
Politica
Oronzo Carli: «L'indifferenza è il vero degrado»
La nota del segretario del Movimento Amico
Barletta - domenica 12 ottobre 2025
20.10
«Buona domenica. Una domenica che, però, non può e non deve passare come tutte le altre. Questa mattina, dopo segnalazioni ricevute da alcune donne che camminano sole lungo la costa di Ponente, mi sono recato personalmente nell'area del fratino. Chi frequenta quella zona sa perfettamente di cosa parlo: un insieme di capanne improvvisate e tende, persone che vivono in condizioni disumane, circondate da rifiuti e cattivi odori». Così il segretario del Movimento Amico, Oronzo Carli.
«Le stesse donne che mi hanno contattato raccontano il disagio — e in alcuni casi la paura — nel dover attraversare quel tratto di litorale. Raccontano di scene quotidiane di persone che si lavano, mangiano o fanno i propri bisogni all'aperto, davanti al passaggio di famiglie, bambini, cittadini comuni. Tutto questo non può essere definito "integrazione": è degrado, abbandono e assenza totale di controllo. Le nostre coste non possono diventare così. Vanno ripulite, risanate e riportate alla loro funzione naturale e sociale. E non possiamo più limitarci a parole, o a scaricare la responsabilità solo sulle istituzioni: il modo per intervenire c'è, e deve essere messo in pratica subito.
Se — ripeto, se — le persone che vivono in quell'area sono lavoratori stagionali impiegati nelle campagne del territorio, allora serve un'assunzione di responsabilità chiara e coraggiosa da parte di chi li assume. Non possiamo continuare a chiudere gli occhi davanti a un fenomeno che si ripete ogni anno: persone che lavorano nei campi, spesso sottopagate, senza un alloggio, senza servizi igienici, senza tutela. I datori di lavoro, singoli o riuniti in associazioni o cooperative, dovrebbero organizzarsi per creare spazi temporanei dignitosi, dotati di bagni, acqua, punti igienici e cucine. Non può essere compito dei cittadini supplire con la propria tasca o la propria coscienza a ciò che spetta a chi trae beneficio da quel lavoro. L'amministrazione comunale deve certamente vigilare, controllare e far rispettare le regole, ma la responsabilità primaria deve ricadere su chi gestisce il lavoro stagionale.
Intanto, però, l'area continua a peggiorare. Solo ieri si è verificato un nuovo episodio di rissa, l'ennesimo. Cosa stiamo aspettando, il morto? È inaccettabile che da più di un mese queste persone vivano in quello spazio e nessuno sembri essersene accorto o sentito in dovere di intervenire. Altro che "area protetta del fratino": lì è diventato un luogo di degrado, un cesso pubblico a cielo aperto. E non per colpa di chi vi sopravvive, ma per colpa di chi non controlla, non interviene e non assume le proprie responsabilità.
È questa l'indifferenza che fa male. È questa la vera radice del degrado. Come Movimento AMICO continueremo a segnalare, documentare e proporre soluzioni concrete. Non serve pietismo, serve azione, organizzazione e rispetto: per il territorio, per i cittadini e per la dignità di ogni persona».
«Le stesse donne che mi hanno contattato raccontano il disagio — e in alcuni casi la paura — nel dover attraversare quel tratto di litorale. Raccontano di scene quotidiane di persone che si lavano, mangiano o fanno i propri bisogni all'aperto, davanti al passaggio di famiglie, bambini, cittadini comuni. Tutto questo non può essere definito "integrazione": è degrado, abbandono e assenza totale di controllo. Le nostre coste non possono diventare così. Vanno ripulite, risanate e riportate alla loro funzione naturale e sociale. E non possiamo più limitarci a parole, o a scaricare la responsabilità solo sulle istituzioni: il modo per intervenire c'è, e deve essere messo in pratica subito.
Se — ripeto, se — le persone che vivono in quell'area sono lavoratori stagionali impiegati nelle campagne del territorio, allora serve un'assunzione di responsabilità chiara e coraggiosa da parte di chi li assume. Non possiamo continuare a chiudere gli occhi davanti a un fenomeno che si ripete ogni anno: persone che lavorano nei campi, spesso sottopagate, senza un alloggio, senza servizi igienici, senza tutela. I datori di lavoro, singoli o riuniti in associazioni o cooperative, dovrebbero organizzarsi per creare spazi temporanei dignitosi, dotati di bagni, acqua, punti igienici e cucine. Non può essere compito dei cittadini supplire con la propria tasca o la propria coscienza a ciò che spetta a chi trae beneficio da quel lavoro. L'amministrazione comunale deve certamente vigilare, controllare e far rispettare le regole, ma la responsabilità primaria deve ricadere su chi gestisce il lavoro stagionale.
Intanto, però, l'area continua a peggiorare. Solo ieri si è verificato un nuovo episodio di rissa, l'ennesimo. Cosa stiamo aspettando, il morto? È inaccettabile che da più di un mese queste persone vivano in quello spazio e nessuno sembri essersene accorto o sentito in dovere di intervenire. Altro che "area protetta del fratino": lì è diventato un luogo di degrado, un cesso pubblico a cielo aperto. E non per colpa di chi vi sopravvive, ma per colpa di chi non controlla, non interviene e non assume le proprie responsabilità.
È questa l'indifferenza che fa male. È questa la vera radice del degrado. Come Movimento AMICO continueremo a segnalare, documentare e proporre soluzioni concrete. Non serve pietismo, serve azione, organizzazione e rispetto: per il territorio, per i cittadini e per la dignità di ogni persona».
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