Cronaca

Patrizia D'Addario interrogata per il delitto Scopece

La prostituta uccisa a Barletta era amica della escort

Questa mattina la escort Patrizia D'Addario, giunta alla ribalta mediatica grazie al coinvolgimento in alcune vicende che hanno implicato il premier Silvio Berlusconi, era presente come testimone alla Corte d'Appello di Trani: la donna è stata ascoltata in merito all'assassino della prostituta Maria Scopece, sua amica, la giovane 23enne che fu violentata e brutalmente uccisa con otto colpi di pistola nelle campagne di Barletta, e i cui resti furono poi dati alle fiamme per cancellare ogni prova. Alla base del delitto vi sarebbe stato il rifiuto, da parte della Scopece, di consegnare ai suoi aguzzini la somma di 20mila euro, guadagnati in Montenegro.

Secondo quanto riferito dalla D'Addario, la donna avrebbe cercato inutilemente di denunciare a polizia e carabinieri le minacce e le violenze che da tempo la perseguitavano: denunciò, per esempio, una rapina a suoi danni avvenuta a Bisceglie da parte di due uomini dal volto coperto, riuscendo a ferirne uno in viso con un coltellino.

Mentre la D'Addario veniva interrogata al Tribunale di Trani, i giudici hanno ascoltato il medico legale che aveva eseguito l'autopsia, Francesco Introna. Secondo la ricostruzione, la prostituta fu uccisa nelle vicinanze del santuario della Madonna dello Sterpeto, proprio dove fu ritrovato il corpo. La vittima fu colpita in un primo momento da quattro colpi di pistola, in seguito - mentre tentava vanamente la fuga - freddata con gli ultimi tre proiettili che le tolsero la vita.

Per l'omicidio sono stati imputati: Emanuele Modesto, 35 anni, Giuseppe Gallone, 34 anni e Raimondo Carbone, 30 anni (tutti di Trinitapoli) con l'accusa di omicidio premeditato, distruzione di cadavere e illecita detenzione di pistola. Le altre quattro persone a giudizio sono i marocchini Driss Dadri, 33 anni, e Quadri Dafri, 34 (arrestati per ricettazione), Antonio Reddavide, 48 anni, e Geremia Strafezza, 32 anni, di Cerignola, accusati di favoreggiamento personale nei confronti dei presunti assassini.
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