Mennea e Minà. <span>Foto Sito web Fidal</span>
Mennea e Minà. Foto Sito web Fidal
Attualità

Addio a Gianni Minà. Il cantore del 19,72 di Pietro Mennea

Scomparso a 84 anni uno dei migliori giornalisti italiani di sempre

"Sono undici anni che vado alla ricerca di un risultato del genere e finalmente adesso sono riuscito a trovarlo. Adesso sono anche io primatista del mondo. Un ragazzo del Sud senza pista oggi è riuscito a fare il record del mondo. L'ho tolto proprio alla persona a cui non volevo toglierlo: Tommy Smith. Questo sport è umile. Io sono partito con umiltà ed è venuto fuori questo record".

Parole e musica di Pietro Paolo Mennea da Barletta. Parole pronunciate pochi minuti dopo aver stabilito il record sui 200 metri piani alle Universiadi di Città del Messico, mercoledì 12 settembre 1979.

Parole che sanno di gioia, ma che rappresentano anche uno sfogo. Lo sfogo e la soddisfazione di un gigante dello sport raccontate a caldo al microfono di un gigante del giornalismo sportivo e non solo: quel Gianni Minà che ci ha lasciato poche ore fa all'età di 84 anni.

Giornalista, conduttore televisivo, scrittore, eccellente narratore, per certi versi persino capo popolo, ma di quelli composti, eleganti, sinceri, non di quelli ridicoli e un tanto al chilo di questi nostri disgraziatissimi tempi.

Oltre alle gesta di Pietro Mennea, Gianni Minà ha raccontato, intervistato e spesso stretto amicizia con molti tra i più grandi dello sport mondiale, come ad esempio Cassius Clay (Muhammad Alì) e soprattutto "El Diez" (o D10S, a seconda dei punti di vista) Diego Armando Maradona.

Sport ma anche politica, cinema, cultura, impegno sociale. Di Gianni Minà resteranno negli annali del giornalismo: la chilometrica intervista del 1987 a Fidel Castro; i documentari su Che Guevara e il Sub Comandante Marcos; la domanda sui "desaparecidos d'Argentina" rivolta nel pieno dello svolgimento del mondiale 1978 al Generale Lacoste che gli costò l'espulsione dal paese sudamericano e a suo dire le "attenzioni" della CIA; le amicizie che spaziavano da Eduardo De Filippo a Pino Daniele, da Massimo Troisi fino a Sergio Leone, Gabriel Garcia Marquez, il già citato Muhammad Alì e Robert De Niro. Memorabile a tal proposito la foto storica di Minà con questi ultimi durante un celebre pranzo in un ristorante romano.

E poi ancora Pietro Mennea. Un'amicizia quella di Gianni Minà con il campione barlettano discreta e intensa allo stesso tempo, come testimoniato da quella sorta di lunga omelia che lui, spiccatamente marxista con a cuore le sorti della sua amatissima America Latina, tenne il giorno dei funerali di Mennea descrivendolo con parole mai banali, rievocando in pratica, a distanza di trentaquattro anni dal record di Città del Messico, le parole a caldo di Mennea con le quali abbiamo aperto questo articolo.

E poi c'è il racconto di quei duecento metri entrati nella storia in un caldo pomeriggio messicano:

"Guardate la curva di Mennea. Perfetta. Era stato proprio in curva che aveva avuto problemi negli altri tentativi. Un piccolo sbandamento in rettilineo e poi una progressione eccezionale.
Non guarda mai indietro a sempre avanti, a puntare un obiettivo che cerca da tempo.
Taglia il traguardo senza neanche avere il coraggio di girarsi verso il tabellone elettronico. Vuole sentire l'urlo della folla – per la verità piuttosto scarsa quel giorno -, lo sente e ha capito di aver fatto il record. Adesso sa che è addirittura record mondiale. Lo gridano tutti, e lo grido pure io che corro dietro di lui con il collega Paolo Frajese e tutti gli altri.
Eccolo, è quasi commosso. E' la prima volta che vedo le lacrime agli occhi di Mennea.
In questo momento il mio microfono non funziona perché i fili sono saltati. Come le emozioni."

Il microfono, i fili, le emozioni. Della serie, come trasformare un guasto tecnico in un capolavoro narrativo. Solo Gianni Minà è stato capace di tanto.

Riposa in pace Maestro.
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