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Intervista all'assessore Campese: lo sport a 360 gradi

«Lo sport oggi assume una importante funzione sociale». L’Assessore alle Risorse Umane, Semplificazione e Sport si confessa ai nostri microfoni

Fare sport in Puglia diventa sempre più difficile. In tempo di crisi e di ristrettezze, è lo sport uno dei campi maggiormente colpiti. Gli onori, i risultati e le vittorie troppo spesso non compensano i tanti sacrifici che le famiglie sono costrette a sostenere per alimentare il confronto sportivo, la competizione, il concetto stesso di sport. Concetto che non è facile sostenere quando sussistono elevati costi di gestione e di mantenimento. Anche Barletta, attraverso il suo piccolo macrocosmo di discipline sportive, vive queste problematiche molto da vicino. Troppo spesso legate alla presenza o alla mancanza di fondi, le associazioni cittadine lottano e si sacrificano quotidianamente per ottenere un risultato, per raggiungere un obiettivo, un desiderio, un sogno, una visione. Sono traguardi che accomunano tutti gli sport, dal più piccolo al più grande, dal più praticato a quelli più seguiti. In un momento economicamente delicato come quello che stiamo vivendo, lo sport non può e non deve passare necessariamente in secondo piano, ma deve essere veicolo di valori sani e limpidi. Abbiamo toccato questi temi con l'assessore regionale allo sport Maria Campese, che da vicino si occupa di quanto concerne tutto lo sport a livello locale con un occhio di riguardo per quanto riguarda Barletta. Non sono mancate tematiche importanti, come l'eterno confronto tra gli sport "maggiori" e quelli "minori", il capitolo strutture, l'integrazione e tanti altri temi che riguardano in maniera importante, oseremmo dire decisiva, lo sport cittadino, miscellanea di sogni, visioni, desideri e aspettative diverse.

Assessore, il momento che sta vivendo lo sport in Puglia e in particolare a Barletta è delicato. I risultati non mancano, ma i sacrifici sono tanti. Come si sta muovendo in tal senso la Regione per aiutare chi in ogni caso mantiene alto l'onore della nostra città?

Le attività che la Regione sta svolgendo vanno nella direzione di sostenere soprattutto i punti di debolezza dello sport in Puglia. Molto spesso si fa la distinzione tra sport "minori" e sport "maggiori". Noi vogliamo lavorare e sostenere fortemente quelli che riteniamo i punti di debolezza. Quindi parliamo dello sport fatto da soggetti disabili, parliamo di attività rivolte a bambini e ragazzi in stato di disagio sociale. Abbiamo una convenzione con l'istituto di giustizia minorile proprio per far fare attività sportiva ai ragazzi in stato di detenzione, ma anche a quelli affidati ai servizi sociali, perché riteniamo che lo sport sia un'attività che può promuovere la persona, può indurre ad un cambiamento culturale e sociale. È chiaro che le risorse sono molto contenute, anche perché a livello nazionale non esistono trasferimenti sul mondo dello sport. Quello che si fa, lo si fa con risorse regionali.

In tempi di magra come questi, in cui anche il Coni si è visto tagliare i fondi, le federazioni sportive spesso sono costrette a chiedere ulteriori sacrifici alle famiglie degli atleti. Questa situazione rischia di reprimere lo spirito sportivo e di annullare diversi momenti di confronto a pochi mesi dall'evento sportivo per antonomasia, le Olimpiadi. Considerando tutto questo, cosa di concreto possono fare, secondo lei, Comune e Provincia per aiutare lo sport? L'innesto delle sponsorizzazione private è l'unica via percorribile?
Purtroppo oggi abbiamo bisogno che il privato sostenga attraverso sponsorizzazioni lo sport, soprattutto quello agonistico ad un certo livello. Questo perché intanto per legge è oramai impedita agli enti pubblici la sponsorizzazione di squadre e attività di un certo livello. Inoltre in una condizione di tagli sulla spesa sociale, sulla spesa sanitaria, su tutte le attività che attengono al benessere della persona, è chiaro che anche lo sport risente pesantemente, anche perché è acclarato che lo sport è storicamente ritenuto, all'interno delle attività degli enti locali, la "cenerentola". Così non dovrebbe essere, tant'è che sto lavorando per spostare l'attenzione sul benessere del cittadino e della persona, facendolo diventare questo argomento un veicolo di cambiamento e anche, se vogliamo, di prevenzione in termini di salute. Sto lavorando ad un progetto che vede collaborare più assessorati: l'assessorato alla Salute, alle politiche agro-alimentari, il diritto allo studio e alla mobilità.

Esiste realmente la differenza tra sport "ricchi" e "sport poveri"? In tal senso gli enti politici si muovono più verso la periferia o tendono ad "accentrare" le poche risorse a disposizione?

Diciamo che la distinzione c'è, se non altro per il numero di ragazzi e ragazze che praticano determinati sport. Il calcio, che è ritenuto lo sport maggiore, lo è perché, per il tipo di emulazione che induce nel ragazzino, porta tanti bambini ad approcciarsi con il calcio. Quindi, c'è una richiesta, anche in termini di spazi sportivi, che è di gran lunga maggiore rispetto ad altri tipi di sport. Noi dobbiamo cercare di lavorare per dare possibilità di spazi sportivi per tutti gli sport, proprio per consentire ad un ragazzino che non è portato per il calcio di provare altre realtà sportive. Oggi questo non sempre è garantito. Quindi stiamo lavorando anche molto per il recupero di spazi sportivi a livello regionale, perché ce ne sono tanti a livello di degrado. Già quello è un supporto notevole per sostenere l'associazionismo sportivo.

Capitolo Galà dello Sport. Cosa ne pensa dell'evento che ha creato numerose polemiche, alcune di queste molto acute? Come mai sono state dimenticate tante realtà barlettane, vedi basket, pallavolo, scacchi e canottaggio, che da anni onorano i colori biancorossi?
Bisognerebbe rivolgere questa domanda a chi ha organizzato. Io sono stata invitata come ospite al Galà dello Sport. Posso dire che rispetto all'anno scorso ho visto un netto miglioramento. Questa seconda edizione ha fatto dei passi in avanti. Come in tutti gli eventi, bisogna lavorare per migliorarsi. Sicuramente a me ha colpito la protesta del responsabile CIP provinciale Lauroia che si è visto "escluso". Un elemento di manchevolezza è stato quello di non dare il giusto risalto anche a chi fa sport ed è disabile, perché lì il sacrificio è doppio, se non triplo.

Sul palco del Curci a molti non è sfuggito il suo intervento per la premiazione del Barletta Calcio, che ha portato ad una serie di polemiche. È un argomento scottante, e qui con lei andremo ad analizzare le cause e i retroscena di quella che non è altro che un'appendice dello "scontro" tra sport "minori" e il "dio calcio".
Ho già avuto modo in altre occasioni di esprimere cosa penso oggi del fenomeno calcio. Però su quel palco mi è stata anche "strozzata la frase a metà". Ogni ragionamento va fatto in maniera compiuta. Il calcio oggi assume una funzione sociale. Il voler emulare i grandi campioni con quello che il calcio rappresenta come affermazione nella vita, è chiaro che è un elemento positivo perché induce tanti ragazzini ad approcciarsi allo sport, passo che altrimenti non compirebbero. Il fenomeno più complessivo, a livello nazionale, del calcio, vive anche fenomeni di corruzione legati al calcio scommesse e quant'altro. Sono fenomeni che vanno combattuti, come stanno facendo giustamente sia il CONI sia le società sportive sane, che ritengono questi fenomeni devastanti. Noi dobbiamo lavorare a far si che i ragazzini non vedano solo nella riuscita calcistica la promozione di vita. Io da insegnante ho avuto modo di avere degli alunni, giovani promesse del calcio, che trascuravano lo studio perché ritenevano che la loro promozione sociale passasse solo ed esclusivamente attraverso il fatto di saper calciare e di poter diventare "campioni". La vita è fatta di tanti imprevisti, basta un minimo incidente di percorso per ritrovarsi senza "paracadute". Io credo che tutti devono lavorare, anche le società sportive, per far si che i ragazzi non puntino solo ed esclusivamente a quell'ambito, ma piuttosto costruiscano un patrimonio culturale e competenze anche negli altri campi. Sappiamo che su 100 che sperano di diventare campioni, se 1 lo diventa realmente è grasso che cola. In merito, bisogna stare attenti a non creare troppe aspettative, perché poi, lo sport, anziché essere formativo, diventa devastante. Lo sport deve allenare la persona ai sacrifici e a rialzarsi quando si cade. Bisogna stare attenti affinché lo sport assuma realmente la funzione di veicolo di crescita culturale del soggetto, e non che propini un modello che poi può essere un boomerang per il ragazzo stesso.

Rimanendo in tale ambito, cosa ne pensa della "questione stadio" a Barletta? È ormai prossima una serie di cambiamenti importanti…

Indubbiamente il campo sportivo va rimesso a nuovo, e di questo l'Amministrazione se ne è fatta carico, e bene ha fatto. Sono stata contenta della soluzione che è stata trovata dall'Amministrazione con l'appoggio del Coni per mantenere la pista d'atletica, proprio perché, dobbiamo promuovere tutti gli sport. La pista d'atletica di Barletta è anche un fatto storico. Io sono stata anche al campo e ho potuto constatare la presenza di tanti ragazzi che praticano atletica. Sono spazi di cui non possiamo fare a meno. Trovare la condizioni perché più sport convivano insieme è un elemento più che positivo.

La domanda sullo stadio ne tira in ballo un'altra sulle strutture sportive: l'atletica barlettana è spesso costretta a "migrare" per allenarsi. Altre associazioni lamentano gli elevati costi del "PalaDisfida" e sono costrette a "ripiegare" verso le palestre scolastiche. In tutto questo, circa 2 anni fa è stata inaugurata una nuova struttura cittadina, il "Manzi-Chiapulin", che però viene utilizzata solo dal calcio. Si parlava di un rifacimento del manto del "Simeone", che accoglie, tra l'altro, rugby e football americano. Si parlava di "Cittadella dello sport", di una nuova gestione del pattino dromo di periferia. Interventi mirati, importanti, direi fondamentali, per incentivare ulteriormente lo sport a Barletta, ma tutto è ancora fermo. Non è forse ora di sbloccare qualche passaggio burocratico favorendo finalmente le realtà sportive?

Posso dire che ho creduto fortemente al progetto di dotare la città di strutture sportive. Tant'è che l'attuale "Manzi-Chiapulin" era riportato sempre nel piano triennale dei lavori pubblici come "Campo Sportivo Parco degli Ulivi", e veniva ogni anno riproposto all'interno del Piano triennale, senza che si muovesse un foglio per farlo diventare realtà. Quando sono diventata assessore ai lavori pubblici durante la seconda giunta Salerno, ho detto: o il campo sportivo si fa, e cominciamo a muoverci, oppure lo tolgo dal Piano Triennale. Il campo sportivo oggi è una realtà, perché bisogna essere determinati, bisogna crederci, bisogna ogni giorno lavorare per realizzare quello che si ritiene essere giusto. Io penso che ogni ente locale deve in qualche modo partire da quello che è il censimento delle proprie sportive, fare una sorta di "piano dei lavori" e far si che pian piano si rimetta a posto tutto. Penso che alcune cose si stiano facendo. L'impegno sul campo sportivo "Puttilli" a Barletta è un impegno abbastanza pesante anche da un punto di vista economico. A livello regionale, abbiamo messo su l'osservatorio sportivo per monitorare, rilevare e censire tutti gli impianti e fare anche un piano di recupero degli stessi. Finanzieremo, a partire dal prossimo bando, il recupero dell'impiantistica esistente, e non la creazione di nuovi spazi, proprio perché le risorse non sono notevoli. Ma quelle risorse, utilizzate per il recupero, la messa a norma, per una maggiore accessibilità agli impianti anche per i disabili, o per abbattere i costi energetici, uno dei pesi principali nell'economia degli impianti, possono essere un piccolo ma grande aiuto per tutto il movimento sportivo pugliese.

Lo sport per disabili è altro argomento scottante. Il trattamento riservato alla Sport Insieme Sud Barletta è stato quanto meno irriguardoso. Cercherete di risistemare la situazione verso un ambiente che fa tanto per l'integrazione ma che forse in alcune occasioni viene ulteriormente discriminato?
Sicuramente è stata una dimenticanza. Però lo sport per soggetti disabili è uno spaccato molto importante della nostra società, e non possiamo non tenerne conto, anche perché svolge un ruolo molto importante in termini di salute dei soggetti disabili. Per quanto riguarda la Regione, ho dedicato delle somme per progetti – tant'è che abbiamo già fatto la delibera di Giunta e sarà pubblicato a breve un bando – per soggetti disabili. L'indirizzo della Regione è chiaro. Dobbiamo lavorare a sostenere questi ambiti più deboli e perché questi non risultino sport di serie B, ma che a pieno titolo anche gli sport per disabili rientrino nelle promozioni, nei riconoscimenti. È importante anche questo, sentirsi riconosciuti induce anche altri, che oggi sono nelle proprie case e che ora vivono in solitudine la propria condizione di disabilità, ad uscire dalle proprie case, a socializzare cimentandosi nelle varie discipline, e a migliorare un contesto collettivo.

Guardando in prospettiva, cosa deve aspettarsi lo sport e tutto il suo seguito di atleti per il 2012? La speranza è quella di vedere la politica maggiormente orientata verso le necessità primarie dello sport, e un po' meno verso cavilli burocratici e chiusura di orizzonti…
Indubbiamente. Se lo sport viene portato al centro delle politiche di crescita del cittadino e di prevenzione del benessere, diventa la cartina di tornasole del livello di civiltà di una collettività. Fino ad oggi lo sport è stata una cenerentola, perché viene spesso ritenuto superfluo. Bisogna ribaltare questo concetto, partendo dalla considerazione che lo sport può essere veicolo di emancipazione e di prevenzione del disagio giovanile e dell'isolamento dei ragazzi che vivono una realtà meno virtuale e più reale. Lo sport deve servire anche a misurarsi con gli altri e con se stessi. Quindi se noi rimettiamo questo al centro, sapendo che così preveniamo il disagio giovanile, il tabagismo, l'alcolismo, l'uso di sostanze stupefacenti, alleniamo i ragazzi al sacrificio e al piacere della vittoria ottenuta con tenacia, avremo fatto un grande ed importante passo. Per costruire il cittadino di domani, dobbiamo utilizzare lo sport come veicolo di crescita collettiva, e per fare questo, dobbiamo ribaltare l'inizio e la fine di una costruzione di quelli che sono gli obiettivi programmatici anche degli enti locali.

I campioni non si fanno nelle palestre. I campioni si fanno con qualcosa che hanno nel loro profondo: un desiderio, un sogno, una visione.

Muhammad Ali
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