Festa Patronale d'epoca
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La città

Nino Vinella: «La festa patronale come riscoperta, discutiamone in un forum pubblico»

La proposta del presidente del comitato italiano Pro Canne della Battaglia

Sul senso più vero della Festa Patronale per i barlettani ecco l'intervento del giornalista Nino Vinella, anche quale presidente del Comitato italiano pro Canne della Battaglia ODV.

"Mi riferisco all'intervento dell'amico Michele Grimaldi, sempre attento e misurato nelle sue riflessioni, a proposito della Festa Patronale. Di cui evidenzio la frase finale: "Soluzione? Mantenere solo la parte religiosa ed abolire il caos assoluto, tanto ogni sera, specie l'estate, è una festa patronale no limits!" Riflettendo su quelle parole, mi sono di colpo rivisto negli anni Sessanta, io scolaretto al catechismo domenicale del Sepolcro con la delegata Santina Capuano Passante sotto la ferma direzione spirituale di don Donato Cafagna (entrambi "buonanime" e di sicuro entrambi in Paradiso).

Eravamo quei fanciulli chiamati a seconda dell'età, Fiamma bianca in terza elementare, poi verde, infine rossa, con tanto di tessera… Mi sono ritrovato indietro nel tempo fino a mezzo secolo fa, come in quelle foto bianconero scattate da quel maestro della fotografia che fu Attilio Calvaresi sul mio album di famiglia: ragazzino di Azione Cattolica negli anni Sessanta, anzi addirittura chierichetto diplomato per servire messa o almeno il "Tantum ergo sacramentum" col vice parroco, don Antonio".

Prosegue Vinella: "Devo questa educazione al clima spirituale (ed artistico) della mia famiglia, dove mio padre, il pittore Biagio Vinella (1911-1965) ha dipinto in vent'anni della sua breve vita per il Santuario dello Sterpeto almeno tre riproduzioni in formato reale della sacra icona della Vergine: io l'ho visto coi miei occhi bambini. E da devoto, mio padre ha voluto farsi seppellire con un rosario ed un'immaginetta della nostra Madonna fra le mani…

Ma più che un nostalgico e mio personale tuffo nel passato, credo che le parole di Michele Grimaldi abbiano riproposto (finalmente) le basi per riaprire un capitolo pubblico e condiviso della nostra vita di adesso. Alla luce del magistero di Papa Francesco, voglio subito aggiungere".

Conclude Vinella: "Quelle parole di Michele Grimaldi hanno anzi aperto la strada per lanciare l'idea di un autentico dibattito, pacato e sereno ma quanto mai necessario, proprio sul concetto di "come partecipare noi barlettani alla Festa in onore dei Santi Patroni" allargato anche al Comitato feste patronali. E qui rinnovo il caloroso invito da me rivolto l'anno scorso al suo presidente, l'amico Franco Grippo, di portare nella società civile cittadina, religiosa come anche laica, di Barletta la proposta di un forum pubblico. Confortati in questa "mission" anche, e soprattutto, dalla serie di continui risultati conseguiti nel primo anno dal suo insediamento, contestualmente all'utilizzo quale luogo di Cultura viva e di inclusione sociale per la Chiesa di San Michele...

Un forum che, coraggiosamente, affronti senza troppi giri di parole i temi che ognuno di noi si porta dentro, e che a Barletta hanno avuto l'imprimatur di una città autonominatasi con delibera di Consiglio comunale "Civitas Mariae" e che dunque ha obblighi tanti da osservare.

Barletta deve interrogarsi per rituffarsi nel suo passato di tradizioni e dare un senso al presente come al futuro. Anche di tipo economico, diciamocelo pure in questi tempi di crisi… Citavo i miei tempi di Azione Cattolica negli anni Sessanta: le differenze appaiono tanto più marcate se mi ricordo, ad esempio, che la raccolta fondi passava di porta in porta con i blocchetti dei volontari per le cento lire di allora. Oppure, i pali dell'illuminazione che su corso Vittorio Emanuele e corso Garibaldi s'installavano solo "a devozione" dei benefattori del tempo, che altri non erano che i negozianti, gli armatori della pesca, i piccoli e medi imprenditori locali legati alla loro identità di Barlettani tradotta in quel modo così semplice ma sincero di manifestarla pubblicamente nei tre giorni della grande festa così come la nutrivano nel silenzio delle loro coscienze ogni santo giorno… Discuterne in pubblico è partecipare la gioia della comunità cittadina a tutti, perché di gioia si tratta. Autentica e popolare"
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