insensibili al dolore dei piccoli.

Lavoro minorile, prostituzione infantile, sfruttamento sessuale, traffico di organi, reclutamento per attività illecite, arruolamento in milizie armate come baby soldati, abbandono, fame, miseria... sono alcuni dei macigni che ogni giorno si disperdono dai versanti di un sistema perverso, messo in atto da persone senza cuore che, pur di sfamare la bramosia di ricchezza, commettono uno dei più atroci crimini contro l´umanità: calpestare la dignità dei bambini, rubare la loro innocenza, spegnere il loro sorriso, interrompere i loro sogni e falciare la loro vita.

È stato così anche con Maria (nome fittizio), una ragazzina rinchiusa in carcere minorile per aver minacciato verbalmente una maestra. Il giudice nella sentenza allega che non sa più che cosa fare con lei. Già è passata per varie case famiglia, ma non si è mai adattata. Maria non trova nessuno che le dia una mano per liberarsi dal macigno che carica sulle sue fragili spalle. Sballottata, sin da piccola, da una parte all´altra dai genitori separati, alla fine è accolta dai nonni paterni con cui si trova bene, se non fosse il papà che abusa di lei ripetutamente. Mantiene il segreto perché la nonna soffrirebbe nel vedere il figlio in carcere per un delitto infame. Così decide di portare il suo dolore da sola, stretta nel silenzio o dandone sfogo attraverso i tagli che si provoca sulle braccia. "Padre Saverio – mi ha detto durante un lungo dialogo alla presenza della vice direttrice – il dolore fisico mi dà sollievo all´altro dolore che è troppo insopportabile". L´unica risposta del carcere è stata quella di rinchiuderla in una solitaria, assurdamente chiamata "stanza di riflessione". "Maria deve riflettere sui suoi atteggiamenti", é stata la risposta del direttore alla mia dura protesta. "Maria ha urgentemente bisogno di noi – gli ho risposto - e in cella di riflessione dovrebbero andare a finire chi l´ha schiacciata sotto il peso della violenza sessuale e tutti coloro che la reprimono con una assurda disciplina".

Per ultimo, voglio ancora una volta parlarvi di Rivaldo, il ragazzo che frequentava il nostro progetto e che è scomparso da mesi. In questo caso è stata la malavita a mettergli una pietra sopra. Sappiamo che è sepolto da qualche parte, ma l´omertà grida più forte della compassione verso i genitori che vorrebbero dargli almeno una degna sepoltura.

Deivid, Maria, Rivaldo... sono tanti. Sono volti concreti e non freddi numeri delle statistiche. Sono storie vere incrociate ogni giorno che mi interpellano come essere umano e come cristiano. Non me le cerco. Mi vengono addosso, pesanti come il macigno che ha travolto Deivid, lancinanti come il dolore lacerante di Maria e brutali come la pietra sotto cui è nascosto il corpo di Rivaldo. Sono atti di una tragedia che non può lasciarci indifferenti, ma che esige il nostro coinvolgimento in uno sforzo collettivo per rimuovere i macigni che soffocano la vita dei più piccoli. Da dove può venirci la forza? Da dove ripartire?

Ripartiamo dal mattino di Pasqua!

Maria di Mágdala, Maria madre di Giacomo e Salome (Mc 16) sono le tre donne che, al mattino di Pasqua, quando ancora il sole non ha ancora fatto capolino, si recano al sepolcro per fare le abluzioni sul corpo di Gesù. Non è una persona qualunque, ma quello stesso Signore che, durante tutta la vita, si é fatto carico delle sofferenze degli altri, è caduto sotto il peso della croce imposta dalla cattiveria umana e accettata per amore e ora sepolto in un sepolcro chiuso da una immensa pietra, posta come punto finale su una storia di tenera compassione verso i crocifissi di tutti i tempi. Ma ecco la vera sorpresa di Pasqua: la pietra è stata rimossa e da quel sepolcro, ormai vuoto, la storia d´amore del Crocifisso, immagine umana della tenerezza divina, invade la storia e il tempo per diventare eterna in coloro che si fanno suoi discepoli.

"Passato il sabato, Maria di Màgdala, Maria madre di Giacomo e Salome comprarono oli aromatici per andare a ungerlo. Di buon mattino, il primo giorno della settimana, vennero al sepolcro al levare del sole. Dicevano tra loro: «Chi ci farà rotolare via la pietra dall'ingresso del sepolcro?». Alzando lo sguardo, osservarono che la pietra era già stata fatta rotolare, benché fosse molto grande" (Mc 16,1-4).

Subito all´inizio c'è una buona notizia. Il Sabato è finalmente passato. Il legalismo è archiviato. Non si agisce più sotto pressione della legge, ma per amore che è autentico quando è gratuito e non guarda in faccia a nessuno. La legge punisce chi la trasgredisce. L´amore accoglie. È un balsamo per le ferite. Aiuta a risanarle. Integra e restituisce la dignità perduta.

Le donne non hanno dormito tutta la notte. L´amore ti fa perdere il sonno per stare accanto alla persona che ami, soprattutto quando è in preda alla sofferenza. Non si può restarsene tranquillamente a letto e girarsi dall´altra parte quando c'è gente, soprattutto in tenera età, "sepolto vivo" sotto il peso di atroci sofferenze.

Comprano oli aromatici per ungere il corpo di Gesù. L´amore non bada a spese. Ti fa spendere e spenderti per gli altri. Non ti fa trattenere niente, ma quello che sei e quello che hai diventano dono.

Accelerano il passo. L´amore ti mette fretta. Non c'è tempo da perdere quando qualcuno ha bisogno di te. E non vedi l´ora pur di incontrare chi ami. Non ti importa se devi metterti in viaggio quando è ancora notte. Le tenebre già non ti fanno più paura perché l´amore accende una luce del cuore che illumina il cammino.

Alzano lo sguardo. L´amore non ti fa andare più a testa bassa, con gli occhi concentrati sul tuo ombelico, ma ti fa alzare lo sguardo per incrociare benevolmente quello degli altri e insieme con loro guardare verso l´orizzonte non per fare un volo alienante, ma per cercare le cose dell´alto e raggiungere "il di più" che ti fa prendere le distanze dalla mediocrità, ti fa scavalcare i limiti e ti addita il vero senso alla vita.

Sanno che dovranno affrontare una grande pietra. L´amore non si ferma né si esaurisce davanti agli ostacoli. Infatti niente e nessuno possono separare dall´amore vero. Quando si ama i massi incontrati sul cammino, anche se feriscono i piedi, diventano pietre fondamentali di un amore più solido.

Ma trovano la pietra già rimossa. Chi si dispone ad amare e a mettersi in gioco per rotolare le pietre che soffocano la vita degli altri, non resterà mai da solo, ma è sorpreso dall´Amore del Risorto. Questi arriva sempre prima per incoraggiare e dare una mano per togliere di mezzo gli ostacoli che impediscono l´accesso alla pienezza della vita.

Quel mattino di Pasqua, allora, è l´alba di una nuova vita all´insegna del Risorto. Coraggio, allora. Che stiamo aspettando? Mettiamoci in cammino. Rimbocchiamoci le maniche e diamoci da fare. Ci sono molti massi da rimuovere, a cominciare da quello che ci imprigiona nella tomba dell´egoismo e della indifferenza.

"Pasqua – diceva don Tonino Bello – è la festa delle pietre rotolate". È l´evento che rimuove "la pietra enorme messa all'imboccatura dell'anima che non lascia filtrare l'ossigeno, che opprime in una morsa di gelo; che blocca ogni lama di luce, che impedisce la comunicazione con l'altro. E' il macigno della solitudine, della miseria, della malattia, dell'odio, della disperazione del peccato". Pasqua è lo sbriciolamento del cuore di pietra a colpi di tenerezza. È il coinvolgimento totale nella rimozione forzata di tutto ciò che opprime e calpesta la dignità umana.

Questa è la Pasqua che auguro a tutti voi. Che essa "sia per tutti il rotolare del macigno, la fine degli incubi, l'inizio della luce, la primavera di rapporti nuovi e se ognuno di noi, uscito dal suo sepolcro, si adopererà per rimuovere il macigno del sepolcro accanto, si ripeterà finalmente il miracolo che contrassegnò la resurrezione di Cristo" (Don tonino Bello).

Buona Pasqua!
Dio dica bene di tutti noi.

P. Saverio Paolillo
Missionario Comboniano
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