
La città
Strade, milioni e opere incompiute: quando il problema non sono le risorse
La nota di Aldo Musti
Barletta - lunedì 15 dicembre 2025
0.39 Comunicato Stampa
«Leggere sulle pagine della stampa l'annuncio di un maxi intervento da oltre tre milioni di euro per il rifacimento del manto stradale in diverse zone della città impone una riflessione che va oltre la legittima soddisfazione per nuovi cantieri in partenza. Perché accanto alle strade che si rifanno, ce ne sono altre che da vent'anni attendono di essere semplicemente completate». Così l'imprenditore Aldo Musti.
«La notizia pubblicata parla di un piano articolato di interventi, di priorità individuate, di risorse regionali e comunali messe insieme per dire "stop alle buche". Un investimento importante, che dimostra come i fondi, quando c'è una decisione politica e amministrativa, possano essere reperiti e spesi.
Ed è proprio questo il punto.
Nel 2004 esisteva già una progettazione esecutiva per il completamento di un tratto di viabilità di circa 50 metri, mai portato a termine "VIA DEI MURATORI". Nel 2010 il Comune autorizzò un'azienda privata a realizzare una viabilità provvisoria, interamente a proprie spese, per garantire l'accesso all'area. Una soluzione temporanea che, di fatto, è diventata permanente.
Negli anni successivi si sono succeduti indirizzi politici, atti amministrativi e contenziosi, fino alle sentenze passate in giudicato, richiamate anche dall'ultima pronuncia del TAR n. 1737/2025, che ribadiscono obblighi chiari in capo all'amministrazione.
A ciò si aggiunge un dato difficilmente contestabile: l'esistenza di un avanzo di somme non spese, pari a circa 500.000 euro, riferite proprio a quel progetto mai completato.
Di fronte a questi fatti, l'annuncio di nuovi investimenti milionari per altre strade pone una domanda che non è polemica, ma di metodo: perché si riesce a programmare e realizzare nuovi interventi, mentre un'opera già progettata, finanziata e giudicata resta ferma da vent'anni?
La questione non è mettere in contrapposizione i quartieri o i lavori. È chiedere coerenza e capacità di chiudere i procedimenti aperti.
Una sentenza non è un auspicio, ma un obbligo. Un progetto esecutivo non è un'idea, ma un atto pronto a diventare realtà. E la credibilità dell'azione pubblica si misura anche – e soprattutto – dalla capacità di completare ciò che è stato già deciso.
Finché questo non accadrà, ogni nuovo annuncio, anche da milioni di euro, rischierà di lasciare irrisolta la domanda più semplice: perché alcune strade si rifanno e altre restano incompiute per una generazione intera?»
«La notizia pubblicata parla di un piano articolato di interventi, di priorità individuate, di risorse regionali e comunali messe insieme per dire "stop alle buche". Un investimento importante, che dimostra come i fondi, quando c'è una decisione politica e amministrativa, possano essere reperiti e spesi.
Ed è proprio questo il punto.
Nel 2004 esisteva già una progettazione esecutiva per il completamento di un tratto di viabilità di circa 50 metri, mai portato a termine "VIA DEI MURATORI". Nel 2010 il Comune autorizzò un'azienda privata a realizzare una viabilità provvisoria, interamente a proprie spese, per garantire l'accesso all'area. Una soluzione temporanea che, di fatto, è diventata permanente.
Negli anni successivi si sono succeduti indirizzi politici, atti amministrativi e contenziosi, fino alle sentenze passate in giudicato, richiamate anche dall'ultima pronuncia del TAR n. 1737/2025, che ribadiscono obblighi chiari in capo all'amministrazione.
A ciò si aggiunge un dato difficilmente contestabile: l'esistenza di un avanzo di somme non spese, pari a circa 500.000 euro, riferite proprio a quel progetto mai completato.
Di fronte a questi fatti, l'annuncio di nuovi investimenti milionari per altre strade pone una domanda che non è polemica, ma di metodo: perché si riesce a programmare e realizzare nuovi interventi, mentre un'opera già progettata, finanziata e giudicata resta ferma da vent'anni?
La questione non è mettere in contrapposizione i quartieri o i lavori. È chiedere coerenza e capacità di chiudere i procedimenti aperti.
Una sentenza non è un auspicio, ma un obbligo. Un progetto esecutivo non è un'idea, ma un atto pronto a diventare realtà. E la credibilità dell'azione pubblica si misura anche – e soprattutto – dalla capacità di completare ciò che è stato già deciso.
Finché questo non accadrà, ogni nuovo annuncio, anche da milioni di euro, rischierà di lasciare irrisolta la domanda più semplice: perché alcune strade si rifanno e altre restano incompiute per una generazione intera?»
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