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Festa Patronale: si fa presto a dire “restate a Barletta”

Chi rimane e chi fugge, con tradizioni che cambiano

Da qualche anno, in occasione della festa dei Santi Patroni, puntualmente in città si accende un serrato dibattito tra il partito del "restiamo a Barletta, onoriamo le nostre tradizioni" e quello del "andiamo a spaccarci tre giorni in Salento prima che l'alta stagione faccia scempio del nostro conto in banca".

Senza volere a tutti i costi gettare la croce addosso ai fautori dei tre giorni fuori porta - molti dei quali magari rimarrebbero più che volentieri a Barletta con un programma di eventi appena decente – una cosa è certa: quel mix tra materialismo, consumismo e superficialità tipico del cosiddetto "barlettano pegghia pegghij" – ed in genere tipico di molte città industriali o post industriali – ci sta via via sempre più allontanando dalla nostre tradizioni, dalla nostra cultura, dalla nostra identità, dalla nostra storia.

Certo in questi giorni non sono mancati gli appelli a restare in città da parte di sacerdoti, associazioni o semplici cittadini, ma si tratta perlopiù di parole destinate a cadere nel vuoto, Anche perché devozione e orgoglio per le proprie radici sono sentimenti che richiedono costanza e che non possono essere manifestati solo e soltanto durante la prima decade di luglio. In quanti, ad esempio, di coloro che oggi si abbandonano ad alti lai nei confronti dei loro concittadini sul piede di partenza, hanno a suo tempo proferito parola quando – giusto per restare in tema di Santi Patroni – nel nome della soppressione dei passaggi a livello è stato barbaramente eliminato lo storico sentiero alberato che conduceva al Santuario di Maria SS. dello Sterpeto? Dove era finita allora la loro barlettanità?

Del resto è fin troppo facile al tempo dei social professarsi a parole aedi delle nostre tradizioni e del sentimento mariano della città di Barletta.

Anni fa invece i grandi patriarchi della cosiddetta "marineria" – allora vero cuore pulsante e identitaria della nostra città - si davano un gran da fare per rendere la "festa della Madonna" l'evento dell'anno al pari della Disfida. E notevole era anche il contributo della gente del "quartiere", soprattutto con la proverbiale "diecimila lire" a famiglia destinata all'allestimento delle luminarie.

Oggi che i grandi vecchi del quartiere non ci sono più, è venuta meno anche qua l'unità di popolo nella tradizione che rendeva così speciale la nostra festa patronale, consegnando di fatto il centro storico barlettano alla movida e ai suoi eccessi.

Inevitabile quindi che con l'aspetto tradizionale e popolare col tempo sia venuto meno anche il significato religioso della presenza in città della Madonna dello Sterpeto, come peraltro si evince – è brutto dirlo ma è così – durante le messe mattutine del mese mariano, quando ad esempio è abbastanza facile perdersi in sterminate file per ricevere il sacramento dell'eucaristia, inversamente proporzionali a quelle per ricevere il sacramento della confessione, in un delirio di devozione più che altro di facciata.

Si fa presto quindi a dire "restate a Barletta per la festa patronale", in una città ormai sempre più immersa in materialismo, superficialità e rassegnato disincanto.
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