Caterina Spadafora
Caterina Spadafora
Politica

Spadafora: ​«Registro unioni Civili e Ius Soli, scelte di civiltà prima che etiche»

La nota dell'ex vicesegretaria cittadina Pd

«Leggendo la nota del Vicario Episcopale Monsignor Filippo Salvo, sottoscritta anche da nove associazioni cattoliche, pubblicata sulla Gazzetta del Mezzogiorno in data odierna, ho sentito il dovere di intervenire in qualità di cittadina». Interviene così Caterina Spadafora nel contraddittorio legato alle unioni civili, con forza citando un vissuto personale. «Premetto, per evitare fraintendimenti, di sentirmi parte in causa nell'argomento, avendo deciso con il mio attuale Compagno di vita di voler costituire una "Unione" senza tuttavia contrarre matrimonio. Da cristiana non cattolica ho sempre rispettato il ruolo della Chiesa e dei suoi pastori quali educatori nella fede, apprezzandone soprattutto l'impegno nel recupero di coloro i quali, per un motivo o per un altro, sono stati lasciati ai margini della Società, così come ne ho sempre riconosciuto la valenza delle azioni che, unitamente alle associazioni di stampo cattolico, la Chiesa ha messo in atto al fine di affiancare i fedeli nelle scelte quotidiane.

Quello che invece non ho mai condiviso è la volontà – invero espressa anche nella nota che commento, sebbene si affermi di non avere intenzione di interferire sulle scelte che il Consiglio Comunale dovrà operare – di intervenire su questioni che attengono strettamente alla vita politica di una comunità, laica per espressa definizione costituzionale. Il regolamento sulle unioni civili è già stato approvato da un centinaio di comuni le cui amministrazioni dubito possano aver risolto le problematiche alle quali la nota in commento fa riferimento in apertura, eppure la scelta politica di tali comunità è stata operata ed alla stessa si è dato un senso compiuto. Dal mio canto ho sempre pensato che ciò che bisogna preservare della nucleo sociale famiglia sia il ruolo educativo che essa svolge nella società civile e non la forma giuridica che la legittima. Seppur non sposata non credo, da convivente, di costruire un'unione di serie B solo perché nessun prelato o funzionario dello stato ha sancito il contratto di matrimonio; poiché tale è per chi non crede nella sacralità dello stesso, un contratto che entra in vigore con la sottoscrizione da parte dei promessi e dei testimoni (che garantiscono l'atto e l'identità degli stessi) e viene sciolto dinnanzi ad un giudice.

La reale differenza è che, seppur quotidianamente impegnata nel "svolgere il mio ruolo di motore della comunità" seppur con modalità "atipiche", alla stessa stregua di un lavoratore precario, a me e al mio compagno non vengono concesse le tutele e la protezione che la società e lo Stato dovrebbero riconoscere. Ed infatti, a titolo di esempio, posso ricordare che laddove indigente non potrei richiedere come membro di una "coppia" di accedere alle graduatorie per gli alloggi di edilizia convenzionata; laddove avessi un figlio il mio compagno non potrebbe registrarlo all'anagrafe perché a lui, pur padre, non vengono riconosciuti i medesimi diritti di un marito. Il riconoscimento di queste prerogative anche alle coppie non sposate è un fatto di Civiltà ed Equità sociale, non certo di insulsi privilegi. Porre la questione della crisi e delle continue riduzioni nei trasferimenti Stato / Enti Locali, affermando che tali accadimenti rendono non oltre procrastinabile una politica sociale a favore delle famiglie, e contrapporre tali argomenti alla regolamentazione delle Unioni Civili, è operazione che crea confusione, non rende giustizia alla verità dei fatti e non consente a coloro i quali leggono di comprendere quanto si sta facendo.

O forse posta in tali termini la questione vuol solo mistificare il vero obbiettivo ? Forse non si ha fino in fondo il coraggio di ammettere che questa presa di posizione sulle Unioni Civile è l'ennesima battaglia contro il riconoscimento dell'amore e della conseguente unione tra persone dello stesso sesso? Se così fosse mi sento di affermare a chiare lettere che il registro delle unioni civili è una scelta politica che abbraccia i dettami delle "pari opportunità" nella sacra, questa universalmente tale, libertà di scelta, che non può essere discriminata in base all'orientamento sessuale. È certo che i Comuni non hanno competenza per creare un nuovo soggetto giuridico, ma le amministrazioni e i consiglieri – soprattutto quando si fanno eleggere ed adottano le linee di mandato chiare come quelle di questa consigliatura a guida del Sindaco Cascella – hanno il dovere politico di rappresentare le istanze della società che cambia e far sì che tutti abbiano gli stessi diritti e i medesimi doveri.

Sulla partecipazione al dibattito, a dire dei firmatari della nota, quasi negata, voglio precisare che il fattivo contributo delle parti sociali non può esser vincolato al momento di "richiesta" da parte dell'amministrazione ma dovrebbe esser proattivo e propositivo. Le commissioni consiliari a dire il vero sono aperte e chiunque può parteciparvi, di tal ché la voglia di partecipazione delle singole rappresentanze può esser quotidianamente soddisfatta, anche allorquando diventi bulimica. La partecipazione poteva ed anzi doveva essere uno strumento anche in sede di definizione dell'utilizzo delle risorse del Piano Sociale di Zona, soprattutto con riguardo alle FAMIGLIE, ma la partecipazione non si chiede solo, si compie e qui mi sembra che i soggetti e le rappresentanze siano mancati. In ultimo, e prendendo ultimo spunto dall'invito a "temporeggiare" sull'adozione dei Regolamenti, tra i quali anche quello sullo "Ius soli" vorrei ricordare che oltre agli innumerevoli incontri che si sono svolti sul tema promossi dall'amministrazione, molti sono stati anche i momenti promossi dall'associazionismo, tra gli altri un convegno sul tema a Luglio promosso ed organizzato dalla nostra Associazione.

Concludo infine auspicando un'immediata adozione del regolamento sugli istituti di partecipazione sicché si possa contenere la strumentalizzazione che spesso si fa dei processi partecipativi, utilizzandoli ora per rallentare ora per non adottare scelte politiche importanti quanto quelle amministrative».
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