Attualità
Da Barletta a Milano Alessandro Curiello coltiva il sogno del visual design
Il giovane illustratore barlettano spiega la sua copertina dedicata ad Eraclio per il progetto “The Puglieser”
Barletta - mercoledì 4 ottobre 2023
Certe passioni possono portare lontano. Non guardano all'età e alla provenienza, ma alla costanza e alla determinazione. È la storia di Alessandro Curiello, 23 anni, originario di Barletta, trasferitosi a Milano per inseguire il sogno del visual design.
Abbiamo intervistato Alessandro per scoprire il suo mondo artistico, i suoi progetti e le sue ambizioni future.
Come nasce la tua passione per l'arte e cosa ti ha portato a specializzarti nel mondo della comunicazione visiva?
«Sin da bambino ho sempre visto mia madre dipingere e ho sempre coltivato in me il desiderio di voler essere un giorno come lei. Così ho iniziato nel tempo libero a disegnare e colorare su qualsiasi tipo di foglio. Gli anni passavano la mia passione per l'arte si faceva sempre più forte, tanto da saltare all'occhio della mia stessa docente di arte delle medie che decise di spronarmi, facendomi scoprire diverse tecniche e praticare tanti altri stili di disegno e pittura. Ricordo che mi sentivo compreso, aiutato e supportato. Con l'inizio del liceo scientifico a indirizzo linguistico che mi sono accorto di non voler fare nient'altro che non riguardasse il mondo artistico. Cominciai così a informarmi sul mondo del Graphic Design che, nonostante non conoscessi affatto, mi lasciava ammaliato ogni giorno di più. Arrivò così l'iscrizione alla NABA di Milano, la formazione sempre più professionale in Visual Design, improntato sull'animazione, il motion design e l'illustrazione».
Tra le tue esperienze, qual è quella che ti è rimasta più a cuore fino ad oggi?
«In questi anni ho potuto interfacciarmi con realtà di spessore come Porsche, Banca Sella, Toshiba, Venchi e il Policlinico di Milano. In particolare, sono riuscito a portare a casa un progetto per Banca Sella sul tema dell'ambiente, realizzando, un murales in una delle vie di Milano in collaborazione con altri quattro ragazzi. Mi emoziono ancora pensandoci!».
La tua crescita professionale ti ha portato da Barletta a Milano: qual è il rapporto che hai con queste due città?
«Milano è indubbiamente una grande città che offre innumerevoli possibilità. È una città piena di vita e ricca di eventi, in cui non mancano occasioni per conoscere gente sempre nuova con idee e prospettive diverse e alternative. Mi dispiace dirlo ma è esattamente quello che, a mio parere, manca alla nostra città, Barletta, ed è proprio la ragione che ha spinto me ad andare via, proprio come molti altri. A me Barletta piace molto come città, anche per lo stile di vita che la caratterizza. È proprio in virtù di questo forte legame che rimango dispiaciuto nel vederla non sfruttare davvero il suo potenziale. Non nego affatto che mi entusiasmi molto l'idea di poter tornare un giorno nella mia città e di poterla trovare finalmente al passo con le molte menti creative che la abitano. Purtroppo, ad oggi, il quadro è molto diverso per una serie di motivi e i ragazzi che vogliono inseguire a tutti i costi i propri sogni si vedono costretti a trasferirsi altrove».
In cosa consiste la tua collaborazione come illustratore per il progetto "The Puglieser"?
«Non tanto tempo fa ho avuto l'opportunità di realizzare una copertina per la rivista "The Puglieser" di un altro nostro concittadino, Luigi Cascella. L'opera si chiama "Aré, tarallucci e vino" e si propone di rappresentare in un'ottica alternativa e giocosa il gigante della città Eraclio e la sua leggenda, secondo cui un sanguinoso conflitto fu evitato e messo a tacere serenamente, o come diremmo noi pugliesi, "a tarallucci e vino". Di qui, dunque, si evince anche la presenza nel progetto delle tradizioni pugliesi. Mi piaceva l'idea di racchiudere i simboli della mia città: a partire dai colori bianco e rosso dello stemma barlettano che, in questo caso, dipingono le onde del mare a rappresentare proprio il luogo in cui il colosso fu rinvenuto, per continuare con taralli e vino che sostituiscono la croce e la palla nelle mani di Aré». "The Puglieser" non è una vera rivista, ma un progetto che – sulla falsariga del New Yorker e dei successivi spin-off internazionali e nazionali - si propone come contenitore per gli artisti pugliesi, anche emergenti. Gli illustratori hanno carta bianca in merito alla realizzazione del lavoro, l'importante è che il focus sia, ovviamente, la Puglia.
«Quando mi è stata data questa possibilità non ho avuto dubbi: volevo portare innovazione nella nostra terra, e più di tutto, promuovere le bellezze di Barletta anche al di fuori dei confini pugliesi, in una chiave genuina e ironica. Mi auguro che la mia illustrazione possa essere in qualche modo d'ispirazione e che possa smuovere qualche idea affinché possa nascere una pubblicità creativa della nostra città».
Abbiamo intervistato Alessandro per scoprire il suo mondo artistico, i suoi progetti e le sue ambizioni future.
Come nasce la tua passione per l'arte e cosa ti ha portato a specializzarti nel mondo della comunicazione visiva?
«Sin da bambino ho sempre visto mia madre dipingere e ho sempre coltivato in me il desiderio di voler essere un giorno come lei. Così ho iniziato nel tempo libero a disegnare e colorare su qualsiasi tipo di foglio. Gli anni passavano la mia passione per l'arte si faceva sempre più forte, tanto da saltare all'occhio della mia stessa docente di arte delle medie che decise di spronarmi, facendomi scoprire diverse tecniche e praticare tanti altri stili di disegno e pittura. Ricordo che mi sentivo compreso, aiutato e supportato. Con l'inizio del liceo scientifico a indirizzo linguistico che mi sono accorto di non voler fare nient'altro che non riguardasse il mondo artistico. Cominciai così a informarmi sul mondo del Graphic Design che, nonostante non conoscessi affatto, mi lasciava ammaliato ogni giorno di più. Arrivò così l'iscrizione alla NABA di Milano, la formazione sempre più professionale in Visual Design, improntato sull'animazione, il motion design e l'illustrazione».
Tra le tue esperienze, qual è quella che ti è rimasta più a cuore fino ad oggi?
«In questi anni ho potuto interfacciarmi con realtà di spessore come Porsche, Banca Sella, Toshiba, Venchi e il Policlinico di Milano. In particolare, sono riuscito a portare a casa un progetto per Banca Sella sul tema dell'ambiente, realizzando, un murales in una delle vie di Milano in collaborazione con altri quattro ragazzi. Mi emoziono ancora pensandoci!».
La tua crescita professionale ti ha portato da Barletta a Milano: qual è il rapporto che hai con queste due città?
«Milano è indubbiamente una grande città che offre innumerevoli possibilità. È una città piena di vita e ricca di eventi, in cui non mancano occasioni per conoscere gente sempre nuova con idee e prospettive diverse e alternative. Mi dispiace dirlo ma è esattamente quello che, a mio parere, manca alla nostra città, Barletta, ed è proprio la ragione che ha spinto me ad andare via, proprio come molti altri. A me Barletta piace molto come città, anche per lo stile di vita che la caratterizza. È proprio in virtù di questo forte legame che rimango dispiaciuto nel vederla non sfruttare davvero il suo potenziale. Non nego affatto che mi entusiasmi molto l'idea di poter tornare un giorno nella mia città e di poterla trovare finalmente al passo con le molte menti creative che la abitano. Purtroppo, ad oggi, il quadro è molto diverso per una serie di motivi e i ragazzi che vogliono inseguire a tutti i costi i propri sogni si vedono costretti a trasferirsi altrove».
In cosa consiste la tua collaborazione come illustratore per il progetto "The Puglieser"?
«Non tanto tempo fa ho avuto l'opportunità di realizzare una copertina per la rivista "The Puglieser" di un altro nostro concittadino, Luigi Cascella. L'opera si chiama "Aré, tarallucci e vino" e si propone di rappresentare in un'ottica alternativa e giocosa il gigante della città Eraclio e la sua leggenda, secondo cui un sanguinoso conflitto fu evitato e messo a tacere serenamente, o come diremmo noi pugliesi, "a tarallucci e vino". Di qui, dunque, si evince anche la presenza nel progetto delle tradizioni pugliesi. Mi piaceva l'idea di racchiudere i simboli della mia città: a partire dai colori bianco e rosso dello stemma barlettano che, in questo caso, dipingono le onde del mare a rappresentare proprio il luogo in cui il colosso fu rinvenuto, per continuare con taralli e vino che sostituiscono la croce e la palla nelle mani di Aré». "The Puglieser" non è una vera rivista, ma un progetto che – sulla falsariga del New Yorker e dei successivi spin-off internazionali e nazionali - si propone come contenitore per gli artisti pugliesi, anche emergenti. Gli illustratori hanno carta bianca in merito alla realizzazione del lavoro, l'importante è che il focus sia, ovviamente, la Puglia.
«Quando mi è stata data questa possibilità non ho avuto dubbi: volevo portare innovazione nella nostra terra, e più di tutto, promuovere le bellezze di Barletta anche al di fuori dei confini pugliesi, in una chiave genuina e ironica. Mi auguro che la mia illustrazione possa essere in qualche modo d'ispirazione e che possa smuovere qualche idea affinché possa nascere una pubblicità creativa della nostra città».