
Cronaca
Operazione Nabucodonosor, cadono le accuse per Cannito e Diviccaro
Per gli avvocati Michele Cianci e Antonella Parrotta si tratta di “un importante risultato”
Barletta - domenica 3 febbraio 2019
10.10
Cade l'accusa di associazione finalizzata allo spaccio di sostanze stupefacenti contestata dalla Procura Antimafia di Bari ai barlettani Cosimo Damiano Cannito, sessantaduenne, e Ruggiero Diviccaro, trentenne, arrestati il 18 gennaio nell'ambito dell'operazione antidroga "Nabucodonosor".
Il Tribunale del Riesame di Bari ha annullato l'ordinanza cautelare del giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Bari Francesco Mattiace limitatamente all'ipotesi associativa, confermandola per il resto e dunque anche per le rispettive misure cautelari: furono disposti la detenzione in carcere per Cannito e gli arresti domiciliari per Diviccaro.
Per gli avvocati Michele Cianci ed Antonella Parrotta si tratta di "un importante risultato", I legali ricorreranno comunque in Cassazione per quanto invece confermato dal collegio barese. In Cassazione potrebbe ricorrere anche la Procura Antimafia Barese per impugnare proprio il capo dell'ordinanza che ha fatto cadere l'ipotesi associativa.
"Siamo fortemente soddisfatti per la presa d'atto, da parte del Tribunale del riesame, così come da noi prospettato, della inesistenza di alcuna associazione denominata "clan Cannito" giacché è stata debellata da decenni" dichiara l'avvocato barlettano Michele Cianci.
L'inchiesta "Nabucodonosor" fece finire in manette altre 21 persone che i pubblici ministeri Giuseppe Maralfa, Lidia Giorgio e Giuseppe Gatti ritengono affiliati ai clan dediti al controllo del mercato degli stupefacenti di Barletta: i fratelli Albanese, i fratelli Sarcina, Cannito, Luigi Lombardi-Luigi Marchisella-Ruggiero Lattanzio, quest'ultimo trucidato alla vigilia dell'operazione della Direzione Distrettuale Antomafia.
Nel corso degli interrogatori di garanzia resi per rogatoria dinanzi al gip del Tribunale di Trani Rossella Volpe, Cannito e Diviccaro respinsero gli addebiti.
Il Tribunale del Riesame di Bari ha annullato l'ordinanza cautelare del giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Bari Francesco Mattiace limitatamente all'ipotesi associativa, confermandola per il resto e dunque anche per le rispettive misure cautelari: furono disposti la detenzione in carcere per Cannito e gli arresti domiciliari per Diviccaro.
Per gli avvocati Michele Cianci ed Antonella Parrotta si tratta di "un importante risultato", I legali ricorreranno comunque in Cassazione per quanto invece confermato dal collegio barese. In Cassazione potrebbe ricorrere anche la Procura Antimafia Barese per impugnare proprio il capo dell'ordinanza che ha fatto cadere l'ipotesi associativa.
"Siamo fortemente soddisfatti per la presa d'atto, da parte del Tribunale del riesame, così come da noi prospettato, della inesistenza di alcuna associazione denominata "clan Cannito" giacché è stata debellata da decenni" dichiara l'avvocato barlettano Michele Cianci.
L'inchiesta "Nabucodonosor" fece finire in manette altre 21 persone che i pubblici ministeri Giuseppe Maralfa, Lidia Giorgio e Giuseppe Gatti ritengono affiliati ai clan dediti al controllo del mercato degli stupefacenti di Barletta: i fratelli Albanese, i fratelli Sarcina, Cannito, Luigi Lombardi-Luigi Marchisella-Ruggiero Lattanzio, quest'ultimo trucidato alla vigilia dell'operazione della Direzione Distrettuale Antomafia.
Nel corso degli interrogatori di garanzia resi per rogatoria dinanzi al gip del Tribunale di Trani Rossella Volpe, Cannito e Diviccaro respinsero gli addebiti.
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