Cortina d'Ampezzo
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Cortina e Barletta, difesa dalla gogna mediatica

Due casi (all’apparenza) molto simili. Similitudini e differenze secondo Angelo Maffione

«Cortina d'Ampezzo e Barletta hanno scoperto negli ultimi giorni di avere qualcosa in comune, la gogna mediatica. Ovviamente le vicende delle verifiche da parte dell'Agenzia delle Entrate effettuate a fine anno a Cortina e la vicenda ben più drammatica delle vittime del crollo dello scorso ottobre, non hanno nulla a che spartire, ma il trattamento che la stampa e la televisione hanno riservato alle due città è per alcuni aspetti lo stesso. Molte redazioni giornalistiche di media nazionali per mancanza di tempo si sono limitate ad espandere lanci di agenzia nel caso di Barletta o il comunicato stampa dell'Agenzia delle Entrate nel caso di Cortina, tralasciando del tutto la possibilità della verifica sul posto». E' quanto scrive Angelo Maffione nell'editoriale del giornale "In Comunione" diretto da Riccardo Losappio. Il paragone fra Cortina e Barletta è sincero ma ingiusto: sicuramente il suo riferimento era diretto a testate nazionali che nel marasma di iper-informazione spesso trascurano o sottovalutano eventi di significativa valenza come fu per il crollo di via Roma. Barlettalife subito si è distinta per la testarda vivacità con cui ha sezionato e analizzato quanto accaduto in via Roma, facendo rimbalzare all'attenzione dei più quell'incriminato video della ruspa che tanto ha raccontato agli inquirenti, ma sempre con decoroso rispetto. La gogna mediatica è dunque relativa, ma interessante è comunque l'analisi tenica che ne sortisce.

«La protesta degli esercenti e degli abitanti (circa 6.000) di Cortina ha ottenuto ampio spazio nei telegiornali e nelle trasmissioni della tv generalista e ha avuto anche l'appoggio di alcuni esponenti politici nazionali. La protesta degli imprenditori e degli abitanti di Barletta (circa 95.000) ha avuto spazio quasi nullo sui media nazionali ed è stata del tutto ignorata dai parlamentari. La preoccupazione delle due comunità è la stessa, quella di non trasformare il dolo individuale in una macchia indelebile sull' immagine della città. Eppure per Cortina è stato abbastanza semplice far comprendere che 35 casi di ipotesi di evasione su circa mille esercizi commerciali non possono trasformare in una tana di evasori un comune che secondo la locale associazione degli albergatori registra un milione di presenze l'anno.

Per Barletta invece le cose sono andate molto diversamente. Forse per la tragicità degli eventi, forse per le parole espresse a caldo dal Presidente della Repubblica Napolitano che aveva parlato di "condizioni di lavoro inaccettabili", di Barletta è stata fatta carne da macello. Sui media locali la vicenda è stata trattata con obiettività mettendo al centro la dignità della persona, come espresso in un editoriale di In Comunione a firma del direttore Riccardo Losappio. Sui media nazionali invece una tragedia le cui cause vanno ricercate nel mondo dell'edilizia selvaggia, è diventata esclusivamente una tragedia del lavoro paragonata ad altri eventi tragici come l'incidente alla Thyssen Krupp di Torino. Come ben ricordiamo tutti, Barletta è diventata una città di lavoratori in nero, di imprenditori senza scrupoli e di politici che anziché condannare giustificano l'economia sommersa.

La differenza tra Cortina e Barletta è quindi una differenza solo mediatica? Una spiegazione può essere che la perla delle Dolomiti ha goduto della difesa dei tanti personaggi illustri che la frequentano nei periodi di vacanza mentre Barletta con tutta evidenza non ha avuto la stessa difesa, oppure la differenza tra le due vicende va cercata nella diversità di immagine che c'è tra Nord e Sud Italia. Alla fine rimane solo una consolazione: la triste vicenda che ha colpito la nostra città ci ha lasciato in eredità una maggiore responsabilità nella lettura delle notizie. Per un barlettano che ha vissuto sulla propria pelle un attacco mediatico difficilmente digeribile, le trasmissioni che pretendono di etichettare un intero sistema o un'intera città appaiono decisamente indigeste».
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