
Viva
Il matrimonio che a Barletta non s’ha da fare
La lettera della lettrice che sta per sposarsi: «Può un prete rifiutare di celebrare un matrimonio?». Quando un atto cattolico diviene business
Barletta - mercoledì 22 febbraio 2012
Questo matrimonio non s'ha da fare. Sembra emersa dalle pagine impolverate del Manzoni la lunga lettera tanto risentita quanto amara di una lettrice a Barlettalife, una giovane fidanzata in procinto del matrimonio che – proprio alle soglie di quello che è il sogno di una vita – si è trovata coinvolta in beghe e antichi rancori fra preti barlettani, curati cittadini che condividono di più i tratti dei bravi che del pavido don Abbondio.
Dissapori in sagrestia, nulla osta concessi come bolle papali, persino donne di parrocchia pittoresche come Perpetua, e la fuga nella città più vicina, dove dimenticare il don Rodrigo di turno e arrivare all'altare con la serenità e la gioia che il passo richiede. Racconti da medioevo? No, è Barletta, dove le lotte intestine fra casati si combattono fra i banchi della chiesa, dove il matrimonio cristiano può divenire un business per le casse parrocchiali, dove sono le giovani coppie a pagare il fio delle sacerdotali acredini che tutti conosciamo nei pettegolezzi da "bizzoche".
Non un racconto romanzesco, ma la cronaca di una storia raccontanta con veemenza dalla viva voce della futura sposa, che sfoga e denuncia la becera consuetudine del pizzo del matrimonio, che però non ha nulla a che fare con la bianca veste con cui si giunge all'altare... Come lei, chissà quante altre barlettane e quanti sposi fronteggiano in silenzio le stesse mestizie, le stesse ipocrisie, gli stessi meccanismi finanziari che aggiungono ulteriori spese al già grande sacrificio economico di un matrimonio.
Rispettando un cortese anonimato nei confronti dei diretti interessati, la nostra lettrice denuncia il fatto, vissuto in prima persona e descritto con dovizia di particolari, in una lunga lettera che potete leggere nella nostra sezione iReport.
Dissapori in sagrestia, nulla osta concessi come bolle papali, persino donne di parrocchia pittoresche come Perpetua, e la fuga nella città più vicina, dove dimenticare il don Rodrigo di turno e arrivare all'altare con la serenità e la gioia che il passo richiede. Racconti da medioevo? No, è Barletta, dove le lotte intestine fra casati si combattono fra i banchi della chiesa, dove il matrimonio cristiano può divenire un business per le casse parrocchiali, dove sono le giovani coppie a pagare il fio delle sacerdotali acredini che tutti conosciamo nei pettegolezzi da "bizzoche".
Non un racconto romanzesco, ma la cronaca di una storia raccontanta con veemenza dalla viva voce della futura sposa, che sfoga e denuncia la becera consuetudine del pizzo del matrimonio, che però non ha nulla a che fare con la bianca veste con cui si giunge all'altare... Come lei, chissà quante altre barlettane e quanti sposi fronteggiano in silenzio le stesse mestizie, le stesse ipocrisie, gli stessi meccanismi finanziari che aggiungono ulteriori spese al già grande sacrificio economico di un matrimonio.
Rispettando un cortese anonimato nei confronti dei diretti interessati, la nostra lettrice denuncia il fatto, vissuto in prima persona e descritto con dovizia di particolari, in una lunga lettera che potete leggere nella nostra sezione iReport.

Ricevi aggiornamenti e contenuti da Barletta 

.jpg)

.jpg)



j.jpg)
