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Politica

Il M5S Barletta dice “no” alle trivellazioni nel nostro mare

«Bisogna fermare la corsa all'oro nero nel mar Ionio». «Il vero petrolio è la bellezza del nostro mare»

Negli ultimi anni è ripartita a tutta velocità la corsa all'oro nero anche nel mar Jonio, soprattutto da quando è stato cancellato il divieto di ricerca ed estrazione di petrolio nel Golfo di Taranto con un colpo di spugna normativo inserito nell'estate 2011 nel decreto di recepimento della direttiva sulla tutela penale dell'ambiente. Si è utilizzato un provvedimento che avrebbe dovuto rafforzare le misure di tutela ambientale contro gli eco-criminali per inserire un articolo che in realtà ha riaperto alle attività di ricerca, prospezione ed estrazione di idrocarburi in mare tutto il Golfo di Taranto. Un articolo assolutamente fuori tema che risponde unicamente agli interessi delle compagnie petrolifere.

Il decreto "Cresci Italia" (D.L. 83/2012), all'art. 35, espone a rischio trivellazione una superficie marina più grande della Sicilia e costituisce non solo una sanatoria dei titoli acquisiti dai petrolieri al giugno 2010, ma fa anche ripartire tutti i procedimenti per la prospezione, ricerca ed estrazione di petrolio che erano stati bloccati nel giugno di due anni fa dal decreto legge n. 128/2010, approvato dopo l'incidente alla piattaforma Deepwater Horizon nel Golfo del Messico. Nell'esecuzione di tali trivellazioni, utilizzando la tecnica dell'"Air Gun", che genera onde acustiche a bassa frequenza, non si terrebbe affatto conto del forte impatto ambientale e del danno che ne deriverebbe all'intero ecosistema ed all'attività della pesca; infatti, in molte specie ittiche, l'importanza dell'udito è fondamentale per orientarsi, accoppiarsi e riprodursi o per la ricerca del cibo. Inoltre, le forti vibrazioni provocherebbero spiaggiamenti di cetacei, ricordiamo i sette capodogli morti nel 2010 a Peschici, in seguito al disorientamento in fase di trivellazioni.

Ne consegue che, i danni che causerebbero tali operazioni sarebbero innumerevoli, a partire da quelli che subirebbero le zone turistiche a livello di immagine e che potrebbero tradursi in perdita di migliaia di posti di lavoro, senza trascurare i rischi gravi e collegati ai terremoti ed alle faglie attive che potrebbero reagire in modo negativo con le trivellazioni eseguite alle stesse profondità; in ultimo, ma non per ultimo, occorre porre la massima attenzione al rischio subsidenza e grave inquinamento che ne potrebbe derivare a causa della conformazione geologica e geografica del Golfo di Taranto; difatti esso attualmente vive una situazione di grande criticità ambientale legata all'inquinamento causato dall'ILVA e dall'industria petrolchimica che più volte hanno sversato scarichi industriali sulla costa tarantina. Su questo grave problema, che potrebbe interessare anche il Mar Adriatico Meridionale, è stata depositata dal deputato Giuseppe d'Ambrosio (M5S) un'interpellanza parlamentare, rivolta ai Ministri dell'Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, per i Beni e le Attività Culturali e dello Sviluppo Economico.

Il vero "petrolio", dunque, dovrebbe essere la bellezza del nostro mare, infatti la linfa vitale della Puglia è l'acqua che crea vita e crea economia, sempre se saremo in grado di salvare gli ecosistemi dalle trivellazioni in terra e mare. Pertanto il M5S BARLETTA, unendosi all'accorato appello dei meetup dell'arco jonico, conferma il proprio "NO", fermo e deciso, alla pratica delle trivellazioni marittime, al fine di salvaguardare il golfo ed il suo ecosistema dagli sporchi interessi delle potenti compagnie petrolifere internazionali che pensano esclusivamente a realizzare profitti.
N.B. I contenuti a carattere tecnico-scientifico fanno riferimento al dossier di legambiente pubblicato il 13 luglio 2013
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