Barletta e la sua quarantena
Barletta e la sua quarantena
Cronaca

Coronavirus, il punto: Barletta a due settimane di quarantena

Dal primo contagio nella Bat, alla prova del nove, passando per l’ora più buia

Si discuteva dei provvedimenti, si approvava qualche debito fuori bilancio e si disquisiva sull'apostrofo, in sostituzione dell'accento, sull'insegna di Palazzo di città. Era il 3 marzo quando, l'idillio amministrativo e la routine cittadina furono bruscamente interrotti.

Tuonarono nell'aula consiliare di Barletta le parole con cui il sindaco Cosimo Cannito informava del primo paziente positivo al Covid-19 nella provincia Bat, un cittadino tranese con attività lavorativa a Barletta. Mentre veniva istituita la prima zona rossa nel nord Italia, anche la città della Disfida piombava nell'emergenza Coronavirus, appena dieci giorni dopo il sorgere dei primi focolai del contagio, quello del lodigiano e quello di Vo' Euganeo.

Tutto cambia, ma non la movida
Tutto cambia in città. Cresce il timore del contagio, così come la corsa agli acquisti di mascherine e gel disinfettanti. Passano meno di 24 ore dall'annuncio in Consiglio comunale, quando il Premier Giuseppe Conte dispone la chiusura di scuole e Università fino al 15 marzo. Cambia la didattica con l'utilizzo di sistemi informatici e le lezioni da casa, ma Barletta, come gran parte del sud, non rinuncia alla movida e agli aperitivi.

«Il virus circola a nord» si pensa. Sarà la notte tra il 7 e l'8 marzo a cambiare la prospettiva e ad innalzare l'allerta anche al sud. Dopo l'annuncio di una chiusura in entrata e in uscita della Lombardia e di altre 14 province (in Veneto, Emilia Romagna, Piemonte e Marche), l'assalto ai treni diretti al sud spiazza le regole di contenimento seguite sino ad allora, conducendo il contagio verso l'Italia centro-meridionale.

L'ora più buia
Il Governo è messo alle strette. Non resta che la scelta più dura per una democrazia, difficile e probabilmente molto tormentata. La limitazione di alcune libertà è l'unica strada percorribile e l'Italia intera viene dichiarata "zona protetta" la sera del 9 marzo. Anche Barletta si sveglia in fila. È il 10 marzo e le strade vengono riempite di mascherine sul viso e passi svelti.
Social Video3 minutiBarletta è "zona protetta": le immagini del primo giornoCosimo Giuseppe Pastore
Alle 18:00 la città della Disfida si ferma. Si avverte la prudenza, ma non è sufficiente. Arrivano le prime ordinanze da Palazzo di città che dispongono, a partire dall'11 marzo, la chiusura di alcuni giardini pubblici e invitano tutti i commercianti a chiudere le loro attività alle 18:00, uniformandosi ai bar, alle pizzerie e ai ristoranti.

Passa meno di un'ora dall'ordinanza cittadina, quando il Premier Conte comunica il contenuto del nuovo decreto, ribattezzato "Io resto a casa": saranno aperte solo le attività essenziali, tra cui supermercati e farmacie, mentre gli spostamenti (anche in città) sono ridotti all'indispensabile. È l'ora più buia per l'Italia. Se gli adulti rispondono cantando dai balconi, i bambini esorcizzano la paura impugnando matite e pennarelli.

La Puglia ha un "piano"

Il 12 marzo si supera quota mille morti in Italia. Il giorno seguente, dopo dieci giorni esatti da quell'annuncio in Consiglio comunale, che avrebbe cambiato la vita di Barletta, altri due contagi si registrano in città. La Puglia vara un piano ospedaliero per fronteggiare l'emergenza, istituendo percorsi differenziati per i pazienti positivi al virus. L'ospedale "Mons. Dimiccoli" di Barletta viene classificato come "Non Covid", salvo future necessità.

I numeri aumentano anche in Puglia e l'azione dei sindaci della Bat, che pure resta la provincia meno colpita dal contagio, dopo quella di Taranto, richiede un riscontro tangibile. Non si hanno informazioni sui contagi nelle singole città. È per questo che, il 17 marzo, i primi cittadini della sesta provincia pugliese chiedono al Prefetto Maurizio Valiante una conoscenza analitica dei numeri. Richiesta, ad oggi, ancora inevasa.

I balconi non cantano più
Compare una mascherina sul volto di Eraclio. Saranno le immagini a raccontare questa pagina di storia. Quelle dei feretri trasportati per le strade di Bergamo dall'esercito, purtroppo, la racconteranno meglio di altre istantanee. Il picco ritarda ad arrivare e i balconi non cantano più, perché il sacrificio diventa quotidianità. Alla crisi sanitaria si somma quella economica e il decreto "Cura Italia" cerca di arginarne la deriva.
È il 20 marzo e un nuovo contagio si registra a Barletta, si tratta di un infermiere del Pronto soccorso dell'Ospedale. Il caso resta isolato, ma nello stesso giorno arriva un'altra stretta dal Ministero della Salute. Aumentano le restrizioni e viene interdetto l'accesso ai giardini pubblici. Così, anche a Barletta, parchi, ville e aree gioco per bambini diventano off-limits.

La prova del nove

Pur richiesto da alcuni sindaci, l'intervento dell'esercito non si rende possibile perché il progetto "Città sicure" non è attivo nella provincia Bat. L'attività di controllo viene comunque intensificata sul territorio comunale e regionale. Le stime ormai sono incognite, ma per l'epidemiologo Pierluigi Lopalco, a capo della task force regionale per l'emergenza Coronavirus, «la crescita è decisamente più rallentata – afferma – senza essere troppo ottimisti». Il numero di rientri al sud resta la variabile più incerta.

«È la crisi più difficile che l'Italia sta vivendo dal secondo dopoguerra». Con queste parole, il Premier Conte blinda definitivamente il Paese. È la misura ultima, dopo la quale nessuna ulteriore restrizione è ipotizzabile. Barletta oggi si sveglia con aziende e imprese chiuse, mentre nella serata di ieri, dalla conferenza stampa della Protezione Civile italiana, emerge una leggera flessione del contagio, anche nel nord Italia.

Siamo al primo giro di boa, è la prova del nove. Lo è per la Puglia, che ieri raggiungeva quota 786 contagi, 49 nella Bat, e 32 decessi. Lo è anche per Barletta che uscirà dal tunnel, tornando lì dove tutto è iniziato. Il contest avviato dal sindaco Cannito sulla sua pagina Facebook, infatti, premierà il piccolo vincitore affiancandolo a sé nella prima seduta di Consiglio comunale che si terrà dopo l'emergenza.
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