Trabucco
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Salviamo il trabucco, lanciato un appello politico condiviso

Ne parlano l'assessore provinciale Damiani e l'associazione "Barletta si fa in quattro". L'Ufficio Circondariale Marittimo ha dichiarato lo stato di degrado e abbandono

Raccogliere fondi da destinare al restauro del trabucco, un importante pezzo di storia della litoranea di Barletta, ridotto ormai ad uno scheletro pericolante. E' argomento al centro di una nuova attenzione, sia da parte dell'associazione "Barletta si fa in quattro" che propone la costituzione di un comitato cittadino, sia da parte dell'assessore provinciale Dario Damiani, che propone un incontro istituzionale.

Damiani si rivolge direttamente al Presidente dell'Autorità Portuale del Levante Francesco Mariani ed al Comandante dell'Ufficio Circondariale Marittimo di Barletta Marco Marinelli, dichiarando: «Come si apprende anche dalla recente ordinanza emessa dall'Ufficio Circondariale Marittimo di Barletta, lo storico ed antico Trabucco di Barletta, ubicato sul molo di Levante, versa irrimediabilmente da anni in uno stato di pericolosità, degrado ed abbandono. Pertanto, ho ritenuto opportuno sollecitare un incontro con le istituzioni territoriali competenti per cercare di intraprendere un'azione sinergica utile alla salvaguardia di un monumento che rappresenta una parte importante di storia della nostra città nonché della tradizione marinara di una comunità di pescatori, che per intere generazioni ha trovato sostentamento dall'antico Trabucco».

«Non c'è più tempo, il trabucco sta morendo – sottolinea invece Carmen Craca, presidente di "Barletta si fa in quattro" – Adesso si deve fare il possibile per salvarlo. È di recente emanazione l'ordinanza dell'Ufficio Circondariale Marittimo di Barletta, che ha acclarato lo stato di degrado e di abbandono del Trabucco presente sul molo di Levante ed ha disposto il divieto di ormeggio, navigazione e pratica della balneazione nello specchio acqueo antistante la struttura in legno».

Il trabucco di Barletta è l'ultimo della costa adriatica dopo quelli del Gargano. In Puglia ce ne sono ancora una quindicina, tra Peschici e Vieste, ove in qualche modo, stanno provvedendo alla tutela e al restauro.
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